Details Published: 29 August 2023 Created: 27 August 2023 Hits: 120
L’allargamento dei Brics, l’alba di un mondo nuovo?
di Alessandro Visalli
Quello che si è manifestato a Johannesburg appare essere un punto di svolta simile a quello degli anni Settanta[1]. Con l’ingresso nei Brics da gennaio 2014 si completa il passaggio dell’Arabia Saudita in nuove alleanze, preludio per l’annunciata chiusura delle basi americane (a giugno annunciata da Bin Salman[2]) e del consolidamento delle transazioni in altra valuta del petrolio. Insieme al gigante arabo entrano anche altri attori di primo piano come l’Egitto, gli Emirati Arabi e l’Iran, in Sud America l’Argentina. Infine, l’importante, sotto il piano simbolico, Etiopia[3].
Impossibile sottovalutare l’evento, se pure atteso (e che spiega lo sforzo per escludervi Putin incriminandolo[4]): tra le cose più importanti c’è che l’Occidente collettivo (ed in particolare l’Europa) perde ogni residua influenza sull’Opec+[5] e quindi sulla geopolitica dell’energia, aspettiamoci benzina a parecchi euro ed energia a valori stabilmente alti (con buona pace di coloro che si attardano contro il cambiamento climatico ‘inventato’, senza capire che è questione letteralmente di sopravvivenza e non solo del pianeta[6]); in Africa a questo punto abbiamo, da Nord a Sud, tutte le principali potenze schierate contro l’Occidente imperiale[7], o almeno capaci di rivendicare maggiore indipendenza da questo, nessuno può immaginare anche militarmente di andare in Africa contro Egitto, Algeria e Sud Africa insieme, o in Medio Oriente contro Arabia Saudita, Iran, Emirati, e i relativi alleati (senza considerare che ha fatto domanda anche la Turchia); si saldano due colossi d’ordine come Arabia Saudita e Iran (capolavoro della diplomazia cinese) e con Egitto e Emirati diventano il polo inaggirabile della regione; nel cortile di casa degli Usa si saldano Brasile e Argentina, in pratica il centro del subcontinente ha cambiato collocazione.
Details Published: 29 August 2023 Created: 25 August 2023 Hits: 145
Oppenheimer di Nolan, l’uomo onda-particella: solo un film di “propaganda”?
di Giulia Bertotto
In un senso crudo che non potrebbe essere cancellato da nessuna accezione volgare o umoristica, i fisici hanno conosciuto il peccato”[1]
L’ultimo colossal di Christopher Nolan, ispirato al libro American Prometheus di Kai Bird e Martin J. Sherwin, è uscito nelle sale italiane il 23 agosto, mentre il Giappone sversava acqua radioattiva nel Pacifico e il capo della Wagner, Prigohzin, moriva in un incidente aereo. Un’inquietante combinazione di realtà e cinema, mentre la Terza guerra mondiale avanza.
Il fisico Robert Oppenheimer, a capo del Progetto Manhattan, che inventò la bomba atomica, viene accostato alla figura di Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini; l’archetipo del ribelle a Dio, della tracotanza della creatura contro il Creatore, che nella mitologica greca porta lo stesso messaggio di rottura e insieme emancipazione della prima coppia edenica nella tradizione ebraica. In un simbolico morso/furto l’uomo acquistò la libertà attraverso la coscienza e assunse la colpa, divenne capace di arte e incline al sadismo. L’uomo viene reso capace di libero arbitrio, ossia della possibilità di scegliere tra il bene e il male, l’unico animale contro-natura, perché paradossale, cosciente. Ecco l’uomo, già corpuscolare e ondulatorio insieme.
Oppenheimer è il Prometeo del Novecento, che dona agli uomini la combustione primordiale[2]. Ad essere precisi la elargisce agli Stati Uniti, e bisogna fare presto, prima che la bomba a fissione nucleare sia realizzata dai nazisti.
Details Published: 29 August 2023 Created: 25 August 2023 Hits: 85
La crisi del capitalismo: “ha stato la Cina”
di Ascanio Bernardeschi*
«Qualche paese, ossessionato dal mantenimento della propria egemonia, ha fatto di tutto per paralizzare i mercati emergenti e i paesi in via di sviluppo. Chi si sta sviluppando rapidamente diventa il suo obiettivo di contenimento; chiunque stia recuperando diventa il suo obiettivo di ostruzione. Ma tutto questo è inutile, perché ho detto più di una volta che spegnere la lampada degli altri non porterà luce a sé stessi.» (Il Presidente cinese Xi Jinping al 15° summit dei BRICS a Johannesburg in Sudafrica)
Il contesto generale
Il prossimo vertice dei paesi del BRICS di Johannesburg avrà un paio di argomenti assai temuti dal blocco occidentale a guida statunitense: quello della creazione di una nuova moneta che rimpiazzi il dollaro negli scambi internazionali e nelle riserve delle banche centrali e quello dell’allargamento dell’organizzazione: 23 paesi hanno già chiesto di aderire e altri hanno informalmente espresso interesse.
Primo argomento. Questa nuova moneta, o più precisamente unità di conto, basata su un “paniere” di monete dei singoli paesi aderenti al BRICS, dovrebbe non solo essere impiegata da tali paesi e dai nuovi candidati, ma sarebbe utilizzabile da qualsiasi altro paese lo desideri, mettendo seriamente in discussione la supremazia del dollaro che fino a oggi aveva consentito agli States di vivere alle spalle del resto del mondo stampando moneta.
I due argomenti stanno in stretta connessione. Per esempio è estremamente importante sapere che fra i paesi che hanno chiesto di aderire all’organizzazione ci siano l’Arabia Saudita, l’Iran e l’Algeria i quali, uniti alla Russia, detengono le maggiori risorse energetiche del mondo. È importante perché verrebbe meno il motivo principale, accanto a quello costituito dalla potenza militare Usa, del dominio del dollaro, cioè il suo uso esclusivo per acquistare petrolio (i cosiddetti petrodollari).
Details Published: 29 August 2023 Created: 28 August 2023 Hits: 107
La posta in gioco in Niger
di Giacomo Marchetti
Le attuali autorità del Niger – il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) formatosi dopo il colpo di Stato del 26 luglio – venerdì 25 agosto hanno chiesto la partenza entro 48 ore dell’attuale ambasciatore francese a Niamey, Sylvain Itté, comunicando che gli verranno tolte le credenziali diplomatiche.
Nella lettera al Quai d’Orsay inviata dall’attuale ministro degli esteri nigerino le autorità legittimano tale scelta a causa del «rifiuto dell’ambasciatore di rispondere all’invito del ministro» e per «altre iniziative del governo francese, contrarie agli interessi del Niger».
Il Ministero degli Esteri francese ha rigettato la richiesta affermando che «gli autori del putsch non hanno l’autorità per fare questa richiesta, e l’agreement dell’ambasciatore deriva dalle sole autorità nigerine legittimamente elette».
Una dichiarazione che non può che gettare ulteriore benzina sul fuoco in un contesto già esplosivo.
Mercoledì, lo stesso Emmanuel Macron era intervenuto, facendo appello per un «ripristino dell’ordinamento costituzionale», e la liberazione dell’ormai ex presidente Bazoum.
Details Published: 29 August 2023 Created: 27 August 2023 Hits: 95
Cuba e Venezuela al vertice BRICS
di Geraldina Colotti
A giugno, durante il XXVI Forum economico internazionale di San Pietroburgo, in Russia, la vicepresidente Delcy Rodriguez ha spiegato perché il Venezuela ha chiesto di aderire ai BRICS, una piattaforma per la cooperazione economica che va assumendo sempre più peso e influenza dopo la recente entrata di altri paesi membri. Il 24 agosto, a conclusione del vertice di Johannesburg, in Sudafrica, ai cinque portatori dell’acronimo – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – si è deciso infatti di aggiungere l’Argentina, l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, l’Etiopia e l’Iran, che entreranno a far parte del blocco a partire dal primo gennaio 2024.
“I BRICS – disse Rodriguez – disegnano una nuova economia, in cerca di un nuovo meccanismo finanziario per le sue relazioni commerciali, e anche nuove forme di transazione finanziaria che sostituiscano l’egemonia del dollaro”. Un concetto già prefigurato a suo tempo da Hugo Chávez, che disegnò l’architettura di nuove relazioni sud-sud, di cui il Venezuela continua a essere un attore centrale, raccogliendo l’esempio di Cuba.
Details Published: 29 August 2023 Created: 26 August 2023 Hits: 112
Patriottismo nazigolpista e patriottismo borghese
di Fabrizio Poggi
Mentre alcuni media tedeschi, indizi alla mano, tornano a puntare il dito su Kiev per il sabotaggio dei gasdotti North stream 1-2, il politologo ucraino Konstantin (Kost) Bondarenko prevede per il proprio paese, o per quello che ne rimarrà, un dopoguerra fatto di tantissima disoccupazione, per la scomparsa di migliaia di imprese, e costellato di tante piccole e medie compagnie mercenarie, formate da ex militari e ex volontari nazionalisti e nazisti, tutte al soldo dei diversi oligarchi in lotta per spartirsi le ricchezze ucraine. Poche, per la verità, date le migliaia di imprese industriali privatizzate e svendute e i milioni e milioni di ettari di fertilissime terre già da anni in mano alle multinazionali agro-alimentari occidentali. Dopo la guerra, dice Bondarenko a Politnavigator, per i successivi cinque anni «ci saranno due modi per fare soldi in Ucraina. Il primo: accaparrandosi i fondi che verranno stanziati dall’Occidente per la ricostruzione; il secondo: una sorta di tratta di esseri umani, con la creazione di compagnie militari private sul modello dei “ wagneriani”».
Details Published: 28 August 2023 Created: 26 August 2023 Hits: 707
La scacchiera di Brzezinski
di Enrico Tomaselli
La grande partita anti-russa, le cui linee strategiche furono battezzate da Brzezinski oltre 25 anni fa, sembra aver superato (almeno in questa fase calda) il suo acme e si avvia ad un finale non proprio esaltante per l’occidente collettivo. Sullo scacchiere internazionale, infatti, sembra aleggiare lo scacco matto; resta solo da capire quando avverrà, e dove. La casella della mossa finale potrebbe essere Kharkov o, magari, Odessa.
* * * *
Spiazzati dalla guerra
Ci sono molte ragioni che spiegano l’afonia degli intellettuali occidentali, e delle stesse chiese cristiane, di fronte a quella che il Papa ha definito come terza guerra mondiale. Ma sono fondamentalmente due le ragioni per cui tale afonia si accompagna – non a caso – a quella di un movimento pacifista che non è mai stato così silente, anzi del tutto assente.
La prima è che questa guerra – diversamente da quella contro l’Iraq, o quella contro la Serbia – è percepita diversamente rispetto alle altre; mentre quelle erano guerre d’aggressione imperialista, in cui l’occidente era l’aggressore (cosa resa ancor più evidente dalla asimmetria dei conflitti), e quindi toccavano le corde della coscienza antimperialista, e più in generale della coscienza tout court, in questo caso – e non solo per effetto della propaganda – l’occidente si percepisce come l’aggredito.
La seconda è che questa guerra (im)pone la necessità di una riflessione differente, perché, sia pure confusamente, se ne coglie la portata assai più profonda, paragonabile a quella che ebbe la seconda guerra mondiale.
Details Published: 28 August 2023 Created: 23 August 2023 Hits: 260
Comunisti: la nostra comprensione dei fenomeni si conforma al materialismo dialettico?
di Giannetto Marcenaro*
A margine dell’intervento del direttore Giannini, pubblicato nella ricorrenza della morte di Friedrich Engels
A margine del brillante intervento del direttore Giannini, pubblicato nella ricorrenza della morte di Friedrich Engels, nel quale si sottolinea con la dovuta insistenza quanto l’emarginazione della figura di Engels dal percorso intellettuale e filosofico di Karl Marx sia stata una tendenza promossa da «un vasto fronte politico e filosofico», in sostanza coincidente al cosiddetto “Marxismo occidentale”, possono essere di utilità alcune osservazioni sulle questioni acutamente sollevate da Giannini, in particolare riguardo all’importanza di evidenziare il ruolo cruciale avuto da Engels nello sviluppo del materialismo dialettico, e alla funzione scientifica inestimabile che tale concetto epistemologico porta con sé.
Fu Engels, infatti, nel suo progetto sulla “Dialettica della Natura”, a cercare in origine di dare un ordine intelligibile preciso a tale concetto, prima che Lenin ne esponesse, per quanto succintamente, e mai in modo sistematico, il principio generale e il carattere essenziale, che fu poi ulteriormente chiarito da Mao Zedong nella prima metà del 20° secolo.
Appare di estremo rilievo a riguardo l’osservazione del direttore Giannini, sulla scia del professor Domenico Losurdo, riguardo al «nesso tra le nette posizione engelsiane volte alla necessità storica della violenza rivoluzionaria e alla necessità della presa del potere [del] proletariato (e alla liceità della sua difesa con la forza) e il vasto tentativo di liquidare Engels» da parte «della filosofia borghese e del marxismo revisionista», e al fatto che si sia usata la «linea concreta» della «violenza rivoluzionaria, senza la quale mai si potrebbe scardinare il sistema borghese», sostenuta ne “L’ideologia tedesca”, ma appunto anche nel “Manifesto del Partito Comunista” – cioè due testi scritti a quattro mani da Marx ed Engels – per separare l’uno dall’altro, e imputare a Marx o una visione escatologica del processo storico, o una visione economicista della dinamica rivoluzionaria.
Details Published: 28 August 2023 Created: 25 August 2023 Hits: 313
BRICS, l’acronimo si fa progetto
di Fabrizio Casari
Sotto la sigla BRICS, si è riunito a Johannesburg un consesso che, con i nuovi entrati – Iran, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Argentina, Eritrea ed Etiopia – dal 1° gennaio del 2024 rappresenterà il 47% della popolazione mondiale e il 37% del PIL planetario. Se si pensa che alla sua nascita, nel 1995, rappresentava solo il 16,9 del PIL, che nel 2010 arrivò al 26,1, si capisce come l’incremento sia inversamente proporzionale a quello del G7, che è passato dal 66% del 1990 al 46% di oggi.
Un confronto che sarà sempre più impietoso per l’Occidente. Secondo il Presidente cinese, Xi Jinping, l’adesione di nuovi paesi “segna un nuovo punto di partenza”. C’è in effetti un dato che, più di ogni altro, suffraga le parole del leader cinese: con l’ingresso dei nuovi paesi, il blocco del Sud globale arriva a avere tra le sue fila i primi 9 produttori di idrocarburi del mondo, oltre il 61% della produzione; e quando si aggiungeranno altri paesi come Venezuela e Algeria, il dato sarà ancora più netto. Arriveranno ad irrobustire ulteriormente i BRICS anche giganti demografici come Indonesia e Pakistan, paesi di importanza strategica come Turchia, Tunisia e Algeria, di grande interesse geopolitico e valore ideologico come Nicaragua, Cuba e Venezuela.
Details Published: 28 August 2023 Created: 24 August 2023 Hits: 466
Dall’Autonomia organizzata agli aperitivi
di Leo Essen
Nel 1983, in due puntate (20 e 22 febbraio), appare sul Manifesto uno Statement sul post-terrorismo, scritto da Paolo Virno e pensato in carcere insieme agli AutOp del 7 aprile: Do you remember revolution?
Non abbiamo nulla a che spartire con il terrorismo – è ovvio! Siamo stati «sovversivi» [virgolette di Virno, forse a rimarcare la distanza dal Bier], e solo i giudici hanno omologato sovversione e terrorismo – il teorema è noto.
Non abbiamo nulla a che fare col PiCcismo. Soprattutto [qui si esprime il carattere européenne degli autop], soprattutto, non entriamo in una logica oppositiva [dialettica – lo spauracchio è Hegel] e non ci esprimiamo per differenza con i piccisti – pertanto, gli autop sono Autonomi.
Infine, pietra tombale su un’esperienza durata non più di 5-6 anni (73-74/79), con il Caso Moro «si rompe definitivamente l’unità del movimento, finisce l’Autonomia Organizzata». Poi, a sentire i più (?), si apre l’era degli aperitivi – gli anni Ottanta.
Details Published: 28 August 2023 Created: 24 August 2023 Hits: 486
Oltre la lotta di classe
di Robert Kurz
In questi giorni, relativamente alla traduzione di un piccolo saggio in cui si argomenta contro l’abbandono della lotta di classe – da parte della Wertkritik – e si propone di integrare l’analisi di Kurz con quella svolta da Théorie Communiste (la quale sarebbe «più storicamente fondata»), in seguito alla piccola discussione che ne è seguita, è emerso ed è stato citato questo “Oltre la lotta di classe“, di Robert Kurz, che avevo già pubblicato sul mio blog il 19 ottobre 2013, traducendolo dal portoghese. Rileggendolo, mi sono reso conto che, data la sua importanza, il testo meritava una migliore e più fedele traduzione. Ragion per cui, mi sono voluto cimentare con l’originale, in tedesco, cercando di dare nella mia nuova traduzione il meglio possibile, ai fini della sua comprensione. Per cui, dopo un’attenta rilettura, lo ripropongo.
Ogni volta che sentono pronunciare dalle loro proprie stesse labbra i termini di «classe» e di «lotta di classe», ecco che ai marxisti tradizionali vengono subito le lacrime agli occhi. La loro identità di critici del capitalismo si lega, inseparabilmente e a doppio filo, a questi due concetti. Ma di fronte a quelle che sono le attuali condizioni all’inizio di questo XXI secolo – vale a dire, quelle della terza rivoluzione industriale (microelettronica), della globalizzazione dell’economia d’impresa e dell’atomizzazione sociale – ecco che il paradigma teorico-classista del «proletariato» sembra di botto essere diventato stranamente polveroso.
Details Published: 28 August 2023 Created: 25 August 2023 Hits: 304
Perché il Digital Service Act è un rischio per la libertà di parola su internet
di Giorgia Audiello
È fissata per oggi, 25 agosto, la prima scadenza per le piattaforme digitali sottoposte al Digital Service Act (DSA), la nuova legge sui servizi digitali dell’Unione Europea entrata in vigore nel novembre 2022. Mentre da parte europea e sul mainstream si sottolineano i lati positivi della norma (che prevede maggior tutela dei dati personali e limiti alla profilazione e alla riservatezza delle chat), ben poco si parla dei rischi connessi alla limitazione del diritto alla libera espressione previsto dai punti che prevedono il controllo della “disinformazione” e in particolare di quanto previsto al punto 91 della legge, che prevede meccanismi per ridurre i confini della libertà di parola attuabili “in presenza di circostanze eccezionali che comportino una minaccia grave per la sicurezza pubblica o per la salute”.
Cos’è il DSA
La legge per ora interessa 15 grandi corporation tra motori di ricerca e piattaforme e nel prossimo futuro sarà allargata.
Details Published: 27 August 2023 Created: 27 August 2023 Hits: 535
Mario Tronti: il Regno, se noi lo vogliamo
di Marcello Tarì
Vi ho voluto bene, adesso vado
Sono stato un comunista
Avevo un sogno, una speranza
Arrivederci amore, addio (Baustelle, L’uomo del secolo).
Mario Tronti è morto il 7 agosto, nella sua casa di Ferentillo, a 92 anni da poco compiuti; un’«età da patriarchi» disse per i 90 anni di Ingrao[1], così come poi dovette dire di sé stesso con un pizzico della sua consueta ironia, tagliente e dolce allo stesso tempo.
Per buona parte del piccolo e grande pubblico, il suo nome è legato al suo primo e giovanile libro, Operai e capitale, pubblicato da Einaudi nel 1966[2], che fu in seguito definito «la bibbia dell’operaismo». Un libro che, comunque lo si voglia giudicare, segnò, a ridosso del ’68, e specialmente delle grandi lotte operaie del 1969, una grande novità ma anche una forte rottura teorica nel marxismo del secondo Novecento, questo secolo duro e difficile a cui lui è sempre rimasto fedele.
L’opera prima
In quelle pagine Tronti compiva infatti la cosiddetta «rivoluzione copernicana» nell’interpretazione del conflitto epocale tra capitale e lavoro: prima viene il soggetto operaio e le sue lotte, dopo il capitale e il suo sviluppo; quindi, al partito va la tattica, al movimento operaio la strategia, proprio quella che in uno dei passaggi più celebri e densi di conseguenze chiamò la «strategia del rifiuto».
C’era già, a ben guardare, in quel rovesciamento di prospettiva, un aspetto della radicalità evangelica a cui più tardi Tronti avrebbe fatto direttamente riferimento: i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi.
Details Published: 27 August 2023 Created: 22 August 2023 Hits: 325
I BRICS hanno cambiato l’equilibrio delle forze, ma non cambieranno da soli il mondo
di Vijay Prashad
Nel 2003, alti funzionari dal Brasile, dall’ India e dal Sudafrica si sono incontrati in Messico per discutere dei reciproci interessi nel commercio di farmaci.
L’India era ed è uno dei maggiori produttori mondiali di vari farmaci, compresi quelli utilizzati per il trattamento dell’HIV-AIDS; il Brasile e il Sudafrica avevano entrambi bisogno di farmaci a prezzi accessibili per i pazienti affetti da HIV e da una serie di altri disturbi curabili.
Ma a questi tre Paesi è stato impedito di commerciare facilmente tra loro a causa delle rigide leggi sulla proprietà intellettuale stabilite dall’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Pochi mesi prima del loro incontro, i tre Paesi hanno formato un gruppo, noto come IBSA, per discutere e chiarire le questioni relative alla proprietà intellettuale e al commercio, ma anche per confrontarsi con i Paesi del Nord globale per la loro richiesta asimmetrica di cessare i sussidi agricoli dei Paesi più poveri. Il concetto di cooperazione Sud-Sud ha fatto da cornice a queste discussioni.
L’interesse per la cooperazione Sud-Sud risale agli anni ’40, quando il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite istituì il primo programma di aiuti tecnici per favorire il commercio tra i nuovi Stati post-coloniali di Africa, Asia e America Latina.
Sei decenni dopo, proprio in concomitanza con la nascita di IBSA, questo spirito è stato commemorato dalla Giornata delle Nazioni Unite per la Cooperazione Sud-Sud, il 19 dicembre 2004.
In quell’occasione, le Nazioni Unite crearono anche l’Unità speciale per la cooperazione Sud-Sud (dieci anni dopo, nel 2013, questa istituzione fu rinominata Ufficio delle Nazioni Unite per la cooperazione Sud-Sud), che si basava sull’accordo del 1988 sul Sistema globale di preferenze commerciali tra i Paesi in via di sviluppo.
Details Published: 27 August 2023 Created: 24 August 2023 Hits: 473
Arabia Saudita nei BRICS: un punto di svolta simile a quello degli anni ’70
di Alessandro Visalli*
Punto di svolta simile a quello degli anni settanta. Si completa il passaggio dell’Arabia Saudita in nuove alleanze, preludio per l’annunciata chiusura delle basi americane (a giugno annunciata da Bin Salman), con l’ingresso nei Brics. Insieme al gigante arabo entrano anche altri attori di primo piano come l’Egitto, gli Emirati Arabi e l’Iran, in Sud America l’Argentina.
Impossibile sottovalutare l’evento, se pure atteso (e che spiega lo sforzo per escludervi Putin incriminandolo): l’Occidente collettivo (ed in particolare l’Europa) perdono ogni residua influenza sull’Opec+ e quindi sulla geopolitica dell’energia, aspettiamoci benzina a parecchi euro ed energia alle stesse (con buona pace di coloro che si attardano contro il cambiamento climatico ‘inventato’); in Africa a questo punto abbiamo da Nord a Sud tutte le principali potenze schierate contro l’Occidente, o almeno con maggiore e rivendicata indipendenza da questo, nessuno può immaginare anche militarmente di andare contro Egitto, Algeria e Sud Africa; si saldano due colossi d’ordine come Arabia Saudita e Iran (capolavoro della diplomazia cinese) e con Egitto e Emirati diventano il polo inaggirabile della regione, in Medio Oriente ne vedremo molte, e non saranno belle; nel cortile di casa degli Usa si saldano Brasile e Argentina, in pratica il centro ha cambiato collocazione.
Details Published: 27 August 2023 Created: 24 August 2023 Hits: 478
Il nesso tra polaccologia e virologia
di comidad
Tempi duri per chi si illudeva di impallinare questo governo fascio-nostalgico a colpi di politicamente corretto. Dopo la Meloni, che a Washington si è convertita al Greta-pensiero ed al mantra della minaccia da CO2, ora abbiamo anche il “politicamente Crosetto”, per cui il nostro supermacho ministro della Difesa si incarica di epurare l’esercito da quelli che dicono che gli omosessuali non sono normali, mentre i militari che la sera vanno a trans, invece sono normalissimi. D’altra parte da uno che ha come ideale della vita buttarsi da un aereo per andare ad ammazzare gente, non puoi aspettarti che dica cose sensate, perciò questa ricerca del “militarmente corretto” appare un po’ pretestuosa. Il punto è che oggi si rimuove uno che dice scempiaggini, in modo però da stabilire il precedente che ti consenta domani di zittire chi cerchi di riferire qualche dato di fatto che disturba la narrativa dominante.
Il politicamente corretto gradua la sua ipocrisia in modo da lasciare comunque un notevole margine di incertezza, dimostrandosi intercambiabile nei ruoli ed anche effimero e aleatorio nei contenuti.
Details Published: 27 August 2023 Created: 23 August 2023 Hits: 647
Ucraina, il cinismo dei falchi Nato e Usa
di Barbara Spinelli
Come uscire dalla guerra per procura. Sui giornali americani la versione dei funzionari di Stato: controffensiva flop perché Kiev non ha il coraggio di far morire in massa i suoi uomini. Dissero lo stesso del governo di Saigon. Da Il Fatto.
In apparenza sembra davvero un’estate di sconfitte, quella subita dai falchi occidentali che pretendono di stabilizzare il pianeta scatenando guerre distruttive a ripetizione o inasprendo guerre iniziate da altri. Lo constata Seymour Hersh, che in un articolo del 17 agosto parla di Africa oltre che di Ucraina, e conferma quanto vanno dicendo da giorni i servizi Usa: la controffensiva ucraina sta fallendo, e c’è chi nella Nato comincia a prospettare cessioni di territori a Mosca, per metter fine a una guerra che Kiev combatte e prolunga per procura. Biden ancora non si espone, ma si espongono gli uomini della sua intelligence, che smettono di incensare Zelensky: il Washington Post riporta la loro opinione, secondo cui Kiev, non potendo riprendersi la porta d’accesso alla Crimea che è Melitopol, sta mancando la riconquista che si era promessa.
Details Published: 27 August 2023 Created: 27 August 2023 Hits: 384
Totalitarismo della chiacchiera
di Salvatore Bravo
Il Totalitarismo della chiacchiera-dicitur ha fatto un nuovo balzo in avanti con l’emergenza climatica. Le temperature previste a terra sono diventate temperature generalizzate e terrorizzanti. Si parla del caldo e non di altro. Il Totalitarismo dell’ossessione sforna continuamente i suoi idoli: cibo, sesso, ecologismo, fascismo, femminismo ecc. Sono le potenze totemiche dinanzi alle quali bisogna tacere e mettere in atto la liturgia programmata dal sistema mediatico.
La realtà evapora, si derealizza, al suo posto vi è la sovrastruttura dell’emergenza con la quale necrotizzare ogni pubblica discussione sulla struttura economica e oligarchica per lasciare al popolo i dicitur con il quale sistema addomestica e riduce il popolo in gregge e plebe. I pastori sono gli oligarchi che diseducano al linguaggio e lasciano alla plebe-gregge solo la voce/verso che ripete perennemente le parole codificate in un Olimpo invisibile.
Il popolo, invece, non è somma di individui, ma è costituito da individui e classi sociali che percorre il suo iter di partecipazione e controllo. Con la crescita qualitativa e dialettica il popolo è sempre meno gregge, in quanto non ripete la grammatica dei potenti, non bela, ma usa il logos per comunicare e per mettere in comune significati e concetti critici nei luoghi della politica.
Details Published: 26 August 2023 Created: 26 August 2023 Hits: 771
Modelli di organizzazione economica e conflitti militari
Note in margine a La guerra capitalista
di Salvatore D’Acunto
Nel volume La guerra capitalista, gli autori Brancaccio, Giammetti e Lucarelli (2022) sostengono che alle radici delle recenti tensioni internazionali vi siano gli imponenti processi di centralizzazione dei capitali che hanno caratterizzato l’ultimo trentennio, e la sempre più marcata tendenza del fenomeno a travalicare i confini degli schieramenti geo-politici. I paesi usciti vincitori dalla competizione sui mercati globali (in particolare Cina, paesi arabi e Russia) starebbero usando i saldi attivi in dollari accumulati negli anni scorsi per ‘scalare’ la proprietà dei capitali americani, e il governo degli Stati Uniti starebbe reagendo a questa minaccia con variegate restrizioni all’ingresso dei capitali stranieri nella proprietà dell’industria nazionale e con misure protezionistiche di politica commerciale. Secondo il punto di vista degli autori, questo conflitto economico starebbe generando una spirale di ritorsioni a catena, moltiplicando in tal modo il rischio di veri e propri conflitti militari. Questo modello interpretativo viene messo a confronto con le principali interpretazioni concorrenti circa il ruolo degli interessi materiali nella genesi dei conflitti militari, e si discutono alcune interessanti implicazioni dell’analisi rispetto al problema del design delle istituzioni di regolazione delle relazioni economiche internazionali.
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Un elemento comune a molte delle narrazioni dell’impetuoso ritorno dei venti di guerra in Europa è l’adesione dei commentatori ai canoni della drammatizzazione romanzesca o cinematografica, con il focus interamente centrato sul conflitto tra personalità connotate in senso moralistico: paladini della libertà versus autocrati fanatici, oppure ‘denazificatori’ versus persecutori di minoranze etniche.
Details Published: 26 August 2023 Created: 22 August 2023 Hits: 519
La teoria critica come teoria radicale della crisi: Kurz, Krisis e Exit!
Sulla teoria del valore, la crisi e il fallimento del capitalismo
di Mikkel Bolt Rasmussen e Dominique Routhier
Questo saggio introduce il lavoro di Robert Kurz e quella sorta di critica del valore un po’ emarginata a cui esso viene associato: la Wertkritik. A partire da un resoconto storiografico critico svolto dalla “Nuova lettura di Marx“, Robert Kurz sostiene che le differenze teoriche e politiche tra la Wertkritik e le altre correnti critiche del valore, non possono essere guardate con sufficienza o liquidate come se fossero delle mere lotte territoriali, ma vanno intese come l’espressione di quello che è un fondamentale disaccordo sulla natura del capitalismo e sul ruolo della “critica“, il cui tratto distintivo è, naturalmente, l’insistenza su una vera e propria teoria della crisi Qui viene esposta la particolare versione di Robert Kurz della Wertkritik, ma, nel farlo, si argomenta contro il suo abbandono della nozione di lotta di classe, proponendo di integrare l’analisi di Kurz con l’analisi svolta da Théorie Communiste sull’attuale periodo del capitale, pretendendo che essa sia più “storicamente fondata“.
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La sostituzione del movimento Nuit Debout con il movimento dei Gilets Jaunes, in Francia, così come il recente movimento del Rif nel nord del Marocco sembrano confermare la tesi di Alain Badiou secondo cui attualmente staremmo vivendo in «un’epoca di rivolte». La crisi finanziaria scoppiata nel 2007 costituisce in maniera immediata quello sfondo del nuovo ciclo di proteste che si è spostato, in modo disomogeneo, dall’Europa meridionale al Nord Africa, poi di nuovo all’Europa meridionale e poi agli Stati Uniti e al Canada, per riemergere in Nord Africa, Medio Oriente, Sud America, e così via.
Details Published: 26 August 2023 Created: 24 August 2023 Hits: 558
Complessi parti multipolari
di Pierluigi Fagan
È terminato il summit dei BRICS in Sud Africa. Star dell’incontro il presidente indiano Modi. Putin era in remoto e sappiamo in quali altre faccende affaccendato, Xi ha saltato senza dare ragioni il primo incontro pubblico dei leader, Lula si è preoccupato di rilasciare dichiarazioni che spegnessero l’impeto competitivo del gruppo contro l’Occidente cui è legato anche in ragione di recenti incontri ed accordi (USA ed UE). Per dire, era stato proprio Lula che aveva annunciato nei mesi scorsi la volontà di varare la valuta alternativa al dollaro. Occorre che s’impari a leggere questa complessa trama delle nuove relazioni mondiali, a volte fai una dichiarazione prima di certi incontri per ottenere qualcosa, è “politica”.
Il vertice, come spiegato nel nostro scorso post, aveva al centro un punto, la questione dell’allargamento del gruppo ad altri partner, una ventina in esplicita richiesta di ammissione, un’altra ventina interessati a seguire. Poiché molti seguono la geopolitica come seguono il calciomercato ovvero seguendo “storie”, s’erano prematuramente eccitati immaginando roboanti annunci di valute alternative al dollaro, ma nessuno aveva anticipato tale intenzione nella preparazione del vertice, anzi era stato esplicitamente escluso da indiani e sudafricani.
Details Published: 26 August 2023 Created: 23 August 2023 Hits: 580
BRICS, il fattore Cina-India e la prossima “psyop” occidentale
di Pepe Escobar – Strategic Culture
Dopo una lunga preparazione, segnata da grandi aspettative in tutto il Sud Globale, la Maggioranza Globale o il “Globo Globale” (come ha coniato il Presidente bielorusso Lukashenko), il vertice BRICS in Sudafrica ha rivelato, nel suo primo giorno, un incidente “lost in translation” che dovrebbe essere preso come un serio avvertimento.
Il feed del BRICS Business Forum sulla rete sudafricana SABC si è trasformato in una Babele linguistica dei BRICS. La voce di tutti i traduttori, simultaneamente, si scontrava. Le spiegazioni variano dal desiderio di forgiare un nuovo esperanto (poco probabile), alla semplice incompetenza del team di ingegneri del suono, all’isolamento dei traduttori in una cabina separata, che non sono stati avvertiti di spegnere i loro microfoni, o infine, ma non meno importante, all’interferenza della NSA [l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli USA], che ha disturbato le frequenze dei microfoni dei traduttori.
Qualunque cosa sia accaduta, si è trasformata in un serio impedimento per il pubblico sudafricano – e internazionale – di capire cosa si stesse discutendo online. Anche se il “lost in translation” non vanificherebbe l’ambizioso programma di cambiamento dei BRICS, di certo sarà sfruttato al massimo dai soliti sospetti del Divide et Impera per incrementare la loro guerra ibrida a tutto tondo già in atto contro i BRICS.
Details Published: 26 August 2023 Created: 23 August 2023 Hits: 684
I grandi e coraggiosi guerrieri per procura occidentali si lamentano della codardia delle truppe ucraine
di Caitlin Johnstone
Insieme alle continue notizie che la controffensiva ucraina iniziata a giugno non sta andando come sperato, il New York Times ha pubblicato un articolo intitolato “I morti e i feriti della guerra in Ucraina sfiorano i 500.000, secondo i funzionari statunitensi“.
Il New York Times riferisce che gli sforzi ucraini per riconquistare il territorio occupato dalla Russia si sono “impantanati nei fitti campi minati russi sotto il fuoco costante dell’artiglieria e degli elicotteri” e che le forze ucraine hanno cambiato tattica usando “l’artiglieria e i missili a lungo raggio invece di avanzare nei campi minati sotto il fuoco nemico”.
Poi l’articolo si fa davvero inquietante:
“I funzionari americani temono che questa modifica della tattica ucraina finisca con l’esaurire le preziose scorte di munizioni, il che potrebbe favorire il presidente russo Vladimir V. Putin e svantaggiare l’Ucraina in una guerra di logoramento. Ma i comandanti ucraini hanno deciso che il cambio di tattica ha ridotto le perdite e preservato la loro forza di combattimento in prima linea.
Details Published: 26 August 2023 Created: 23 August 2023 Hits: 520
Questo vertice Brics prova a superare il mondo unipolare ed è destinato a cambiare la storia
di Paolo Ferrero
In questi giorni, dal 22 al 24 agosto, si svolge a Johannesburg il quindicesimo vertice dei Brics. Penso che si tratti di uno degli appuntamenti più rilevanti a cui ci sarà dato di assistere quest’anno e molto probabilmente questo vertice sarà ricordato come una vera e propria svolta nella storia mondiale.
Perché?
In primo luogo perché nonostante questo vertice si svolga nel bel mezzo di una guerra tra Nato e la Russia – e che il presidente di quest’ultima non potrà partecipare al vertice perché oggetto di un mandato di cattura internazionale – il vertice non solo si terrà ugualmente, non solo la struttura dei Brics non si è per nulla indebolita, ma in questo vertice si dovrà discutere della richiesta di allargamento dei Brics medesimi ad altri 23 paesi.
In pratica l’organizzazione internazionale che ha tra i suoi protagonisti il ricercato numero uno a livello mondiale tiene la sua riunione e fuori dalla porta vi è la fila per entrare a far parte dell’organizzazione stessa.