Details Published: 31 August 2023 Created: 30 August 2023 Hits: 291
I BRICS raddoppiano: un mondo multipolare è più vicino?
di Paolo Arigotti
A fine agosto, precisamente tra il 22 e il 24 del mese, si è tenuto a Johannesburg il vertice dei BRICS, il quindicesimo a partire dal 2009, quando il gruppo venne formalmente costituito; al tavolo i leaders dei (per ora) cinque stati membri: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica[1], tutti rappresentati ai massimi livelli, con l’eccezione della Federazione russa per la quale era presente il ministro degli Esteri Sergey Lavrov (il presidente Vladimir Putin ha partecipato in videoconferenza). E proprio in Russia, nella città di Kazan, si terrà a ottobre 2024 il prossimo vertice.
Il documento finale, articolato in 94 punti, e approvato dai partecipanti è ricco di contenuti interessanti, per quanto la decisione più importante scaturita dal meeting resti l’allargamento del club, che dal primo gennaio del 2024 accoglierà sei nuovi membri: Arabia Saudita, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia, Iran. Come si legge nei comunicati ufficiali, i leader politici in questo modo “…hanno raggiunto il consenso sui principi guida, gli standard, i criteri e le procedure del processo di espansione dei BRICS”[2]; Sanusha Naidu, ricercatore presso l’Institute for Global Dialogue, think tank sudafricano, ha parlato di “…implicazioni geoeconomiche, geostrategiche e geopolitiche”, con importanti riflessi sulle politiche in Medio Oriente, sulle relazioni tra Cina e India e nel settore energetico.
Le trattative sull’ingresso dei nuovi membri non sono state semplici, lo ha ammesso lo stesso Putin nel suo intervento, vista la diversità delle posizioni dalla quale partivano i singoli governi: se l’India aveva un approccio più restrittivo, aprendo al massimo a tre nuovi ingressi, la Cina sarebbe stata favorevole a dieci nuove adesioni
291 viewsDetails Published: 31 August 2023 Created: 27 August 2023 Hits: 310
Mutazioni del capitalismo globale: un’analisi congiunturale
di Sandro Mezzadra e Brett Neilson[1]
1. In questione è per noi ancora una volta il capitalismo. La “distruzione creativa” ne caratterizza e ne sospinge lo sviluppo, diceva Schumpeter. Ma già Marx aveva inscritto il capitalismo, nei Grundrisse, nel segno della “rivoluzione permanente”. Nella crisi dei primi anni Settanta del secolo scorso questa rivoluzione ha assunto un ritmo nuovo, tra finanziarizzazione, “rivoluzione logistica”, nuove geografie produttive, trasformazione dello Stato e di modelli sociali consolidati in molte parti del mondo. Cominciava a delinearsi quella che, dopo la fine dell’Unione Sovietica, si sarebbe chiamata globalizzazione. Il pensiero critico e rivoluzionario ha tentato di afferrare queste trasformazioni e di fissarle in un concetto, spesso focalizzandosi su quel che il capitalismo non è più (“postfordismo”, ad esempio) ma tentando anche di offrire nuove definizioni, “capitalismo cognitivo” o più di recente “capitalismo delle piattaforme”, per dare soltanto due esempi. Non intendiamo qui discutere i meriti e i limiti di queste e altre formalizzazioni teoriche, che quantomeno nei casi più interessanti hanno comunque il merito di portare l’attenzione su nuove composizioni emergenti del lavoro, su una nuova figura dell’antagonismo costitutivo del rapporto di capitale. Solo, registriamo un ritardo, come se ci fosse uno scarto rispetto alla velocità e al carattere per certi aspetti proteiforme del capitalismo contemporaneo, le cui trasformazioni spiazzano continuamente i modelli, l’“esposizione” potremmo dire ancora con Marx, costringendo a riaprire la “ricerca”.[2]
Per affrontare questo “ritardo” scegliamo di collocare il nostro lavoro nella congiuntura, consapevoli del fatto che, come ha scritto Louis Althusser, prendere seriamente questo concetto comporta un azzardo (considerata la mutevolezza che caratterizza la congiuntura) e al tempo stesso richiede di “tener conto di tutte le determinazioni, di tutte le circostanze concrete esistenti, passarle in rassegna, farne il rendiconto e il confronto”.[3]
310 viewsDetails Published: 31 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 528
Ucraina, le crepe dell’Occidente
di Michele Paris
Il fallimento della controffensiva delle forze armate ucraine ha accentuato le divisioni dentro l’apparato di potere americano e occidentale in genere, facendo emergere sempre più alla luce del sole le posizioni contrastanti circa l’appoggio da garantire al regime di Zelensky nel conflitto con la Russia. Queste divisioni stanno infatti trapelando sulla stampa ufficiale, per lo più sotto forma di “rivelazioni” che raccontano di malumori e accuse nei confronti della gestione delle operazioni sul campo da parte dei vertici militari ucraini.
Tra gli altri, New York Times e Wall Street Journal hanno pubblicato nei giorni scorsi due articoli molto simili allo scopo di veicolare l’irritazione crescente in determinati ambienti di Washington per l’andamento della guerra e l’assenza ormai di prospettive incoraggianti. L’ex analista della CIA e commentatore indipendente, Larry Johnson, ha spiegato dal suo blog che la “fuga di notizie” di intelligence e la loro pubblicazione sui media è sintomo di solito di disaccordi importanti in merito a questioni politiche o relative alla sicurezza nazionale. Quando invece vi è unità di vedute all’interno dei vari organi di governo, è improbabile che circolino sulla stampa notizie “riservate”.
528 viewsDetails Published: 31 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 387
In un mondo governato dalla propaganda dei “centristi moderati”
di Caitlin Johnstone – Consortiumnews
Uno dei peggiori errori che puoi commettere nel formulare la tua comprensione del mondo è iniziare con il presupposto che la posizione più vera e accurata debba trovarsi da qualche parte vicino al centro delle due principali prospettive politiche che vedi disposte intorno a te.
È un errore non solo perché presumere che la posizione centrale debba essere la migliore è un tipo di ragionamento fallace noto come errore della via di mezzo (la posizione corretta tra “Bevi un litro di candeggina al giorno per una buona salute” e “Bevi zero candeggina al giorno”) per una buona salute” non è Bevi mezzo litro di candeggina al giorno per una buona salute”); è anche un errore perché l’intera inquadratura nasce da una situazione architettata artificialmente dai potenti.
È un fatto ben documentato che i ricchi e i potenti riversano ingenti fortune nella manipolazione del panoramapolitico e mediatico in modi che servano i loro interessi. Il loro controllo sui media e sulle piattaforme tecnologiche della Silicon Valley viene utilizzato per definirel’agenda e influenzare la percezione del pubblico determinando quali questioni riceveranno attenzione e quali no, in modo da preservare lo status quo politico su cui hanno costruito il loro impero, in tal modo riducendo la finestra di Overton del dibattito accettabile fino a uno spettro molto ristretto i cui risultati non possono minacciare in alcun modo i loro interessi.
387 viewsDetails Published: 31 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 382
Come si è arrivati al BRICS 11 (e reso insignificante il G7)
di Pepe Escobar*
Ci vorrà del tempo prima che il Sud Globale, o la Maggioranza Globale, o il “Globo Globale” (copyright del Presidente Lukashenko), per non parlare dello stordito Occidente collettivo, comprendano appieno l’enormità delle nuove poste in gioco strategiche.
Il Presidente Putin, da parte sua, ha descritto i negoziati sull’espansione dei BRICS come piuttosto difficili. Ormai si sta delineando un quadro relativamente preciso di ciò che è realmente accaduto a quel tavolo a Johannesburg.
L’India voleva 3 nuovi membri. La Cina ne voleva addirittura 10. Alla fine è stato raggiunto un compromesso, con 6 membri: Egitto, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti (EAU), Argentina ed Etiopia.
D’ora in poi, si tratta quindi dei BRICS 11. E questo è solo l’inizio. A partire dalla presidenza russa a rotazione dei BRICS, il 1° gennaio 2024, saranno progressivamente inclusi altri partner e sicuramente un nuovo ciclo di membri a pieno titolo sarà annunciato al vertice dei BRICS 11 che si terrà a Kazan nell’ottobre del prossimo anno.
382 viewsDetails Published: 31 August 2023 Created: 28 August 2023 Hits: 465
Oppenheimer – un film per un risveglio
di Pino Cabras
Un’opera innovativa che si discosta dai canoni hollywoodiani degli ultimi decenni. Il film ci fa riflettere sulla portata epocale dell’era nucleare e sul ritorno di una necessaria consapevolezza
Finalmente una pellicola che percorre un’epopea emozionante in un tempo in cui le epopee sono state banalizzate e stra-digerite da canoni narrativi stereotipati.
Il film ‘Oppenheimer’ di Christoper Nolan rompe finalmente uno schema produttivo dell’hollywoodismo così come lo vediamo e subiamo da alcuni decenni: questo film è davvero qualcosa di radicalmente diverso da tanti film fatti con cliché prevedibili fino al singolo fotogramma, con trame prive di qualsiasi rischio artistico, psicologie nemmeno abbozzate, intrusioni abnormi e sempre uguali degli effetti speciali con grafica digitale, la sensazione sempre più soffocante di una quota di propaganda che segna il matrimonio d’interesse fra l’intelligence USA e tutto il sistema del soft power americano, la fuga dal reale, la mancata rappresentazione di intere condizioni sociali, una profonda adulterazione dei fatti storici, un’identificazione del “villain” con un nemico corrente da disumanizzare. Oppenheimer rompe lo schema e vince al botteghino e nelle coscienze.
465 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 550
Il Niger e il neocolonialismo europeo in Africa: sul futuro di un’illusione
di Eusebio Filopatro
Il 26 luglio 2023 gli uomini della guardia presidenziale nigerina hanno catturato il presidente Mohamed Bazoum, dando inizio ad un colpo di stato.
L’evento ha brevemente spostato i riflettori verso il Sahel, una delle regioni più trascurate e povere del mondo, che pure con buone ragioni è stata definita la frontiera meridionale d’Europa (da ultimo in una lettera di Roberta Pinotti a Repubblica).
Nella presente serie di articoli mi propongo (1) di contestualizzare il golpe nigerino nella sua storia e motivazioni, e in particolare sullo sfondo della travagliata dissoluzione del neo/postcolonialismo francese, (2) di valutare le prospettive e le difficoltà di un eventuale intervento ECOWAS, e (3) di inserire queste considerazioni nello scenario internazionale più ampio, in particolare rispetto alle aspirazioni realistiche che l’Europa se non l’intero Occidente può mantenere rispetto al suo (dis)impegno in Sahel e in Africa.
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I. Niger: Le ragioni di un golpe
In un articolo del 1989, Guy Martin ricostruiva le relazioni franco-africane da un punto di vista spinoso: l’estrazione dell’uranio. Martin introduceva la questione del Niger chiarendo senza troppi giri di parole che esso “può anche essere descritto come un’enclave neocoloniale dominata dagli interessi politici, economici, culturali e strategici francesi” (p. 634). In conclusione, alla sua disanima, Martin suggeriva anche un’interpretazione inquietante quanto plausibile del golpe del ’74:
550 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 30 August 2023 Hits: 776
Mario Moretti: la dignità della sconfitta
di Vincenzo Morvillo
«La vera sconfitta non è aver perso [la rivoluzione ndr]. La vera sconfitta è l’aver introiettato l’idea della sconfitta. Di non poter vincere e cambiare le cose».
Un bagno di realtà durissimo che dovrebbe far riflettere chiunque si professi oggi comunista ed aspiri ad un sovvertimento del sistema capitalistico vigente e delle sue iniquità sociali.
Un bagno di realtà che non viene da una persona qualunque. Ma da uno di quelli che la rivoluzione hanno provato a farla per davvero.
Anzi da colui che da sempre è stato identificato come il capo delle Brigate Rosse.
Quel giudizio così definitivo, ma anche così desolante nella sua drammatica veridicità, lo pronunciava Mario Moretti durante un incontro che tenne, nel lontano 2004, con i ragazzi di Via Pace.
Una classe di aspiranti giornalisti interessati alla storia delle Brigate Rosse e al rapimento Moro. La registrazione dell’incontro la si può trovare su Youtube. Otto puntate di un’ora ciascuna (qui sotto il link).
Settantasette anni, quarantadue dei quali passati dietro le sbarre, Moretti torna ogni notte a dormire in carcere, vivendo in regime di semilibertà.
Un uomo di una coerenza etica e politica esemplare. Come d’altronde tante altre compagne e tanti altri compagni brigatisti.
«Potrò aver sbagliato tutto ma so di essere sempre stato dalla parte giusta. Quella degli oppressi», dichiara senza reticenza.
776 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 553
Ritratti di un secolo senza pentimenti né redenzioni
di Alessandro Barile
Rossana Rossanda, Volti di un secolo. Il Novecento in 52 ritratti, a cura di Franco Moretti, Einaudi 2023, 245 pp., 18 euro
Chissà perché, di Rossanda, viene magnificata la sua “vita postuma” e celata la sua “vita activa”. Le ormai numerose raccolte di suoi scritti vivisezionano la sua opera giornalistica, esaltano la sua voce critica, la sua cultura “cosmopolita”, così diversa dalla palude storicista e quindi, in fondo, diversamente comunista. Una Rossanda “vittoriniana”, si potrebbe dire, e d’altronde il Politecnico non era il dazebao della Casa della cultura, così come questa si pensava come il “Politecnico parlato”? Solo per una serie di fortuite circostanze, sembra leggersi tra le righe, il destino di Rossanda non si è accodato a quello dei Vittorini e dei Calvino e dei Giolitti, per ricongiungersi idealmente, e finalmente, con la radiazione del 1969. Un modo in più, questo, per continuare a fraintendere Rossanda e il comunismo del Novecento. Il comunismo cominternista, grande e tragico; ma anche quello togliattiano, un dramma senza vera tragedia.
553 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 29 August 2023 Hits: 750
Il disadattamento delle élites occidentali
Intervista a Pierluigi Fagan
Abbiamo posto giorni fa ad Aurelien quattro domande alle quali l’analista ci ha rapidamente e compiutamente risposto. Abbiamo pubblicato il 23 agosto qui la sua replica.
Su suggerimento di alcuni lettori abbiamo esteso ad altri autori ed analisti l’invito a rispondere alle medesime. Proseguiamo con la pubblicazione del punto di vista di Pierluigi Fagan. Buona lettura [Giuseppe Germinario].
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1) Quali sono le ragioni principali dei gravi errori di valutazione commessi dai decisori politico-militari occidentali nella guerra in Ucraina?
Nella categoria “occidentali” distinguerei americani (anglosfera a traino) ed europei. Non credo di possa dire che questi secondi hanno deciso alcunché, forse si è persa memoria dei primi giorni di conflitto. Gli europei non davano proprio l’idea sapessero cosa stava succedendo e cosa sarebbero stati costretti a fare pur poi rivendicandola come propria volontà.
750 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 28 August 2023 Hits: 562
L’assassinio di Prigozhin: la cronaca nera e la storia
di Piccole Note
Dalla Russia è arrivata la conferma della morte di Evgheny Prigozhin. Sabotaggio o bomba che sia, il comandante della Wagner è stato assassinato, associando al suo destino i capi della sua legione di mercenari, che in tal modo è stata decapitata (c’è stata ingenuità nel non dividere le loro vie, anche con l’attenuante della partenza da un aeroporto ritenuto sicuro).
Forse una scarsa lucidità o un ordine di scuderia ha portato i media mainstream occidentali a indicare in Putin il mandante. Una mera sciocchezza: la Wagner è necessaria alla Russia per la sua geopolitica, in particolare per la sua proiezione africana, motivo per cui, dopo l’improvvida marcia su Mosca di Prigozhin, Putin lo ha salvato, mettendolo ovviamente sotto stretta sorveglianza così che la sua libertà d’azione fosse prossima allo zero.
Putin non aveva alcun motivo, dunque, di eliminarlo e, se anche avesse deciso il contrario, i servizi segreti russi avrebbero percorso un’altra strada, ad esempio usando della sua malattia, ormai conclamata. Sarebbe bastata una dose sbagliata di farmaci o una terapia errata, come si usa anche in altre latitudini.
562 viewsDetails Published: 30 August 2023 Created: 28 August 2023 Hits: 515
Salvini e Meloni travolti dagli sbarchi, e dalle proprie “teorie”
di Dante Barontini
Su MilanoFinanza Angelo De Mattia, ex direttore centrale della Banca d’Italia, si chiede: «L’einaudiano “conoscere per deliberare” alberga a Palazzo Chigi?».
Stava parlando della tassazione straordinaria sugli extraprofitti delle banche, misura improvvisata per reperire un po’ di risorse fresche da utilizzare per la “manovra” di fine anno.
Una misura persino “popolare”, vista la “simpatia” universale che riscuotono gli istituti di credito. Ma così malpensata da rischiare di colpire – indirettamente e involontariamente – anche i rendimenti dei titoli di stato, e quindi gli interessi che il Tesoro dovrà pagare.
In sintesi, scrive De Mattia, che della materia è sicuramente competente, “Come fare un autogol calciando un rigore nella porta avversaria”.
Il dubbio – praticamente una certezza – è che questo governo “deliberi” tenendo d’occhio i sondaggi in vista delle prossime elezioni europee (a giugno!), senza neanche studiare le materie su cui improvvisa delle “nuove regole” aventi forza di legge.