Amos Cecchi e Paul Sweezy

Cecchi, Amos
Paul M. Sweezy : monopolio e finanza nella crisi del capitalismo / Amos Cecchi. Firenze. University Press, 2022. (Studi e saggi ; 234)

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L’edizione cartacea ò acquistabile tramite gli usuali canali. L’editore mette inoltre gratuitamente a disposizione il testo in formato pdf all’indirizzo: https://www.fupress.com/isbn/9788855185608

Dossier contiene
Recensione di Gian Luigi Betti
In coda alla presentazione : una storica foto: la prima volta che un gruppo di giovani comunisti fiorentini discute in un seminario estivo sui testi di Sweezy, Baran, Magdoff ed altri consultando l’edizione italiana della Montly Review
un articolo di Amos Cecchi del 24-8-2016 su Il capitale monopolistico

Presentazione di Gian Luigi Betti

Disegnare il percorso intellettuale e i contributi che Sweezy ha dato alla comprensione delle dinamiche che governano il capitalismo contemporaneo poteva risultare un’impresa destinata al fallimento. In altri tempi il tentativo avrebbe potuto essere intrapreso dal primo assistente di un potente luminare che avrebbe garantito il proprio appoggio alla di lui carriera in cambio di un servaggio pluriennale che sarebbe stato impiegato dal succube in parte per la ricerca e la stesura del testo atto a guadagnare la titolarità del ruolo e la relativa libertà. Opere così accurate, al di fuori dell’ambito accademico, in questo settore sono assai rare. Amos Cecchi ha fatto un lavoro che solo una passione disinteressata ed una certosina competenza potevano giustificare. La materia non è di quelle più allettanti: non è un caso che l’economia sia stata definita la scienza triste. Pur mantenendo il rigore che la materia richiede, il lavoro di Amos segue il metodo della migliore tradizione marxista: non c’è scienza economica senza visione storica e senza contestualizzazione sociale, culturale e politica. Ne risulta un’opera adatta allo specialista ma anche al curioso dei fatti del mondo.

Il trattato, ricchissimo di note e di riferimenti molto accurati, rappresenta una guida sicura alle tematiche attuali: la finanziarizzazione, il ruolo e l’evoluzione dei monopoli, le modalità di esplicazione delle catene del valore, l’interdipendenza tra politica ed economia, il ruolo degli stati e neo-imperialismi compresi.
Parte degli scritti sweeziani richiamati da Amos li abbiamo letti nell’edizione italiana della Monthly Review tanti anni fa, anzi li abbiamo bevuti con l’entusiasmo di chi scopriva l’attualità di quel gran romanzo ottocentesco che è il Capitale di Karl Marx e che veniva declinato in chiave moderna da Sweezy & Co. Questo non è un aspetto secondario; molti giovani comunisti, iscritti alla Fgci o appartenenti alle diverse sezioni del movimento sessantottino vi trovarono il conforto di una lettura critica della società contemporanea. La maggior parte di costoro aveva letto molto, dai testi di Marx, Engels ecc. alle dotte analisi di riviste serie della sinistra istituzionale.

Critica Marxista, ad esempio, ospitava il meglio del pensiero politico, filosofico e storico della cultura marxista. Scritti raffinatissimi che spesso celavano un dibattito interno al PCI che noi non riuscivamo a cogliere; un vero e proprio corpus esoterico accessibile solo ad affiliati molto attenti ed accorti.

Rinascita ospitava ovviamente sempre un livello alto anche se più divulgativo del pensiero di sinistra. Sì ma tutto rimaneva nell’ortodossia. Comprendiamo adesso che erano tutte espressioni di quella grande scuola che era il partito comunista, che aveva come compito primario la formazione di un intellettuale collettivo i cui membri fossero in grado di comprendere ed agire individualmente nella società ma nell’ambito di regole che ne disciplinavano l’azione all’interno di una organizzazione gerarchica strutturata per ruoli e competenze: il linguaggio iniziatico rappresentava una necessità ed una ottima pratica.

Ma il ‘68 tutto poteva essere ma non disciplina. In quella versione nostrana della campagna dei cento fiori la MR ha rappresentato un rigore non ortodosso. Un buon compromesso per i giovani comunisti, insofferenti della disciplina del partito ma accorti e restii al canto seduttore di troppo esotiche sirene: dalle nuove analisi traevamo il conforto dell’idea di nuovi orizzonti d’azione e sognavamo la fine dell’incubo di morire democristiani.

Il fatto era che il Pci (e tutto il sistema politico italiano) era ingabbiato nella logica della Guerra fredda: capitalismo Usa vs comunismo Urss. Per cui il passo obbligato era far di necessità virtù: il cappello americano a tutela dell’ordine democratico difeso con ogni mezzo, strategia della tensione, stragismi e quanto altro, senza possibilità alcuna di ricorrere all’aiuto dell’antagonista, stante gli accordi di Yalta. Il Capitale monopolistico di P.Baran e P.Sweezy, insieme ad altre pietre miliari come L’uomo a una dimensione di H.Marcuse ed agli scritti “terzomondisti” di Samir Amin allargano l’orizzonte cognitivo di un’intera generazione: il mondo non è del tutto bipolare: il modello capitalismo non è da una sola parte e non sarà necessariamente debellato con la vittoria dell’Urss, che anzi ne perpetua la vita nella forma di capitalismo di stato; il capitalismo è soggetto a crisi sistemiche, lo stato regola l’economia con le politiche monetarie ed industriali ma soprattutto con welfare e guerra, i monopoli … tanti tarli e tante cose da approfondire. Per apprezzare l’attualità di queste vecchie analisi basta pensare all’oggi: l’affermarsi ineluttabile di un policentrismo economico culturale e geopolitico contro il bipolarismo di allora ed il monopolismo di poi, il ruolo strategico e strutturale della guerra nella fase attuale del capitalismo.

Noi della Federazione Giovanile Comunista Fiorentina discutevamo del capitalismo monopolistico (e anche di quello di Stato), dei nuovi assetti del capitale finanziario, del ruolo del management che succedeva nella gestione del potere decisionale alla stessa proprietà … memorabile al riguardo il seminario di Campigno, in quel di Marradi sull’Appennino Tosco-Romagnolo, che è immortalato dalla foto che ci mostra, tra gli altri, anche il ns buon Amos Cecchi. Ovviamente non eravamo i soli a discutere sulle tesi “eretiche” degli economisti marxisti americani. Nel capitolo VI paragrafo 3. Monopoly Capital in Italia molto opportunamente Amos Cecchi riporta il dibattito che la pubblicazione de Il capitale monopolistico e la Montly Rewiew suscita all’interno del Pci e della sinistra “tradizionale”. Si rileva subito che la questione assume il ruolo di catalizzatore delle due principali anime del partito, quella della tradizione e l’altra più sensibile ai grandi mutamenti che si prospettano all’orizzonte: uno iato che si riflette anche a livello generazionale, coi “giovani” tutti tra gli eretici (definiti a seconda dei casi revisionisti o movimentisti).

Sulla questione del capitalismo dopo Das Kapital, MR è stato il nostro faro. Ed Amos Cecchi si era buttato a fondo fin da allora ad affrontare queste tematiche. Con gli studi di economia non ha mai abbandonato la passione di approfondire il pensiero degli “americani”: quando molti anni più tardi, oramai concluse le nostre vite produttive, l’ho trovato in quell’isola meravigliosa che è il suo studio, dove pazientemente aveva raccolto e tradotto tutti gli scritti della MR, anche quelli dell’edizione americana che aveva pazientemente raccolto con tenace e certosina passione, quasi non credevo ai miei occhi.

Oggi scorro l’indice del libro, leggo qualche brano qua e là, apprezzo il rigore delle note unito all’esposizione piana ma rigorosa di argomenti che sono di loro natura complessi e specialistici: in atteso di godermi appieno la lettura del testo e magari intervenire su qualcuna della numerose questioni ancora aperte in una teoria che sembra, come quella di Marx in generale, trovare nella contemporaneità la migliore verifica della sua lungimiranza e vitalità. Accenno queste poche note, con l’auspicio che contribuiscono a rinnovare e magari far rivivere almeno parte di quella antica comunanza di quei ex giovani curiosi e volenterosi.

Personalmente penso di utilizzare l’ottima sistematizzazione degli argomenti del libro come sistema di classificazione per una bibliografia degli studi più recenti sull’evoluzione del capitalismo contemporaneo. Chi fosse interessato a collaborare all’impresa mi può contattare.

Gian Luigi Betti 14 giugno 2022
gianluigibetti43@gmail.com 3396849025

Il primo seminario sulla Monthley Review della FGCI a Campigno

Amos Cecchi: futuro anteriore di un libro

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