Enrico Tomaselli: Aspettando Stranamore?
Aspettando Stranamore?
di Enrico Tomaselli
Non è soltanto questione di mancanza di volontà. A rendere complicato l’avvio di un processo negoziale e di pace in Ucraina sono le condizioni oggettive. O meglio, la posizione soggettiva degli attori in campo (USA/NATO, Russia, Ucraina), i loro obiettivi. Che al momento sono ancora troppo lontani ed inconciliabili perché si dia un terreno di mediazione possibile. Ad essere in stallo, quindi, non è la guerra ma la diplomazia. Ed è in questo che risiede il rischio vero, più che nella volontà dell’una o dell’altra parte: perché qualcuno potrebbe convincersi che è meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine…
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Vittoria o negoziato
Sostanzialmente, le guerre possono finire solo in due modi: o con la vittoria di una parte, che impone agli sconfitti le sue condizioni (vedi alla voce WWI e WWII), o con un negoziato. Ovviamente, questa seconda ipotesi si dà solo quando il proseguimento del conflitto, e per entrambe le parti, risulta non essere più conveniente. Stiamo parlando di una convenienza complessiva, a 360°, non semplicemente, sul terreno. Deve insomma verificarsi quella particolare congiuntura in cui tutti i soggetti coinvolti, magari per motivi diversi, giungono alla conclusione che una trattativa offra maggiori vantaggi del proseguimento delle attività belliche.
A questo punto, si apre il negoziato, che può anche essere lungo e complesso e necessita non solo di una mediazione forte ed autorevole, ma anche di una effettiva e salda volontà di trovare un accordo. Poiché, è chiaro, tutti cercheranno di ottenere il massimo in cambio del minimo.
Eisenhower Media Network: “Vedere la guerra attraverso gli occhi della Russia”
“Vedere la guerra attraverso gli occhi della Russia”
Un appello
di Eisenhower Media Network
Pubblichiamo la traduzione completa ad opera di Nora Hoppe dell’appello comparso su una pagina del New York Times ad opera Eisenhower Media Network
La guerra tra Russia e Ucraina è stata un disastro senza attenuanti. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise o ferite. Milioni di persone sono state sfollate. La distruzione ambientale ed economica è stata incalcolabile. La devastazione futura potrebbe essere esponenzialmente maggiore, dato che le potenze nucleari si avvicinano sempre più alla guerra aperta.
Deploriamo la violenza, i crimini di guerra, gli attacchi missilistici indiscriminati, il terrorismo e altre atrocità che fanno parte di questa guerra. La soluzione a questa violenza sconvolgente non è rappresentata da più armi o più guerra, con la garanzia di ulteriore morte e distruzione.
Come americani ed esperti di sicurezza nazionale, esortiamo il Presidente Biden e il Congresso a usare tutti i loro poteri per porre fine rapidamente alla guerra tra Russia e Ucraina attraverso la diplomazia, soprattutto alla luce dei gravi pericoli di un’escalation militare che potrebbe andare fuori controllo.
Sessant’anni fa, il presidente John F. Kennedy fece un’osservazione che oggi è fondamentale per la nostra sopravvivenza. “Soprattutto, pur difendendo i propri interessi vitali, le potenze nucleari devono evitare quegli scontri che portano l’avversario a scegliere tra una ritirata umiliante o una guerra nucleare. Adottare questo tipo di approccio nell’era nucleare sarebbe solo la prova del fallimento della nostra politica, o di un desiderio di morte collettiva per il mondo.“
La causa immediata di questa disastrosa guerra in Ucraina è l’invasione della Russia. Tuttavia, i piani e le azioni per espandere la NATO ai confini della Russia sono serviti a provocare i timori russi. I leader russi lo hanno ribadito per 30 anni.
Pierre Dardot, Haud Guéguen, Christian Laval, Pierre Sauvêtre: Macron e la guerra civile in Francia
Macron e la guerra civile in Francia
di Pierre Dardot, Haud Guéguen, Christian Laval, Pierre Sauvêtre
Nell’articolo che pubblichiamo, i quattro autori ricostruiscono la parabola di Macron all’interno del più ampio contesto di imposizione della «rivoluzione neoliberista» in Francia, di cui il Presidente francese è espressione. La peculiarità del macronismo, ci dicono gli autori, è «quella di radicalizzare la logica neoliberista nel momento sbagliato, in un periodo in cui tutti i segnali sociali, politici ed ecologici sono in rosso, così da non poter che aggravare tutte le crisi latenti o aperte.
A settembre è prevista l’uscita per DeriveApprodi di «Dominare», l’ultimo testo scritto da Dardot e Laval.
Qui è possibile trovare la versione in francese https://diacritik.com/2023/05/01/pierre-dardot-haud-gueguen-christian-laval-et-pierre-sauvetre-macron-et-la-guerre-civile-en-france/ . La traduzione in italiano è a cura di Davide Blotta.
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La recente approvazione forzata della riforma delle pensioni non è avvenuta senza critiche. Di Macron si dice quanto sia egoista, arrogante e tutt’altro che intelligente. Ma dimentichiamo che è l’uomo giusto, la cui funzione storica oggi è quella di portare avanti un progetto che va al di là della sua persona. È infatti necessario uscire dalla piccola analisi «psicologica» per considerare con obiettività una politica che, per quanto brutale e a volte tragicamente irrazionale, ha un significato preciso nella storia delle nostre società. Le caratteristiche personali e persino sociologiche di un individuo contano ovviamente, ma solo per aver fatto di Macron questo «signore della guerra» che ammiriamo o odiamo. L’odio, persino la rabbia, che egli ispira in molti, si spiega con l’astuzia delle motivazioni e gli effetti delle sue azioni politiche. Certamente Macron non è Napoleone, e nemmeno Putin. Questa guerra non mobilita aerei o carri armati, è silenziosa, diffusa, a lungo termine, politica e di polizia, ideologica e di bilancio, parlamentare e fiscale.
Fabio Mini: Biden mente all’America ma la vittima è l’Europa
Biden mente all’America ma la vittima è l’Europa
di Fabio Mini
Il presidente Usa Joe Biden in discesa nei sondaggi e l’ex presidente Donald Trump in salita verso nuove condanne hanno già cominciato la campagna elettorale. Ognuno a modo suo, ma entrambi senza un argomento decisivo in materia di politica estera e di sicurezza, o di politica economica o di politica sociale. Entrambi sanno però che la prima, la politica di difesa, sarà ininfluente sul voto.
Biden ha cercato di accreditarsi come il presidente che ha ricompattato la Nato, ripristinato l’egemonia sull’Europa e quindi ottenuto il supporto per la guerra in Ucraina. Sono dichiarazioni che hanno convinto quasi tutti gli alleati europei e quasi nessuno in casa propria. Non perché non siano vere ma perché “lontane” dalla geografia e dai pensieri degli americani. Paradossalmente, Biden può contare sul sostegno alla guerra in Europa grazie al fatto che non ha mai spiegato chiaramente ai cittadini americani cosa significhi la guerra in Ucraina e quali siano gli interessi e il coinvolgimento degli Stati Uniti. Si è sempre limitato alla retorica antirussa e alla presunta difesa della libertà e dell’ideologia occidentale.
Giovanni Iozzoli: Gli sradicati
Gli sradicati
di Giovanni Iozzoli*
La sera accendi il telegiornale e senti parlare della terza guerra mondiale – così, come uno scenario plausibile, una notiziola tra le altre.
Alle volte, noi persone normali, abbiamo l’idea che le élite del mondo siano composte da pazzi criminali; e più o meno è vero: in mezzo alla gente che conta – presidenti, generali, amministratori delegati, intellettuali – la percentuale di sadici, psicopatici o cleptomani è evidentemente altissima. Altrimenti non si spiegherebbe l’andamento schizofrenico con cui conducono i loro affari, nell’epoca in cui l’irrazionalismo imperialista trionfa su ogni interesse o istanza dell’umanità reale.
Ma la cosa strabiliante non è che i lobbisti d’armi diventino ministri o che gli speculatori siedano ai vertici delle multiutility – in una coerente società capitalistica è normale sia così. No, la cosa che lascia basiti è la passivizzazione di massa a cui è giunta la nostra società davanti a questi moderni assetti di comando; la mancanza di reattività davanti ai nodi tremendi del presente – guerra, futuro dei figli, sopravvivenza, cioè le coordinate basiche, biopolitiche, dell’esistenza umana.
comidad: Il caso TAV e le coperture giudiziarie dell’affarismo
Il caso TAV e le coperture giudiziarie dell’affarismo
di comidad
Neppure i media mainstream sono del tutto impermeabili al filtraggio di notizie scomode, perciò il “debunking”, la demolizione delle cosiddette “fake news”, finisce per colpire persino informazioni diffuse dagli organi di stampa che fanno da riferimento al cosiddetto mainstream.
Stavolta è toccato al quotidiano “la Repubblica”, che aveva dato conto della riottosità delle autorità francesi nell’attuare la parte loro spettante per realizzare la Tratta ad Alta Velocità tra Torino e Lione; che, come è noto, prevede un devastante traforo in Val di Susa. Il debunking operato dal solito sito “Open” in realtà non demolisce un bel nulla, in quanto non può bastare una mezza dichiarazione rassicurante da parte di una ministra francese per concludere che la notizia sia esagerata o inattendibile. Non soltanto si dà la possibilità che queste mezze smentite siano state sollecitate dai nostri politici, ma c’è anche da considerare quella prassi comunicativa di lasciar intendere che ci si sta ritirando da un’iniziativa senza però esplicitarlo troppo, in modo da stemperare le eventuali reazioni.
Leo Essen: Intelligenza Artificiale. Il Creatore di ChatGPT parla di possibile “danno significativo al mondo”
Intelligenza Artificiale. Il Creatore di ChatGPT parla di possibile “danno significativo al mondo”
di Leo Essen
Martedì 16 maggio, Sam Altman, CEO di OpenAI, azienda che ha lanciato ChatGPT, in una audizione al senato di Washington, ha dichiarato che l’intelligenza artificiale può interferire con il regolare svolgimento della vita civile e politica e che, pertanto, il suo uso deve essere regolamentato da parte dei governi. Sono ormai troppe le aziende coinvolte e i soldi spesi. L’IA è ormai entrata in molti processi aziendali. Non c’è più modo di rimettere il genio nella bottiglia. L’unica strada aperta è quella della regolamentazione statale. (Reuters)
Per adesso lo Stato si limita a considerare le ripercussioni che l’IA potrebbe avere sulle elezioni politiche, con la Creazione di false immagini, con la Creazione di falsi discorsi, la Creazione di falsi storici, eccetera.
Anche l’UE si è mossa con prontezza, approvando, giovedì 11 maggio, una proposta di regolamento sull’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence Act) che punta, entro il 2024, a varare la prima normativa organica sulla materia a livello mondiale.
Enrico Maria Massucci: “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”, una recensione
“Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina”, una recensione
di Enrico Maria Massucci
Recensione del libro di Benjamin Abelow, con prefazione di Luciano Canfora, edito da Fazi, Roma,2023.
Andando oltre le retoriche democraticistiche e le enfasi “wilsoniane”, qualunque storico contemporaneista ben conosce le reali ragioni per le quali gli Stati Uniti entrarono nel Primo conflitto mondiale. A parte la prosaica volontà di recuperare gli ingentissimi crediti accordati all’Intesa, la minaccia non peregrina di una leadership mondiale della Germania e la guerra sottomarina indiscriminata promossa il 31 gennaio 1917 dallo Stato Maggiore tedesco (che direttamente danneggiava i traffici marittimi della potenza d’oltreoceano), una funzione cruciale nell’accelerare l’intervento svolse il celebre “telegramma Zimmermann”, del giorno 16 dello stesso mese e anno. In quel documento, intercettato dai servizi britannici e opportunamente “girato”, il neo-ministro degli Esteri del Reich guglielmino sollecitava l’ambasciatore tedesco Heinrich von Eckardt a proporre al governo del Messico un’alleanza contro gli Stati Uniti (da estendere potenzialmente al Giappone) in cambio della riacquisizione degli ex-territori del Texas, del Nuovo Messico e Arizona, persi nel conflitto del 1846-1848 contro il potente vicino del nord.
Hauke Ritz: La Guerra contro il mondo multipolare
La Guerra contro il mondo multipolare
di Hauke Ritz*
Politici di spicco suggeriscono che si potrebbe rischiare una continua escalation della guerra in Ucraina perché una vittoria russa sarebbe peggiore di una terza guerra mondiale. A cosa è dovuta questa enorme volontà di escalation? Perché sembra non esistere un piano B? Per quale motivo l’élite politica degli Stati Uniti e quella della Germania hanno legato il proprio destino all’imposizione di un ordine mondiale a guida occidentale?
Non si può ignorare che il mondo occidentale sia in preda a una sorta di frenesia bellica nei confronti della Russia. Ogni escalation sembra portare quasi automaticamente alla successiva. Non appena è stata decisa la consegna di carri armati all’Ucraina, si è parlato della consegna di jet da combattimento. Un drone spia americano era appena stato abbattuto vicino al confine russo dal passaggio ravvicinato di un caccia russo, quando la Corte penale internazionale dell’Aia ha pubblicato un mandato di arresto per Vladimir Putin. Criminalizzando il presidente russo, l’Occidente ha deliberatamente distrutto il percorso verso una soluzione negoziale e ha portato l’escalation a un nuovo livello. Ma come se il livello così raggiunto non fosse abbastanza alto, la Gran Bretagna ha annunciato la consegna di munizioni all’uranio, considerate armi “convenzionali” che lasciano una contaminazione radioattiva sul luogo dell’esplosione. La risposta di Mosca non si è fatta attendere ed è consistita nella decisione di posizionare armi nucleari tattiche in Bielorussia a stretto giro.
La rinuncia al controllo dell‘escalation
Da dove deriva questa disposizione quasi automatica all’escalation da parte dei politici al potere oggi? È un fenomeno di decadenza? Qualcosa di analogo si verifica quando l’adattamento allo Zeitgeist (lo spirito del tempo) è diventato più importante dell’adattamento alla realtà. Oppure la disponibilità all’escalation può essere spiegata razionalmente? È forse l’espressione di un certo obiettivo politico che è stato minacciato ma che non può essere abbandonato dalla classe politica al potere e che quindi sembra raggiungibile solo attraverso un azzardo?
Paolo Virno: L’ambivalenza di tre sentimenti del disincanto
L’ambivalenza di tre sentimenti del disincanto
di Paolo Virno
Nell’ambito del lavoro sui «decenni smarriti» che stiamo portando avanti, pubblichiamo questo significativo articolo di Paolo Virno, originariamente pubblicato il 3 marzo 1988 su «il Manifesto» e che oggi è possibile leggere in Negli anni del nostro scontento. Diario della controrivoluzione (DeriveApprodi, 2023), che poi sarà sviluppato nel testo «Ambivalenza del disincanto» contenuto in Sentimenti dell’aldiqua. Opportunismo paura cinismo nell’età del disincanto, di cui uscirà a breve una nuova edizione per DeriveApprodi. Intorno a questo libro si articolerà il Festival di DeriveApprodi, che si terrà a Bologna il 9-10-11 giugno.
Lo pubblichiamo su «Transuenze» perché è un testo capace di riassumere bene le trasformazioni nella produzione, nel lavoro e nelle soggettività che si sono determinate negli anni Ottanta.
Per Virno la formazione di soggettività si compie ormai per l’essenziale fuori dal lavoro. Dunque, nell’analizzare la situazione emotiva e il suo rapporto sempre più stretto con le nuove forme di vita, del lavoro e della produzione individua tre sentimenti prevalenti in quegli anni (l’opportunismo, la paura e il cinismo) che combaciano con la versatilità e la flessibilità delle moderne tecnologie elettroniche e che dunque, entrano in produzione.
Inoltre, se è vero che in questa costellazione sentimentale non c’è nulla di buono, essa rappresenta il dato di fatto irreversibile da cui pensare le nuove istanze di trasformazione.
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Una disamina della situazione emotiva degli anni Ottanta non è svagata peripezia letteraria, né pausa ricreativa posta a mezzo di ricerche ben altrimenti rigorose. Tutt’al contrario, questo approccio ha di mira questioni preminenti e concretissime: rapporti di produzione e forme di vita, acquiescenza e conflitto. È un «prologo in terra» sordo a ogni stormire angelico, inteso a regolare i conti con il decennio in corso, con il senso comune e l’ethos che ne sono scaturiti, con le categorie prevalse nella sua autocomprensione.
Piccole Note: Ucraina. I proiettili all’uranio impoverito: un pericolo per tutti
Ucraina. I proiettili all’uranio impoverito: un pericolo per tutti
di Piccole Note
L’Agenzia polacca per l’energia atomica ha smentito le voci su un innalzamento del livello di radiazioni sul proprio territorio. Tale allarme si è propagato in rete dopo le due potenti esplosioni registrate il 13 maggio a Khmelnytskyi, in Ucraina, che hanno distrutto altrettanti depositi di munizioni.
La paura era dilagata a motivo della forma delle esplosioni, il minaccioso fungo atomico, che ha creato la suggestione che a essere presi di mira dai russi fossero i proiettili all’uranio impoverito inviati dalla Gran Bretagna a Kiev, destinati a bucare i carri armati russi. Ma l’esplosione di tali proiettili non avrebbe prodotto funghi atomici.
Fake, ma pericolo reale
Inoltre, l’Agenzia atomica polacca ha spiegato che sì, “c’è stato davvero un aumento delle radiazioni elettromagnetiche in città [a Khmelnytskyi], due giorni prima dell’attacco. Ma, stiamo parlando di un piccolo incremento, del tipo che a volte si può osservare nei giorni di pioggia”. E ha concluso spiegando che non si registra nessuna anomalia radioattiva sul suolo polacco.
Giacomo Marchetti: Guerra e pace: piromani e pompieri
Guerra e pace: piromani e pompieri
di Giacomo Marchetti
Il rappresentante permanente cinese all’ONU, Zhang Jun, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 15 maggio, ha fatto appello per una soluzione politica della crisi ucraina che sia il più urgente possibile.
La Comunità Internazionale, per il rappresentante cinese, deve impegnarsi a fondo e fare significativi passi in avanti per mitigare gli effetti umanitari e “fare sforzi congiunti per la de-escalation della situazione ed prossima cessazione delle ostilità”, riporta il canale cinese in lingua inglese CGTN.
Prima di tutto dev’essere compiuto uno sforzo per ridurre la situazione dei civili, secondariamente “la linea rossa della sicurezza nucleare non dev’essere mai attraversata”.
Zhang Jun ha aggiunto che “le armi atomiche non devono essere usate” e che “una guerra nucleare non dev’essere combattuta“.
Un monito asciutto, per nulla retorico.
Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli: La tendenza alla guerra contro la Cina, con il pretesto di Taiwan
La tendenza alla guerra contro la Cina, con il pretesto di Taiwan
di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli
I fatti si rivelano molteplici e indiscutibili, anche prendendo in esame solo i primi mesi del 2023.
“Duecento militari statunitensi risultano ormai presenti ufficialmente a Taiwan dall’ inizio dell’anno. Gli Stati Uniti aumentano le loro truppe a Taiwan Saliranno dalle 30 di un anno fa a 100-200, con l’obiettivo di addestrare le forze armate dell’isola a resistere alla minaccia cinese. Gli Stati Uniti stanno considerevolmente aumentando il numero di truppe dispiegate a Taiwan. Nello specifico, stanno quadruplicando il numero attuale per rafforzare un programma di addestramento per le forze armate dell’isola in risposta a una crescente minaccia da parte della Cina. Secondo i funzionari americani, nei prossimi mesi gli Stati Uniti dispiegheranno sull’isola tra le 100 e le 200 truppe, rispetto alle 30 circa presenti un anno fa. L’aumento delle forze militari espanderà un programma di addestramento che il Pentagono si è premurato di non rendere pubblico, in quanto gli Stati Uniti lavorano per fornire a Taipei le capacità necessarie per difendersi senza provocare Pechino.”
L’alto rappresentante dell’Unione Europea, J. Borrell, ha proposto a sua volta nell’ aprile di quest’anno che tutte le marine militari della UE pattuglino proprio lo stretto di Taiwan.
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