Sinistrainrete202308-10-9

Gli articoli pubblicati nei gg 9 – 10 agosto 2023

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 Details Published: 10 August 2023 Created: 06 August 2023 Hits: 913

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lanatra di vaucan

Quando il capitalismo si è messo in quarantena

La crisi del Covid-19 secondo la critica del valore

di Afshin Kaveh

Anselm Jappe, Sandrine Aumercier, Clément Homs e Gabriel Zacarias: Capitalismo in quarantena. Pandemia e crisi globale, ombre corte, Verona 2021, pp. 128

www.mondadoristoreAl momento la prima parvenza di un dibattito pubblico sul Covid-19 – che poi si è a lungo perso polarizzandosi nel tracciare una linea di demarcazione tra chi, di fronte alla nascita, alla diffusione e alla gestione del virus si pretendeva ragionevole, accusando invece di irragionevolezza la fazione opposta e così viceversa – sembra oggi essersi completamente disinteressato di sé, svanendo nel nulla. Di quel poco che ha prodotto ciò che sembra cadere sempre di più nel dimenticatoio è l’accrescimento del livello di coscienza e consapevolezza che, successivamente a quella che riguardandoci indietro viene ricordata come “prima ondata”, sembrava già poter ridisegnare le pratiche necessarie verso vere e proprie rotture emancipatrici: la tragica portata dell’evento aveva illuminato determinati angoli bui della logica del funzionamento del modo di produzione capitalistico tanto che in un primo momento sembrava prendere piede una lettura abbastanza radicale della deforestazione, dell’agricoltura industriale, degli allevamenti intensivi, dell’inquinamento, degli scambi commerciali, della relazione animale umano, animale non-umano e natura e il nesso di questi specifici fattori alla malattia del Covid-19.

A questo proposito il libro Capitalismo in quarantena. Pandemia e crisi globale (ombre corte, Verona 2021, pp. 128) è uno strumento prezioso per poter riaccendere quella luce. Composto a più mani da alcuni dei membri redazionali della rivista francese Jaggernaut ruotante attorno alla corrente internazionale della “critica del valore”, Anselm Jappe, Sandrine Aumercier, Clément Homs e Gabriel Zacarias ne iniziarono la stesura in concomitanza al primo confinamento nel marzo 2020 e poco dopo, verso la fine di agosto, veniva stampato dalle edizioni Crise&Critique col titolo De virus Illustribus. Crise du coronavirus et épuisement structurel du capitalisme, mentre contemporaneamente veniva tradotto ed edito in Brasile come Capitalismo em quarentena, titolo poi ereditato sia dall’edizione uscita in Portogallo che da quella italiana.

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913 viewsDetails Published: 10 August 2023 Created: 01 August 2023 Hits: 1200

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cumpanis

La Guerra del Trent’anni del XXI Secolo

di Fulvio Bellini*

Le similitudini tra la Guerra del Trent’anni e l’attuale scontro dal carattere strategico tra fronte imperialista in crisi e fronte antimperialista in ascesa

Premessa: sono le guerre (purtroppo) che mutano i paradigmi

In questi giorni si sta concretizzando un fatto evidente fin dall’inizio: il velleitarismo della tanto proclamata controffensiva ucraina di primavera. Alcuni osservatori stanno supponendo che si vada incontro ad una fase di negoziazione tra le parti, che sono Stati Uniti e Russia, non certamente l’Ucraina che è uno stato fantoccio, e tanto meno la NATO che un’organizzazione che coordina le attività dell’esercito imperiale, attualmente quello americano, con le forze armate ausiliarie dei vassalli, come è sempre stato fin dai tempi antichi.

Ovviamente vi è la speranza che questi negoziati inizino presto, ma non è detto che ciò accada e non è detto neppure che il ritorno alla diplomazia chiuda lo stato di ostilità globale, anzi vi sono elementi che giocano in senso contrario come cercherò di spiegare nel presente articolo. I conflitti militari sono importanti nella storia dell’uomo perché, fino alla determinazione di nuovi modi di composizione dei conflitti tra le potenze, che indubbiamente l’introduzione dell’arma atomica sollecita, sono le guerre che stabiliscono chi siano i vincitori, i vinti e le regole del gioco a beneficio dei primi. Quando il premier italiano Giorgia Meloni dichiara pomposamente davanti al Congresso americano il 27 luglio scorso che: “L’Occidente è unito e difende le regole”, intende quelle scaturite dalla Seconda Guerra mondiale, le ultime stabilite e vigenti. Ma di quali regole si parla? Nel 1945 i benefici dei vincitori si tradussero in norme ascrivibili al cosiddetto diritto internazionale il quale, non bisogna mai scordarlo, non ha nulla a che fare con il cosiddetto diritto delle genti (Ius gentium), e tantomeno con criteri di giustizia, che al contrario sono spesso contraddetti: il rapporto tra Stato d’Israele e palestinesi è più che sufficiente per dimostrare questo assunto.

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1.2k viewsDetails Published: 10 August 2023 Created: 01 August 2023 Hits: 1354

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pierluigifaganfacebook

Il fastidio per il pensiero riflessivo

di Pierluigi Fagan

Il termine “ideologia” nasce in Francia nella prima parte dell’Ottocento ad opera di alcuni filosofi materialisti che intendevano sviluppare una conoscenza (logos) su come nasce, si compone e funziona il sistema di pensiero (idee). Cercavano cioè di pensare al come pensiamo. Non a cosa pensiamo, il “cosa” viene dopo, prima c’è il come.

Vennero chiamati “ideologues” e su loro si abbatté l’ira di Napoleone: “È alla ideologia, a questa tenebrosa metafisica che ricercando con sottigliezza le cause originarie, vuole su tali basi fondare la legislazione dei popoli in luogo di adattare le leggi alla conoscenza del cuore dell’uomo e alle lezioni della storia, che vanno attribuiti tutti i mali che ha provato la nostra bella Francia” (1812). Insomma, a Napoleone questa ricerca su come pensiamo e quindi poi agiamo non piaceva, bisognava agire e basta, naturalmente come piaceva a lui.

Da Vilfredo Pareto a Francis Fukuyama via Popper, il pensiero liberale ha da sempre mostrato vivo fastidio per le ideologie e ne ha celebrato la fine eccitandosi per il crollo dell’ideologia marxista al passaggio tra anni ’80 e ’90.

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1.3k viewsDetails Published: 10 August 2023 Created: 08 August 2023 Hits: 1353

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piccolenote

Newsweek: La controffensiva della NATO in Ucraina è fallita

di Piccole Note

La controffensiva ucraina è fallita: nonostante gli attacchi si susseguano con continuità restano senza esito. Un tragico fallimento della NATO, che ha mandato al massacro i soldati ucraini, costringendo Kiev a obbedir tacendo. Si è avverata così la profezia di Zelensky al Wall Street Journal: “moriranno molti soldati”… Basta non parlarne, come sta avvenendo, e la macelleria può continuare indisturbata.

Hanno approcciato la Russia come fosse l’Iraq…

La NATO e gli Stati Uniti, consci del fallimento, cercano di eludere le proprie responsabilità. Un’operazione palesata da un articolo del New York Times, che spiegava come gli ucraini abbiano avuto poco tempo per acquisire le tattiche NATO, così, non trovandosi a loro agio con esse, hanno usato quelle a loro più note, che risalivano ai tempi dell’Unione sovietica.

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1.3k viewsDetails Published: 10 August 2023 Created: 07 August 2023 Hits: 859

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coku

Il fascino della torre di Babele e il bisogno di un linguaggio comune

di Eugenio Donnici

Salimbene da Parma, nella sua Cronica, narra di un esperimento psicolinguistico, commissionato e patrocinato da Federico II di Svevia. Fu proprio durante l’impero di quest’ultimo, com’è noto, che a Palermo fiorì la Scuola siciliana di letteratura. La città, al centro del Mediterraneo, divenne il punto d’incontro di almeno quattro culture: quella greca, quella latina, quella araba e quella ebraica. Federico II, cresciuto all’ombra di Innocenzo III, il quale accettò la tutela nell’ottica di controllare il futuro imperatore, ebbe dei violenti scontri con il potere ecclesiastico. Nella storia della Chiesa, il periodo che va da Innocenzo III (1198-1216) a Bonifacio VIII (1294-1304), ha visto la nascita e l’affermazione della “monarchia papale”. La Chiesa spostò l’ago della bilancia dal potere spirituale a quello temporale: non si occupava solo di diffondere la parola di Dio tramite le Sacre Scritture, ma anche e soprattutto della gestione degli affari sul territorio dove esercitava il proprio potere.

I sovrani, cioè i re e gli imperatori, a loro volta, ritenevano che il loro potere derivava direttamente da Dio, quindi mettevano in discussione la prerogativa spirituale del papa di rappresentare la connessione con la sfera celaste.

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859 viewsDetails Published: 10 August 2023 Created: 07 August 2023 Hits: 959

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comidad

Rubare al Talebano è un diritto umano

di comidad

Ci sono, evidentemente, solo buoni motivi per cui gli Stati Uniti, dopo la loro precipitosa partenza da Kabul dell’agosto 2021, hanno trattenuto i fondi della Banca Centrale dell’Afghanistan. Lo stesso fanno alcune banche europee, e con le stesse lodevoli intenzioni. Gli Stati Uniti hanno “congelato” la cifretta di 7 miliardi di dollari, mentre le banche europee solo 3. Cifre irrisorie per i banchieri occidentali, ma importanti per un paese povero come l’Afghanistan. Ma vediamo alcune delle motivazioni più convincenti:

Gli Afgani devono pagare per gli attentati dell’11 settembre 2001.

Certo, qualcuno potrebbe far notare che, anche secondo la narrazione mainstream, gli afgani non c’entrano un bel niente con quegli attentati; che con decenni di guerre e bombardamenti subiti, il paese avrebbe scontato ben altre colpe; che l’afgano medio di oggi nel 2001 non era neppure nato. Ma sono forzature polemiche.

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959 viewsDetails Published: 09 August 2023 Created: 07 August 2023 Hits: 1154

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fuoricollana

Se ne è andato Mario Tronti

di Antonio Cantaro

Uno dei padri dell’operaismo italiano. Fuori di noi e dentro di noi. Così lo sentiva emotivamente chiunque abbia militato nella seconda metà del 20° secolo. Un grande pensatore nel senso che lo stesso Tronti dava al termine. Un pensatore non occidentale, ma europeo. Un teorico dell’attesa

Mario Tronti anni Settanta 1A scrivere questo breve ricordo è un vecchio militante. Un ricordo brevissimo perché gli darò subito la parola. Non solo per comprensibile pudore, ma perché i testi consigliati parlano da soli. Raccontano di una sconfinata passione umana, intellettuale e politica. Sconfinata e sobria, sino alla fine.

Il primo è una sorta di autobiografia, recentissima e toccante, La saggezza della lotta edito nel 2021 da DeriveApprodi. Un breve profilo nel quale Mario Tronti ripercorre le tappe più importanti della sua formazione politica e teorica, traccia la sua personale interpretazione del Novecento, si interroga sulla “saggezza della lotta.” Lo trovate ancora agevolmente in libreria.

Il secondo, un testo praticamente introvabile ed è per questa ragione che abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente. Si tratta dell’intervento ad una tavola rotonda tenutasi all’Università di Urbino il 21 ottobre 2010 in occasione del seminario Il nomos della Terra 60 anni dopo. L’Europa di Carl Schmitt nell’ambito dei seminari promossi da “Critica europea” e pubblicato nel numero 1-2 del 2011 nella Rivista “Teoria del diritto e dello Stato”.

Nel corso della tavola rotonda dedicata al tema “Il nomos e il nuovo ordine europeo” Mario Tronti interviene due volte. Interloquisce con i promotori del seminario e gli altri partecipanti alla tavola rotonda (Antonio Baldassarre, Domenico Losurdo, Guido Maggioni, Stelio Mangiameli), cimentandosi con l’interrogativo tipicamente trontiano del perché oggi “non si pensa più l’Europa”. Una denuncia, una profezia, come era nel suo stile abituale.

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1.1k viewsDetails Published: 09 August 2023 Created: 28 July 2023 Hits: 750

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antropocene

Decrescita pianificata: ecosocialismo e sviluppo umano sostenibile

di John Bellamy Foster

MR lug ago23Tutti i concetti importanti hanno contorni dialetticamente vaghi.

Herman E. Daly [1]

Il termine decrescita indica un insieme di approcci politico-economici che, di fronte all’attuale accelerazione della crisi ecologica planetaria, rifiutano la crescita economica esponenziale e illimitata come definizione di progresso umano.

Abbandonare la crescita economica nelle società ricche significa azzerare la formazione di capitale netto. Con il continuo sviluppo tecnologico e il miglioramento delle capacità umane, il mero investimento di sostituzione è in grado di promuovere un costante progresso qualitativo della produzione nelle società industriali mature, eliminando al contempo le condizioni di sfruttamento del lavoro e riducendone l’orario. Unitamente alla ridistribuzione globale del surplus sociale e alla riduzione degli sprechi, ciò consentirebbe di migliorare notevolmente la vita della maggior parte delle persone. La decrescita, che si rivolge specificamente ai settori più opulenti della popolazione mondiale, è quindi diretta al miglioramento delle condizioni di vita della grande maggioranza, mantenendo le condizioni ambientali dell’esistenza e promuovendo uno sviluppo umano sostenibile.[2]

La scienza ha stabilito senza ombra di dubbio che, nell’odierna “economia del mondo intero”, è necessario operare all’interno di un budget complessivo del Sistema Terra rispetto alla portata fisica consentita.[3]

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750 viewsDetails Published: 09 August 2023 Created: 07 August 2023 Hits: 990

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linterferenza

Mario Tronti

di Fabrizio Marchi

È oggettivamente molto difficile tracciare in poche righe un profilo filosofico e politico (oltre che personale) di un (grande) pensatore come Mario Tronti, scomparso oggi all’età di 92 anni, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere, anche relativamente bene, di persona.

Cominciamo col dire che ci sono “diversi Mario Tronti”, anche molto se non completamente differenti fra loro, che si distribuiscono nell’arco della sua vita.

Il primo Tronti è quello del cosiddetto “operaismo” di cui è stato di fatto fondatore e padre spirituale, se così si può dire, nel senso che l’operaismo è senz’altro un parto suo e di Raniero Panzieri e della sua (di Panzieri) rivista “Quaderni Rossi”.  Erano gli anni ’60 e primi ’70, quelli della “centralità operaia”, come veniva definita allora, e gli “operaisti” individuavano o pensavano di individuare nella classe operaia di fabbrica e in particolare nelle sue avanguardie più politicizzate delle grandi concentrazioni industriali, il motore e la guida di una possibile più ampia e generalizzata rivolta di classe in grado di mettere in crisi il sistema capitalista.

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990 viewsDetails Published: 09 August 2023 Created: 03 August 2023 Hits: 1193

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contropiano2

L’Africa e il ruolo attuale del passato: quello coloniale e quello sovietico

di Fabrizio Poggi

L’ambasciatore russo a Londra, Andrej Kelin ha detto alcune cose, a proposito del recente Forum Russia-Africa, che potrebbero aiutare qualcuno a riflettere sulle proprie “sentenze senza appello”. Potrebbero aiutare quel qualcuno, solo non fosse avvolto in una ovidiana nuvola ultraterrena di venerazione atlantista.

Cosa ha detto Kelin? Ha detto che Londra ha seguito con molta attenzione il summit e, «cosa estremamente importante, il livello di rappresentanza dei paesi africani», aggiungendo che i britannici vedono nella Russia un pericoloso concorrente e vogliono «eliminarlo dalla regione».

Ecco dunque i tour africani di Kamala Harris, Antony Blinken, esponenti britannici, tra cui il Ministro degli esteri James Cleverly e lord Tariq Ahmad, oltre a Emmanuel Macron.

Kelin ha detto che, in vista del Forum, si è tentato in ogni modo di “convincere” i leader africani a non andare a Piietroburgo.

L’esponente congolese Denis Sassou Nguesso ha rivelato che si sono esercitate pressioni sulle compagnie di assicurazione perché rifiutassero di fornire servizi di volo da Dubai a Mosca; molte delegazioni hanno incontrato svariate difficoltà, in particolare per quanto riguarda il diritto di sorvolo di alcuni paesi.

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massimofini

Toh, l’Africa nera ce l’ha con noi

di Massimo Fini

Nel suo recente viaggio negli Stati Uniti Giorgia Meloni ha parlato con Biden di quello che è stato spudoratamente chiamato “Piano Mattei per l’Africa”. Una sorta insomma di Piano Marshall solo che il Piano Marshall fu effettivamente di grande aiuto per l’Italia per risollevarsi dalla sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Il cosiddetto “Piano Mattei” ha tutt’altri obiettivi, lo ha svelato involontariamente la stessa premier italiana in un’intervista a Fox News e in quella al direttore di Sky Tg24 Giuseppe de Bellis. L’intervista a Fox non l’ho vista, quella a Sky si. Le luccicavano gli occhi, alla Giorgia nazionale, nell’elencare le grandi ricchezze africane, rame, oro, platino, diamanti, cobalto e il silicio che è diventato più importante dell’oro, dei diamanti e persino del petrolio perché una componente essenziale dell’apparato digitale. Il retropensiero, non poi tanto retro, di Meloni è di rapinare l’Africa subsahariana delle sue ricchezze mascherando lo scippo come aiuto. Rafforzeranno quindi le proprie posizioni in Africa nera l’Eni, l’Enel e partecipate, oltre ad altre multinazionali non italiane.

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