Sinistrainrete 202309-18-17

Tutti gli indici di Sinistra in rete dei giorni 17 e 18 settembre 2023 con i link agli articoli

Published: 18 September 2023 Created: 17 September 2023 Hits: 230

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lafionda

Un focus sulla guerra

Paolo Arigotti intervista Elena Basile

3bc263436ea9c14d3f997efbd354741c peace on earth protest art.jpgElena Basile, diplomatico di carriera dal 1985, ha ricoperto diversi incarichi presso le ambasciate di Madagascar, Canada, Ungheria, Portogallo. Dal 2013 al 2017 è stata ambasciatrice d’Italia a Stoccolma, per poi assumere lo stesso incarico presso la sede diplomatica di Bruxelles. Attualmente lavora come analista di politica internazionale ed ha avviato una collaborazione come free lance per Il Fatto quotidiano. Fra i suoi libri ricordiamo: Donne nient’altro che donne (1995), Una vita altrove (2014), Miraggi (2018), pubblicato anche in lingua francese, In famiglia (2022) e Un insolito trio (2023), che sarà presentato il prossimo lunedì 18 settembre (ore 17,30), al chiostro del Teatro Piccolo di Milano, alla presenza di Moni Ovadia il quale converserà con l’autrice sui temi del libro.

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Ambasciatrice Basile, grazie per averci concesso questa intervista. La prima domanda si riallaccia inevitabilmente all’attualità: a che punto è la guerra in Ucraina, pure alla luce del sostanziale fallimento della controffensiva di Kiev?

Non credo, malgrado lo stallo delle operazioni militari, che sia facile pervenire a un cessate il fuoco e a un armistizio.

E’ vero che gli americani portano già a casa un importante bottino di guerra (Profitti energetici e del complesso militare industriale, separazione dell’Europa dalla Russia, vassallaggio dell’UE e fine dei sogni di autonomia strategica e difesa europea), è vero che la ‘war fatigue’ potrebbe pesare sulla campagna presidenziale di Biden già minacciata dalla salute mentale dello stesso il cui stato è ormai di dominio pubblico, ma non si investono 101 miliardi in una guerra per portare a casa un armistizio che lascia Kiev in condizioni peggiori di quanto era all’inizio del conflitto.

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Published: 18 September 2023 Created: 15 September 2023 Hits: 154

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italiaeilmondo

Un appello all’azione: Lezioni dall’Ucraina per le forze armate del futuro

di Katie Crombe & John A. Nagl

Traduciamo questo recentissimo articolo di due studiosi dell’U.S. Army War College, apparso nel numero di autunno del trimestrale dell’istituzione accademica dell’Esercito statunitense, “Parameters”.

Un anno fa, nell’autunno del 2022, lo United States Army Training and Doctrine Command ha incaricato un piccolo gruppo di studiosi di seguire il conflitto russo-ucraino, dividendosi le principali aree di studio. Gli articoli specifici ad esse dedicati usciranno in futuro.

Questo che presentiamo è un articolo che riassume ed evidenzia i più rilevanti risultati di quegli studi. È difficile sottovalutarne l’importanza, perché in estrema sintesi, gli studi raccomandano un’urgente e radicale riforma strutturale dell’Esercito degli Stati Uniti, comprensiva di un passaggio da una forza esclusivamente volontaria – come sono oggi tutte le forze armate NATO – al ritorno un reclutamento fondato sulla leva obbligatoria parziale.

Quest’ultima raccomandazione consegue alla valutazione dell’elevatissimo livello di perdite che subirebbero le forze NATO in un conflitto analogo a quello in corso in Ucraina, che il capitolo a ciò dedicato prevede in 3.600 perdite al giorno, ossia più di 100.000 perdite al mese.

Nella IIGM, le FFAA statunitensi subirono un totale di 405,399 morti, di cui 291,557 in battaglia, e 670,846 feriti, v. https://dcas.dmdc.osd.mil/dcas/app/summaryData/casualties/principalWars

Buona lettura. Roberto Buffagni

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Published: 18 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 98

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crs

Per una sanità pubblica e universale

di Chiara Giorgi

Agli ultimi posti Ocse per finanziamenti, il nostro modello di welfare socio-sanitario va rifondato sul benessere delle persone, in termini di salute, di assistenza, di istruzione, di previdenza. Al seminario del Laboratorio su salute e sanità si è iniziato a tracciare un quadro d’azione per rispondere a questa esigenza

cuore 1536x1024.jpgLa sanità pubblica italiana attraversa tempi molto difficili: è in corso un’accelerazione di quei processi che da tempo stanno minando alcuni principi costitutivi del nostro Servizio sanitario nazionale (SSN), mettendone a repentaglio attività e tenuta. È bene ricordare che quest’ultimo, nato dai conflitti degli anni Sessanta e Settanta, ha segnato il momento di maggiore qualificazione democratica del welfare italiano ed è stato improntato da universalità di copertura, equità di accesso e uguaglianza di trattamento, globalità dell’intervento sanitario, uniformità territoriale, controllabilità e partecipazione democratica, finanziato tramite la fiscalità generale progressiva. I cambiamenti subentrati a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso in Italia e nel contesto internazionale, con la riorganizzazione del capitalismo in chiave neoliberale, hanno segnato una inversione di rotta, le cui conseguenze più gravi sono state portate alla luce dalla pandemia da Covid-19. Quest’ultima ha reso infatti evidenti le inadeguatezze delle condizioni precedenti: i limiti che si sono mostrati nel servizio sanitario pubblico a fronte dell’impatto dell’emergenza sono derivati soprattutto dal suo depotenziamento, dallo spazio lasciato alla sanità privata, dall’indebolimento della medicina territoriale, che aveva informato la fisionomia originaria del SSN.

La pandemia sembrava aver riportato al centro dell’attenzione pubblica il diritto alla salute, fisica e psichica, individuale e collettiva. In questa chiave essa poteva essere l’occasione per tornare a potenziare l’assetto sanitario nazionale sotto più profili, compreso quello essenziale delle attività di prevenzione e delle cure primarie.

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Published: 18 September 2023 Created: 12 September 2023 Hits: 216

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resistenze1

Gli interessi economici dietro il conflitto in Ucraina

di Roger Keeran

Chiunque presti la pur minima attenzione al conflitto in Ucraina può rendersi conto della totale falsità della narrazione statunitense sulla sua causa, ossia che il dittatore Vladimir Putin si sia imbarcato in una guerra “non provocata” in uno sforzo sanguinario per ripristinare l’impero zarista russo. Purtroppo la maggior parte degli americani non ci fa caso, e così circola senza vergogna questa narrazione, come un imperatore senza vestiti.

Fortunatamente, accademici come John Mearsheimer e Jeffrey Sachs e The Nation hanno spiegato che questo conflitto è stato effettivamente provocato, provocato dagli Stati Uniti che, dal crollo dell’Unione Sovietica, hanno sconsideratamente esteso la NATO all’intero confine occidentale della Russia, un’ovvia minaccia alla sicurezza nazionale russa. Gli Stati Uniti intendono includere l’Ucraina nel circolo della NATO e dal 1991 interferiscono palesemente nella politica interna dell’Ucraina per sostenere le forze favorevoli all’Occidente. Ciò ha incluso il sostegno a un colpo di Stato contro il presidente regolarmente eletto Victor Yanoukovitch nel 2004, il sostegno alla cosiddetta ribellione di Maidan del 2014, l’indebolimento dei cosiddetti accordi di Minsk (I e II del 2014 e del 2015) e il sostegno all’attuale presidente corrotto Volodymyr Zelensky.

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Published: 18 September 2023 Created: 17 September 2023 Hits: 210

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lantidiplomatico

Immigrati, Mes e banche: il futuro dell’Italia a un bivio storico

di Pasquale Cicalese

Come avevamo prospettato Filippo ed io nel 1997 alla Cisl di Crotone (ebbene, si produceva li, nel mentre a sinistra si raccontavano favole), chi ha porti, attracchi, chi ha il Mediterraneo, che ha rapporti con Africa, Medio Oriente e Asia nel Terzo millennio ha una carta da giocare in piu’ rispetto all’area anseatica che serviva il mercato americano, entrato in crisi nel 1971 con Nixon e andato avanti con asset inflation e spese militari.

Come scritto nel libro Piano contro mercato il modello è il 1200 italiano. La Russia sta conquistando le rotte energetiche africane un tempo francesi e americane, li ha bloccati all’est, la Cina pensa a piani espansionistici mondiali con i Brics e nuova moneta. Sta scoppiando lo scandalo Cia covid e ne vedremo delle belle, in Usa è come se ci fosse la guerra civile, strutture statuali, tranne quelle militari e finanziarie, distrutte. Il futuro è l’Africa assieme all’Asia.

Noi siamo vicini, il sud è vicino, ci saranno smottamenti al nord produttivo per agganciarlo alla Lega Anseatica ma VW ieri ha annunciato un piano di crisi e l’auto elettrica sarà la sua tomba. Ha Amburgo, ma la rotta est è chiusa, la rotta ovest è in crisi, Ucraina come via della seta nemmeno a parlarne, rimane la rotta sud ed est, con Turchia in primis.

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Published: 18 September 2023 Created: 11 September 2023 Hits: 145

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agenda17

Nuovi equilibri internazionali

di Sandy Fiabane

Con l’allargamento dei BRICS si va verso un multilateralismo conflittuale, L’Europa è debole, succube delle politiche Usa, e le sanzioni hanno danneggiato noi invece della Russia,secondo l’economista Paolo Pini di Unife

Dagli anni Settanta alcuni grandi Paesi hanno iniziato a non ragionare più in termini di dominanza dell’area atlantica e hanno cercato di costruire alleanze con altri Paesi: la Cina ne è stato il principale esempio, ma prima di lei Giappone, India, Russia e alcuni Stati del Sud America.

Oggi questa situazione presenta una forte instabilità, con un potenziale conflittuale la cui origine risiede proprio nei cambiamenti avvenuti nello scenario internazionale del commercio e della gestione dei flussi finanziari. Quindi a Johannesburg sono successe cose importanti, ma l’origine di tutto va guardata in prospettiva” afferma ad Agenda17 Paolo Pini, docente di Economia politica presso l’Università di Ferrara.

Recentemente si è tenuto a Johannesburg, in Sud Africa, il quindicesimo vertice dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), una partnership di cinque Paesi emergenti che rappresentano oltre il 42% della popolazione mondiale e il 18% del commercio globale.

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Published: 18 September 2023 Created: 11 September 2023 Hits: 157

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lindipendente

Il governo Meloni annuncia l’addio alla Nuova via della seta cinese

di Stefano Baudino

L’Italia si allontana sempre di più dall’influenza economico-commerciale della Cina e giura, per l’ennesima volta, fedeltà a Washington. La premier Giorgia Meloni, in occasione del G20 tenutosi a Nuova Delhi, ha infatti ufficializzato la sua intenzione di archiviare la partecipazione italiana alla “Nuova Via della Seta“, progetto di sviluppo economico condiviso e promosso da Pechino a cui il nostro Paese aveva aderito nel 2019, ai tempi del governo Conte I. Contestualmente, la premier ha sottoscritto l’accordo per il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, che vede anche la firma degli Usa e che il Presidente americano Joe Biden ha definito «un grande investimento».

Era il 2013 quando il presidente cinese Xi Jinping presentò, dalla capitale del Kazakistan Astana, l’intenzione di inaugurare una nuova “cintura economica lungo la Via della Seta”. Un disegno estremamente ambizioso per il Dragone, che ha tuttora l’obiettivo di collegare in un solo grande mercato il continente euroasiatico, facilitando la penetrazione della potenza economica cinese dell’area Mediterranea e del Baltico.

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Published: 17 September 2023 Created: 15 September 2023 Hits: 403

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quadernidaltritempi

Il distruttore di mondi: Oppenheimer secondo Nolan

di Roberto Paura

L’uomo, lo scienziato, l’intellettuale, il pacifista che rese possibile la guerra atomica in un biopic

in rilievo visioni oppenheimer A.jpgProviamo a fare un esperimento mentale, di quelli che gli storici chiamano “storia controfattuale” e gli appassionati di fantascienza “ucronia”. Immaginiamo che la scoperta della fissione nucleare, avvenuta nel 1938 in Germania, non si fosse verificata alla vigilia della Seconda guerra mondiale ma, poniamo, dieci anni prima. Siamo stati abituati a immaginare un mondo in cui Hitler ottiene l’atomica prima degli americani, come quello tratteggiato in L’uomo nell’alto castello di Philip K. Dick (1962) e nella serie televisiva che ne è stata tratta, perché era l’incubo che ossessionava gli uomini di Los Alamos e che anche dopo Hiroshima e Nagasaki li convinse ad aver agito bene: se non lo avessero fatto, se Albert Einstein e Leo Szilard non si fossero impegnati a convincere il presidente Roosevelt a investire nella fabbricazione della bomba, vivremmo – si diceva – in un mondo dominato dal nazismo. Eppure, per quanto a lungo si sia favoleggiato di possibili sabotaggi da parte degli scienziati atomici tedeschi del programma nazista per la bomba atomica, la verità più prosaica era che persino Werner Heisenberg, che ne guidò gli sforzi, si convinse che difficilmente una reazione a catena potesse sostenere altro che un reattore per la produzione di energia, come mostrano anche le registrazioni dei dialoghi dei fisici tedeschi prigionieri a Farm Hall dopo la caduta del Terzo Reich, che mostrano l’incredulità alla notizia dei bombardamenti atomici americani. No, i nazisti non stavano costruendo una bomba e l’idea fu liquidata da Hitler e dal suo ministro degli armamenti Albert Speer come una fantasia da scienziati pazzi.

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Published: 17 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 307

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eticaeconomia

György Lukàcs: Storia e coscienza di classe ha 100 anni. Ma non li dimostra

di Laura Pennacchi

Laura Pennacchi, sullo sfondo di un suo viaggio memorabile a Budapest a fine anni ‘60 per conoscere Lukàcs, ci mostra la perdurante attualità di Storia e coscienza di classe, a 100 anni dalla pubblicazione, restituendoci la figura di un grande maestro e intellettuale. Da tenere a mente ancora oggi: la dimensione spirituale del potere; il ruolo della conoscenza e della soggettività; la progressiva reificazione del sociale e del naturale nel capitalismo, favorita dal convincimento della calcolabilità di tutto, dal dominio dell’economico e dall’alienazione degli individui da sé

7586bcdd7a745d843a3897512742ccdb XL.jpgSono passati cent’anni dalla pubblicazione, nel 1923, di Storia e coscienza di classe di György Lukàcs e a me sembrano un nulla, così come mi sembra un nulla il tempo trascorso da quando scopersi, alla fine degli anni ’60, quella che si era rivelata una delle più controverse, ma anche più influenti, opere del marxismo del Novecento. La sua straordinarietà derivava dal fatto che in quel testo il giovane Lukàcs aveva condensato elementi della comune riflessione con Rosa Luxenburg – la dialettica di movimento e scopi, la coscienza luogo privilegiato di maturazione, la prassi strumento in primo luogo educativo – in una teoria della storia e della società come totalità costruita attorno alla generalizzazione della “forma merce” (dalla cui concettualizzazione rimase influenzato anche l’Heidegger di “Essere e tempo”) e ai processi di “feticizzazione”, “reificazione”, “alienazione” che ne erano scaturiti, dando un rilievo cruciale agli elementi sovrastrutturali rispetto a quelli strutturali e facendo saltare la stessa distinzione tra struttura e sovrastruttura. L’enigma della merce sta nel fatto che un rapporto, una relazione tra persone viene reificata, riceve cioè il carattere della cosalità e quindi “un‘oggettualità spettrale’ che occulta nella sua legalità autonoma, rigorosa, apparentemente conclusa e razionale, ogni traccia della propria essenza fondamentale: il rapporto tra uomini”. Dall’ambito produttivo la struttura di merce si estende all’intera vita della società, diventa una categoria universale dell’essere sociale e le leggi che regolano il mondo delle cose e i rapporti tra le cose “pur potendo a poco a poco essere conosciute dagli uomini si contrappongono ugualmente ad essi come forze che non si lasciano imbrigliare e che esercitano in modo autonomo la propria azione”.

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Published: 17 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 273

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italiaeilmondo

Il disadattamento delle élite occidentali

Intervista a Roberto Iannuzzi

incomprensione 420x280.pngIl sito italiaeilmondo.com ha iniziato a rivolgere quattro domande a Aurelien[1], e continua a proporle, identiche, a diversi amici, analisti, studiosi italiani e stranieri. Oggi risponde Roberto Iannuzzi, che ringraziamo sentitamente per la sua gentilezza e generosità. Roberto Iannuzzi è stato ricercatore presso l’Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo). Il suo ultimo libro, Se Washington perde il controllo. Crisi dell’unipolarismo americano in Medio Oriente e nel mondo, è uscito nell’aprile 2017. Qui il collegamento con la raccolta di tutti gli articoli sino ad ora pubblicati [Giuseppe Germinario, Roberto Buffagni].

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1) Quali sono le ragioni principali dei gravi errori di valutazione commessi dai decisori politico-militari occidentali nella guerra in Ucraina?

Per comprendere quali sono state le ragioni degli errori occidentali (e bisogna distinguere quelli americani da quelli europei) nella crisi ucraina, è necessario partire da una premessa: l’Occidente attraversa una profonda crisi politica, economica, sociale e culturale, il cui spartiacque è rappresentato dal tracollo finanziario del 2008. Se l’11 settembre aveva segnato la crisi “culturale” (se mi si passa il termine) della globalizzazione nell’era unipolare americana, allorché l’omogeneizzazione senza precedenti imposta dal modello globalizzato occidentale aveva ceduto il passo alla logica dello “scontro di civiltà”, il tracollo finanziario del 2008 ha fatto emergere le gravi crepe presenti nelle fondamenta economiche di tale modello. Gli americani escono da quella crisi non solo con una credibilità a pezzi – agli occhi soprattutto del mondo non occidentale – riguardo al loro sistema finanziario ed al modello di globalizzazione da essi propagandato, ma anche con due guerre enormemente dispendiose e fallimentari alle spalle, in Iraq e Afghanistan.

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Published: 17 September 2023 Created: 16 September 2023 Hits: 373

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laboratorio

Le sanzioni e il declino del petrodollaro

di Domenico Moro

L’egemonia degli Usa a livello geopolitico si basa in parte sul fatto che la loro valuta, il dollaro, è moneta di riserva internazionale. Le banche centrali di tutto il mondo, specie quelle estremo orientali e delle petromonarchie arabe, detengono una grande quantità di dollari come riserva da utilizzare in caso di bisogno. In particolare, vengono acquistati dollari sotto forma di titoli di Stato statunitensi, permettendo così agli Usa di indebitarsi a loro piacimento. Un pilastro dell’egemonia del dollaro è il legame con il petrolio, la più importante delle materie prime, che viene venduto in dollari, da cui il termine di petrodollaro. Questo legame, però, recentemente è stato messo in crisi dalle sanzioni che gli Usa hanno messo in atto specialmente contro la Russia in occasione della guerra in Ucraina.

Ma andiamo con ordine e vediamo l’origine del petrodollaro. Nel 1971 il presidente statunitense Nixon aveva sganciato il dollaro dall’oro: i paesi che esportavano negli Usa non avrebbero più avuto la possibilità di essere pagati in oro, convertendo i dollari nel minerale prezioso.

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Published: 17 September 2023 Created: 15 September 2023 Hits: 261

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contropiano2

Si riapre lo scontro sui “Corridoi Strategici”. Competizione a tutto campo

di Sergio Cararo

All’inizio di questo secolo c’è stata la Nuova Via della Seta (BRI) proposta dalla Cina per facilitare gli scambi tra Asia ed Europa. Poi è arrivata “La Via del Cotone” (IMEC) avanzata dagli Stati Uniti in contrapposizione a quella cinese. Adesso, a scombinare le carte, si è inserita la Turchia.

Il presidente turco Erdogan, contrario al piano di un corridoio commerciale che colleghi l’Asia del sud e l’Europa senza passare dalla Turchia, ha rilanciato con un progetto alternativo per collegare Golfo Persico ed Europa. “Lo ho detto chiaramente e lo ripeto: senza la Turchia non si fa nessun corridoio” aveva tuonato Erdogan dopo il recente vertice del G20 a Delhi.

Al G20 i leader di India, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Unione Europea avevano firmato un protocollo di intesa per la realizzazione del progetto denominato India-Middle East-Europe Economic Corridor (Imec). Un progetto sostenuto soprattutto dagli Stati Uniti in antagonismo alla Belt Road Iniziative cinese. Si tratta di un corridoio strategico basato su linee di collegamento marittime e ferroviarie con l’obiettivo di arrivare in Grecia attraverso Emirati Arabi, Arabia Saudita, Giordania e Israele.

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Published: 17 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 257

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marx xxi

G 20 e l’India di Modi: Boom economico, regressione democratica, spazzatura sotto il tappeto

di Maria Morigi

“L’India dà il benvenuto a tutti i delegati al G20. Abbiamo bisogno di un approccio umano-centrico verso ogni sfida”, così il primo ministro Narendra Modi apre i lavori del summit a New Delhi. Macrotemi delle 3 sessioni su cui si confronteranno i leader mondiali: One Earth, One Family, One Future. Peccato manchino Vladimir e Xi a sostenere questa unità di intenti ed obiettivi.

L’ospite India del boom economico riceve attenzione dal business globale. Se nel 1993 il PIL indiano rappresentava solo l’1% di quello globale, da allora si è innescato un trend di crescita che ha avuto picchi dopo la prima elezione di Narendra Modi nel 2014. Oggi l’economia indiana rappresenta il 3,6% del PIL globale, e secondo FMI nel 2028 raggiungerà il 4,2% superando Giappone e Germania (notizie di giugno 2023). Per Goldman Sachs, il PIL dell’India supererà presto quello della zona euro sulla base di un tasso di crescita stimato al 5,8% nei prossimi cinque anni e al 4,6% negli anni Trenta.

Ripercorrendo la carriera di Narendra Modi e del suo partito Bharatiya Janata Party, non sfugge la corsa verso l’aziendalizzazione, la privatizzazione e la progressiva centralizzazione del potere.

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Published: 17 September 2023 Created: 13 September 2023 Hits: 280

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lafionda

L’avvenire degli oppressi

di Lorenzo Serra

L’impossibilità di afferrare alcun anello, fosse anche il più debole, della catena: questa è l’attuale condizione di contrapposizione alla realtà circostante. Ma l’assenza di una forza/cultura politica antagonista non coincide, tuttavia, con l’assenza di sacche di oppressione ed emarginazione – in realtà sempre più consistenti. Da qualche parte, quindi, si deve pur cominciare, tenendo fermo quest’obiettivo da perseguire: il tentativo, cioè, di tramutare l’emarginazione in consapevolezza (coscienza), la coscienza in forza antagonista, la forza antagonista in una montagna che possa, quindi, schiantarsi contro il mondo contemporaneo.

Si dovrebbe, dunque, iniziare dalle domande più semplici, immediate: quale è il male che affligge l’essere umano della nostra epoca? Come si configurano le nuove forme di debolezza, oppressione ed emarginazione? Che tipo di modernità è quella che abbiamo di fronte? Questa nuova declinazione del capitalismo in che modo sta mutando le strutture fondamentali della forma di vita borghese? Come ci poniamo rispetto al problema della totalità del mondo, e dei suoi rapporti di forza?  E, ancora, quali sono le metodologie appropriate, da recuperare, per opporci a quest’epoca?

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