Sinistrainrete 202309-20-19

Tutti gli indici di Sinistra in rete dei giorni 19 e 20 settembre 2023 con i link agli articoli

L’Ucraina è in ginocchio e l’Europa alla canna del gas

Giorgio Monestarolo intervista il gen. Fabio Mini

Conflitto Russia Ucraina gli attacchi in mattinata.jpgLa guerra in Ucraina continua senza che se ne veda la fine. Ma dal febbraio 2022, data di inizio di questa ultima cruenta fase, molto è cambiato, nei luoghi delle operazioni belliche e nello scenario internazionale. Ci sono, al riguardo, analisi critiche anche dall’interno delle forze armate impiegate nei combattimenti. In particolare negli Stati Uniti, ma non solo. Tra le altre spicca, in Italia, quella di Fabio Mini, generale di corpo d’armata a riposo, già capo di stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa e, dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003, comandante delle operazioni di pace a guida Nato in Kosovo, nell’ambito della missione KFOR (Kosovo Force). Mini interviene nel dibattito pubblico da vent’anni (è del 2003 il suo primo libro, La guerra dopo la guerra. Soldati, burocrati e mercenari nell’epoca della pace virtuale, pubblicato da Einaudi) e collabora con varie testate, tra cui Limesla Repubblica e il Fatto Quotidiano. Da ultimo ha pubblicato, per Paper First, Europa in guerra. Sulla situazione dell’Ucraina lo ha intervistato, per Volere la Luna, Giorgio Monestarolo.

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A un anno e mezzo dallo scoppio del conflitto in Ucraina, la guerra sembra essere contenuta a mezzi convenzionali. Secondo molti osservatori, significa che la “deterrenza” sta funzionando, cioè il timore di un conflitto nucleare sta effettivamente mantenendo la guerra entro una cornice gestibile. Nel suo libro, L’Europa in guerra, Lei ritiene invece che la deterrenza non funzioni e che il rischio di una escalation nucleare sia reale.

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Published: 20 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 70

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comuneinfo

Il ponte dell’estrattivismo

di Antudo

366981582 627002672868640 759700481811002192 n.jpgBerlusconi non ha fatto in tempo, non è riuscito a veder posare neppure la prima pietra. Eppure, a dirla con franchezza, se quell’onore – si fa per dire – a qualcuno sarebbe dovuto toccare, è solo per l’ennesima prova di giustizia persecutoria che quel qualcuno non potrà mai più esser lui, il primo tenore tra i cantori delle Grandi Opere per un Grande Paese. In una delle frequenti visite profetiche a Messina, nel lontano 2009, tra l’inaugurazione di un plastico e l’altro, l’Unto del Signore si spinse a dire: “Abbiamo mantenuto l’impegno preso con i siciliani, con i calabresi, con tutto il Sud. Il ponte sullo Stretto da oggi è legge e domani sarà realtà”. È davvero una sorte ria quella che vuole il cavallo di battaglia del cavaliere per antonomasia sia finito oggi nelle mani di una triviale controfigura del tutto incapace di far ridere. Certo, prova a spararle grosse anche lui, quel guitto di quart’ordine: il “ponte degli italiani” sarà “la più grande operazione anti-mafia”. Niente da fare. Dall’ex giovane padano non fuoriesce che una parodia patetica della vecchia inarrivabile canaglia di Arcore che, a suo modo, l’ossessione della gioventù ha cercato di coltivarla fino alla fine dei suoi giorni e che di mafia e antimafia sapeva, lui sì, vita, morte e soprattutto miracoli. In questo articolo, il movimento Antudo sottolinea il carattere estrattivista della grande truffa che Matteo Salvini oggi riprova a cavalcare, armato però solo della consueta rozza propaganda e della bieca retorica che serve a coprire la macchina del bluff di sempre con una dozzina di miliardi.

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L’estrattivismo è una forma di accumulazione del capitale finanziario attraverso l’appropriazione della natura e dei beni comuni per convertirli in beni di consumo. […]

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Published: 20 September 2023 Created: 20 September 2023 Hits: 127

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sinistra

Gomblotto: come le fantasie di complotto alimentano il regime

di Luca Busca

Excusatio non petita, accusatio manifesta

Chiedo venia per l’uso, peraltro occasionale, della prima persona singolare. In un articolo giornalistico questo espediente finisce per svilire la presunta oggettività che l’esposizione di una notizia dovrebbe restituire. Scrivere in prima persona colloca immediatamente l’opera nel mondo immaginario della fantasia o in quello reale dell’espressione di un opinione. Il secondo caso si avvicina molto alla narrazione che segue, racconto che tecnicamente sarebbe stato difficile realizzare in modo impersonale. In secondo luogo, in considerazione della lunghezza quello che segue assomiglia più a un piccolo saggio che a un articolo.

Ciò premesso, questo lavoro costituisce l’epilogo di due articoli da me scritti per Sinistrainrete (divide-et-impera-il-grande-complotto e una-dissidenza-dissennata-dissipa-il-dissenso) in cui esprimevo una forte incredulità in merito a come una larga fetta del dissenso, creato dalla scellerata gestione della pandemia prima e della guerra poi, si perdesse dietro “complottismi” palesemente inesistenti, screditando e indebolendo la diffusione della ribellione. Mi risultava del tutto incomprensibile come si potesse ancora negli anni ’20 del terzo millennio negare l’esistenza di una questione ambientale o, in altri casi, escluderne l’origine antropica per poi imputarla alle scie chimiche chiaramente generate dall’uomo, cadendo nella trappola della reductio ad unum dei cambiamenti climatici. Non ero in grado di decifrare la permanenza del complotto giudaico massonico e del potere occulto del “Deep State” nell’area critica nei confronti del pensiero unico neoliberista. Né come potesse sopravvivere quest’aura destrorsa, conservatrice, tradizionalista e fortemente cattolica in un movimento che si definiva “anticapitalista”.

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Published: 20 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 116

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ilpungolorosso

“No Justice, no Jeeps!”. Sullo sciopero degli operai dell’auto negli Stati Uniti

di Il Pungolo Rosso

Che cosa c’è di rilevante nello sciopero degli operai dell’auto in corso negli Stati Uniti?

Anzitutto lo sciopero. Alla Ford non si scioperava dal 1978… Nelle due grandi agitazioni degli ultimi mesi non si riuscì a far partire lo sciopero: lo sciopero dei ferrovieri fu vietato da Biden, che ora, spettacolo nauseante, s’atteggia a difensore dei lavoratori dell’auto; l’entrata in sciopero dei dipendenti dell’UPS fu evitata da un accordo in extremis con la multinazionale.

Quindi, lo sciopero congiunto degli operai di General Motors, Ford e Stellantis. Nel 2019 c’era stato uno sciopero di 40 giorni alla General Motors che coinvolse 46.000 lavoratori, ma rimase isolato, ed anche quell’isolamento consentì di raggiungere solo dei risultati immediati piuttosto magri – nonostante ciò, costò alla GM un mancato introito di 3,6 miliardi di dollari.

A seguire: i “strong, jubilant pickets“, i forti picchetti pieni di entusiasmo, e la massiccia adesione allo sciopero di operai e operaie.

Ancora: la solidarietà espressa dalla sezione locale 299 dei Teamsters (camionisti) di Detroit che si è impegnata a non forzare i picchetti, e non è la sola.

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Published: 20 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 109

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lacausalitadelmoto

La goccia nel vaso colmo

La Libia e il Sahel

di Alessio Galluppi

Per chi si dovesse domandare perché cresca nel Sahel un moto anti occidentale che attraversa le generazioni più giovani delle masse Africane, che rischia di trasbordare dal Mali, Burkina Faso, Niger, Guinea come una goccia in un vaso colmo.

Qualche intellettuale di buone intenzioni si acconcia la coscienza accennando ai vari “errori” compiuti dagli Europei nel fallimento del post colonialismo in Africa. Errori? Se tali solo successivi e funzionali a dare continuità alla rapina e al saccheggio. Un saccheggio delle sue risorse e della sua forza lavoro, altro che errori.

E di “errori” in “errori”, l’ONU da autentico covo di briganti quale è, ci dice che la tragedia libica – ossia di decine di migliaia di morti travolti dalle acque e dal fango – si sarebbe potuta evitare se la Libia avesse avuto un sistema di allerta meteo e mettere dunque in preallarme la popolazione su l’accaduto definito poi “alluvione”.

Certo, per i briganti Occidentali, si è trattato di alluvione e non di due dighe che sono schiantate all’improvviso.

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Published: 20 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 118

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lantidiplomatico

“L’ultima spiaggia” dell’Europa

di Giuseppe Masala

Vi sono cento porte per entrare in India, e nemmeno una per uscirne.
Ferdinand de Lanoye

Certamente uno dei miei articoli che ha avuto più lettori tra quelli pubblicati da l’AntiDiplomatico è quello intitolato “Con la sola economia non si può capire cosa c’è dietro il MES: l’Italia e il grande gioco globale” (1) e scritto ormai oltre tre anni fa. In questo pezzo delineavo un quadro generale della situazione italiana al di là dunque del piccolo cabotaggio economicista. Il punto forse più importante che ho sottolineato è quello che individua nella centralità mediterranea del nostro paese e nella sua strategicità per aprire le rotte verso l’India che è stata individuata in occidente già da allora come il nuovo El Dorado per le aziende occidentali ormai costrette ad abbandonare la Cina (o quantomeno a diminuire gli investimenti verso l’Impero di Mezzo) a causa della strategia americana di contenimento di Pechino e nota come “Pivot to Asia”.

Alla luce di quanto illustrato dai leader mondiali nell’ultimo G20 svoltosi in India, non mi pare azzardato dire che questo articolo non sia invecchiato male e che anzi si sia dimostrato abbastanza corretto nella sua visione complessiva.

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Published: 20 September 2023 Created: 17 September 2023 Hits: 123

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altrenotizie

La parabola del Dollaro

di Fabrizio Casari

Dal vertice BRICS a Johannesburg, passando per il G20 a Nuova Dheli e terminando con il G77+Cina a L’Avana, il termine “de-dollarizzazione” è entrato ormai nel lessico abituale della politica, soprattutto quando il Sud globale prende la parola. De-dollarizzazione, dunque. Ovvero, riduzione progressiva dell’utilizzo del Dollaro statunitense negli scambi internazionali e nei depositi di riserve strategiche degli stati. Conseguenze? Riduzione dell’influenza degli Stati Uniti nella gestione dell’economia internazionale. La sola ipotesi genera di per sé un cambio epocale negli equilibri economici internazionali. Si parla non a caso di dittatura del Dollaro, proprio per sottolineare l’influenza assoluta dell’utilizzo della Divisa statunitense sull’economia globale. La sua diffusione e le regole per il suo utilizzo, fissate unilateralmente dell’emittente, determinano una pesante ipoteca degli USA sui mercati internazionali, perché attraverso il potere decisionale sull’utilizzo del Dollaro gli USA decidono quali paesi, quando, dove e in quali prodotti possono commerciare, scambiare, investire.

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Published: 19 September 2023 Created: 17 September 2023 Hits: 302

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tempofertile

Crisi e teoria critica. Qualche modesto appunto

di Alessandro Visalli

scacchi.jpgAbbiamo assolutamente bisogno di una nuova teoria critica, che non dimentichi le lezioni dei nuclei più alti della storia delle lotte per l’emancipazione (e per quanto mi riguarda di quelle della vasta e multiforme tradizione marxista, ma si potrebbe aggiungere altro come la lezione della psicoanalisi e le teorie del potere e del conflitto, le migliori riflessioni sulla liberazione, le esperienze anticoloniali, e via dicendo), ma che sia anche all’altezza delle sfide presenti (in primo luogo all’altezza della sfida della rottura di queste tradizioni e del fallimento dei tentativi di ‘mobilitazione liberale’[1]).

Ne abbiamo bisogno perché il mondo è in un agghiacciante labirinto e nessuno riesce a capire in che modo uscirne. Dalla fucina della storia è giunto al presente un groviglio inestricabile di problemi rinviati nel continuo equilibrio dinamico di un sistema sociale che non ha mai cessato di trasformarsi, in modo via via accelerato dalla rottura dell’Antico Regime, ma in realtà sin dall’allargamento commerciale del XV secolo. Nel continuo turbinio della lotta per l’affermazione di gruppi sempre diversi, e dello sviluppo materiale e tecnologico che ha tenuto in tensione costante le élite nazionali e i vari outsider, più o meno locali. Facendo un notevole salto temporale si può dire che, guardandolo con senno di poi, avevamo avuto un trentennio di “quasi calma” nell’immediato dopoguerra. Il compromesso sociale, scaturito dal ricordo delle mobilitazioni operaie e sociali del secolo precedente, e dai milioni di morti ed immani distruzioni delle due guerre, è però alfine crollato sotto la spinta di un mondo che cambiava troppo velocemente. Ancora non abbiamo compreso bene perché.

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Il Digital services act. Addio articolo 21 della Costituzione?

di Carlo Magnani

Digital Services Act MisterGadget Tech.jpgIl 25 agosto è entrato in vigore il Digital Services Act, per ora per le piattaforme online più grandi (quelle con più di 45 milioni di utenti), sino a che sarà applicabile a tutti gli operatori di servizi online a partire dal 17 febbraio 2024. I soggetti interessati sono tutti gli intermediari online, i motori di ricerca e le piattaforme di comunicazione sociale (mercati online, social network, piattaforme di condivisione di contenuti, app store e piattaforme di viaggio e alloggio online) che saranno soggetti a obblighi specifici e crescenti in ragione della dimensione della impresa.

Tanto i lavori preparatori di adozione che l’entrata in vigore sono stati accompagnati da una enfasi – la solita, quando si tratta di prodotti confezionati dalla Unione europea – che non ha lesinato toni entusiastici ed euforici. Finalmente nuove regole e nuovi diritti sul web, maggiore tutela per gli utenti per ciò che attiene la protezione da contenuti illegali (terrorismo, pornografia, truffe online, vendita prodotti pericolosi), dall’incitamento all’odio (ovviamente, immancabile), ma anche da contenuti non illegali ma qualificati come dannosi (la disinformazione).

Il metodo prescelto per attuare tali regole – che rimandano comunque alle legislazioni nazionali per ciò che va considerato illegale, cioè penalmente o amministrativamente rilevante – è quello della co-regolamentazione. Quindi, non una vigilanza esterna da parte di soggetti istituzionali terzi, ma il coinvolgimento diretto delle piattaforme attraverso procedure concertate con organismi tecnici dipendenti direttamente dalla Commissione europea.

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163 viewsDetails Published: 19 September 2023 Created: 11 September 2023 Hits: 253

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guerredirete.png

C’era una volta un chatbot

di Andrea Daniele Signorelli

Joseph Weizenbaum acts out Eliza at a computer with printing output photograph 1966.pngTra i tanti ruoli che ChatGPT ha rapidamente iniziato ad assumere nelle vite dei milioni di utenti che lo utilizzano su base quasi quotidiana, ce n’è uno probabilmente inatteso. Per molti, il sistema di OpenAI con cui è possibile conversare su ogni argomento, e spesso in maniera convincente, è diventato un amico, un confidente. Addirittura uno psicologo. Una modalità non prevista (almeno esplicitamente) da OpenAI, ma scelta da un numero non trascurabile di utenti, che si relazionano a ChatGPT come se davvero fosse un analista. Per impedire un utilizzo giudicato (per ragioni che vedremo meglio più avanti) improprio e pericoloso, OpenAI impedisce al suo sistema di intelligenza artificiale generativa di offrire aiuto psicologico, che infatti di fronte a richieste di questo tipo si limita a fornire materiale utile da consultare. Ciò però non ha fermato gli “utenti-pazienti” che, su Reddit, si scambiano trucchi e tecniche per sbloccare ChatGPT affinché fornisca loro consigli psicologici.

Joseph Weizenbaum e il suo chatbot ELIZA

Un risvolto che potrebbe sorprendere molti. Uno dei pochi che sicuramente non si sarebbe sorpreso e che avrebbe avuto moltissimo da dire sull’argomento è Joseph Weizenbaum, scienziato informatico e docente al MIT di Boston, scomparso nel 2008. Colui che già parecchi decenni prima della sua morte aveva preconizzato – o meglio, affrontato e approfondito in prima persona – molti degli aspetti che portano le persone a relazionarsi in maniera intima con le macchine e le cause di questo comportamento.

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253 viewsDetails Published: 19 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 196

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jacobin

Abolizionismo, femminismo, internazionalismo

di Elisabetta Raimondi

Angela Davis è stata una delle protagoniste della plenaria di Socialism 2023 a Chicago. Qui ha fissato alcuni concetti-chiave per immaginare un’altra società

Dal primo al 4 settembre Chicago ha ospitato Socialism 2023un evento che ogni anno «riunisce centinaia di socialisti e attivisti radicali» per partecipare a conferenze di carattere politico-storico-sociale, a workshop sulle strategie di lotta e organizzative da mettere in atto praticamente e a importanti momenti di condivisione di esperienze di attivismo fatte sul campo da vari movimenti. Tantissimi sono stati i temi trattati, dal marxismo alla storia della working class e delle battaglie socialiste, dalla lotta contro il razzismo a quella per la libertà di genere, dall’intelligenza artificiale alla poetica socialista, dalla distruzione del pianeta ai modi in cui operativamente cercare di fermarla.

Vista la centralità ricoperta da temi quali abolizionismo, carcere e polizia, l’onore della prima plenaria di Socialism 2023 è toccato a quattro note attiviste, tra cui Angela Davis, che negli anni cruciali della pandemia hanno scritto insieme il testo Abolition. Feminism. Now. pubblicato nel 2022 negli Stati uniti e nel marzo di quest’anno uscito in italiano per Alegre.

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196 viewsDetails Published: 19 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 247

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lafionda

Estremismo o razionalità: questione di opinione

di Alberto Bradanini

La trilogia distopica di G. Orwell (1984: la pace è guerra, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza) è divenuta realtà, sebbene con qualche decennio in ritardo rispetto alle previsioni del grande scrittore britannico.

L’impalcatura plutocratica che domina il pianeta accredita la menzogna strutturale del nostro tempo, secondo la quale il cosiddetto Regno del Bene (l’Occidente) combatte quotidianamente per difendere la libertà e democrazia, e non si occupa affatto degli interessi di chi siede in cima alla piramide.

In Italia, il Partito Unico finge di operare come se il Paese fosse davvero sovrano (se invece fosse vero il contrario, gli esponenti del Partito Unico avrebbero gravi deficit cognitivi, e non osiamo crederlo), mentre si occupa sovranamente solo di temi che l’impero egemone reputa di poter lasciare alla sua cura. Gli esponenti di tale Partito (governo e opposizione ne fanno parte a pari merito) mostrano volti arcigni e pensierosi, curvi sotto il peso delle responsabilità di chi deve soddisfare i bisogni del popolo, come se fossero costoro a prendere le decisioni.

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247 viewsDetails Published: 19 September 2023 Created: 17 September 2023 Hits: 169

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lantidiplomatico

“È tempo che il Sud cambi le regole del gioco”

Il G77+Cina chiede la riforma dell’architettura finanziaria globale e la fine delle sanzioni

di Redazione

“È tempo che il Sud cambi le regole del gioco”, è una delle frasi coniate dal Presidente cubano Miguel Díaz-Canel, che ha ospitato per due giorni un centinaio di capi di Stato e di governo nel Palacio de las Convenciones della capitale L’Avana.

Durante l’incontro, i Paesi del G77+Cina (il blocco che rappresenta il nuovo mondo multipolare) hanno concordato sull’urgenza di realizzare un’architettura finanziaria inclusiva.

In vista dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che prenderà il via martedì prossimo, all’Avana molteplici prospettive, culture e voci (Asia, Africa e America Latina e Caraibi) hanno riconosciuto che il Sud globale ha molte sfide da affrontare, ma che insieme possono cooperare su questioni chiave come quella che ha animato l’incontro: lo sviluppo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione.

Un documento finale ha delineato le linee di lavoro da portare avanti fino al prossimo Vertice del Sud Globale, che si terrà l’anno prossimo a Kampala, in Uganda, in cui i membri di questo meccanismo, che comprende 134 nazioni, hanno ratificato la volontà di rafforzare il loro ruolo nell’attuale contesto internazionale.

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169 viewsDetails Published: 19 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 269

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sinistra

La rinuncia all’etica e lo spirito del capitalismo

di Patrizio Paolinelli

Sarà per il clima culturale che c’è oggi in Italia ma è passato praticamente sotto silenzio un libro umanamente e politicamente sconvolgente: Il metodo Giacarta. La crociata anticomunista di Washington e il programma di omicidi di massa che hanno plasmato il nostro mondo (Torino, Einaudi, 2021, pp 340, 30,00 euro). L’autore è Vincent Bevins, un coraggioso giornalista statunitense ottimamente inserito nel circuito della stampa mainstream nord-americana.

Il libro consiste in un’inchiesta durata dieci anni e suffragata da documenti ufficiali, informazioni desecretate, pareri di storici, testimonianze dirette. Dall’inchiesta emerge senza ombra di dubbio che in ventitré nazioni del Terzo mondo la Guerra fredda fu in realtà caldissima causando la morte di milioni di donne e uomini di sinistra per mano diretta e indiretta degli Stati Uniti. Ovviamente il bersaglio principale erano i comunisti e il metodo Giacarta prende il nome dalla strategia di sterminio totale degli avversari politici sperimentata da Washington in Indonesia. Nazione in cui, tra il 1965 e il 1966, fu eliminato dalla faccia della terra il terzo più grande partito comunista del mondo, che all’epoca contava circa tre milioni di iscritti. Possono sembrare tanti, ma all’epoca l’Indonesia contava circa 200 milioni di abitanti.

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