Sinistrainrete 202309-28-27

Tutti gli indici di Sinistra in rete dei giorni 27 e 28 settembre 2023 con i link agli articoli

Published: 28 September 2023 Created: 26 September 2023 Hits: 12

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rossellafidanza

Un anno di bugie sul Nord Stream

di Seymour Hersh

L’amministrazione Biden non ha riconosciuto la propria responsabilità nell’attentato al gasdotto né lo scopo del sabotaggio

1281412e 0c36 4333 8b9f 9bee9cceb751 2032x1192Non so molto delle operazioni segrete della CIA – nessun estraneo può farlo – ma so che la componente essenziale di tutte le missioni di successo è la totale negabilità. Gli uomini e le donne americani che si sono mossi, sotto copertura, dentro e fuori la Norvegia nei mesi necessari per pianificare e portare a termine la distruzione di tre dei quattro gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico un anno fa, non hanno lasciato alcuna traccia – nemmeno un accenno all’esistenza della squadra – se non il successo della loro missione.

La negabilità, come opzione per il presidente Joe Biden e i suoi consiglieri di politica estera, era fondamentale. Nessuna informazione significativa sulla missione è stata inserita in un computer, bensì digitata su una Royal o forse su una macchina da scrivere Smith Corona con una o due copie carbone, come se Internet e il resto del mondo online non fossero ancora stati inventati. La Casa Bianca era isolata dagli avvenimenti nei pressi di Oslo; i vari rapporti e aggiornamenti dal campo venivano forniti direttamente al direttore della CIA Bill Burns, che era l’unico collegamento tra i pianificatori e il presidente, il quale autorizzò la missione il 26 settembre 2022. Una volta completata la missione, i fogli dattiloscritti e i carboni sono stati distrutti, senza lasciare alcuna traccia fisica, nessuna prova che possa essere dissotterrata in seguito da un procuratore speciale o da uno storico presidenziale. Si potrebbe definire il crimine perfetto.

C’era una falla, un divario di comprensione tra coloro che hanno portato a termine la missione e il Presidente Biden, sul perché avesse ordinato la distruzione degli oleodotti quando l’ha fatto. Il mio rapporto iniziale di 5.200 parole, pubblicato all’inizio di febbraio, si concludeva in modo criptico citando un funzionario a conoscenza della missione che mi diceva: “Era una bella storia di copertura”. Il funzionario ha aggiunto: “L’unico difetto era la decisione di farlo”.

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Published: 28 September 2023 Created: 27 September 2023 Hits: 21

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comedonchisciotte.org

Contro l’Imperialismo, anche se tricolore!

di Konrad Nobile

nobile 2 684x430.jpegDue rivendicazioni di molti attuali movimenti italiani di “dissenso” sono l’uscita dell’Italia dalla NATO e la chiusura delle basi americane presenti da decenni sul suolo nazionale, tributo da pagare per la sconfitta nella seconda guerra mondiale (il tentativo della borghesia italiana voltagabbana di salire sul carro dei vincitori con l’armistizio dell’8 settembre 1943, pietra tombale della sovranità italiana, non ci esentò dal pagamento di tale tributo). Tali rivendicazioni sono sacrosante, essendo intollerabile ed umiliante pensare al fatto che la terra in cui viviamo sia sotto occupazione da parte di truppe forestiere in armi, che nei nostri cieli decollino velivoli stranieri portatori di morte, da noi [1] e soprattutto altrove [2], e che la penisola italica venga pericolosamente usata come grande deposito per le armi (anche nucleari [3]) della più grande potenza globale.

Se tuttavia abbondano astio e critiche alla presenza americana in Italia non altrettanto si può dire su un altro tema collegato e sul quale diffusamente si tace: l’imperialismo italiano.

Lo Stato Italiano, stando ai dati ufficiali, dispiega attualmente circa 7.300 suoi militari in 24 paesi [4], dando un enorme contributo attivo a quelle missioni internazionali che non sono altro che operazioni di occupazione e brigantaggio imperialista, retoricamente edulcorate con definizioni come “peacekeeping” o “missioni umanitarie”.

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Published: 28 September 2023 Created: 25 September 2023 Hits: 38

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linterferenza

Managerialità sociale. Il caso Kasselakis

di Ferdinando Pastore

Il neoliberalismo è in crisi. Non è riuscito a compiere quel miracolo promesso, quell’equilibrio spontaneo derivato dallo sprigionamento della creatività o dal coraggio individuale. Troppo evidente appare la distanza tra chi ha saputo cogliere le occasioni prodotte dalla grammatica di mercato rispetto alle mentalità arcaiche e ottuse impantanate nei grovigli novecenteschi della richiesta di protezione sociale. Questo ritornello è piuttosto in voga negli ultimi anni, soprattutto dopo la nebbia pandemica. E se da un lato è vero che il modello economico/sociale mostra le crepe della propria ideologica irrazionalità non riuscendo a garantire lo sviluppo annunciato, è altresì vero che l’immaginario neoliberale, la sua pedagogia antropologica è più viva che mai.

Non sorprende affatto dunque che al vertice di Syriza in Grecia, partito della sinistra radicale formatosi a contestazione delle politiche di austerità imposte dalla celebre troika, sia stato eletto l’imprenditore ed ex trader di Goldman Sachs, Stefanos Kasselakis. Con la sua storica affermazione “la società non esiste” Margaret Thatcher non intendeva semplificare un concetto ribadendo superate considerazioni del liberalismo classico sull’indifferenza dei pubblici poteri rispetto all’iniziativa privata; voleva molto di più.

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Details Published: 28 September 2023 Created: 24 September 2023 Hits: 51

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ilchimicoscettico

Fallimenti politici e politiche fallimentari

di Il Chimico Scettico

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/20/dopo-il-covid-va-constatata-la-mancanza-di-dialogo-da-sinistra-e-questo-per-due-motivi/7295702/

Chi voleva ragionare sugli effetti delle chiusure sulla società, nei termini di ampliamento delle diseguaglianze e quindi delle sofferenze per l’intera collettività, così come chi ha sollevato il problema delle discriminazioni con l’arrivo del green-pass, è stato qualificato come integralmente “reazionario” senza alcun approfondimento delle obiezioni sollevate.

Ma non c’è solo questo. Noi individuiamo anche un’altra dinamica profonda, che interessa strutturalmente le cosiddette sinistre, quelle riformiste subalterne al neoliberismo e quelle antagoniste minoritarie. Crediamo che, per spiegare i molti errori compiuti in merito alla questione sindemica, sia necessario invocare un meccanismo di compensazione psicologico.

Un pregevole seminario residenziale organizzato questo settembre da LABOSS (Laboratorio su salute e sanità), con presenti personalità rilevanti come Nicoletta Dentico e Silvio Garattini, nonostante un’impostazione complessiva assai condivisibile, centrata sull’urgenza di proteggere il servizio sanitario nazionale dall’attacco a cui è sottoposto da anni e sulla necessità di rilanciare la ricerca e l’intervento pubblici per limitare lo strapotere delle case farmaceutiche, segnala ancora la difficoltà, e persino la ritrosia, a esprimere parole nette e inequivoche sugli errori fatti dalle istituzioni nella gestione autoritaria della pandemia/sindemia.

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Published: 28 September 2023 Created: 22 September 2023 Hits: 102

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lantidiplomatico

Bundesbank: la Germania deve ridimensionare la propria relazione con la Cina

di Giacomo Gabellini

In un suo recentissimo rapporto, la Bundesbank sostiene che l’eccessiva dipendenza dal commercio con la Cina sta facendo vacillare il “modello di business del Paese”, già messo sotto stress dagli alti prezzi dell’energia e dalla penuria di manodopera adeguatamente qualificata.  A destare particolare preoccupazione in seno all’apparato dirigenziale della Banca Centrale tedesca sono soprattutto le «crescenti tensioni geopolitiche e i rischi associati, che devono spingere le aziende e la classe politica a ripensare la struttura delle catene di approvvigionamento e l’ulteriore espansione degli investimenti diretti in Cina». La quale, con il 6% sul totale registrato nel 2022, si è classificata al terzo posto – alle spalle di Stati Uniti e Lussemburgo – nella graduatoria delle principali destinazioni degli investimenti diretti delle aziende tedesche. Una percentuale tutto sommato contenuta, ma pressoché doppia rispetto a quella registrata nel 2010, e di gran lunga più elevata in alcuni settori critici come quello automobilistico (30%). Allo stesso tempo, le importazioni dalla Cina soddisfano il fabbisogno nazionale tedesco di matrie prime, beni intermedi, beni strumentali e semilavorati nella misura del 29% e le aziende tedesche si affidano agli approvvigionamenti cinesi hanno generato il 25% tutte le vendite nel settore manifatturiero, mentre l’export verso l’ex Celeste Impero copre “appena” il 3% del valore aggiunto tedesco.

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Published: 28 September 2023 Created: 28 September 2023 Hits: 143

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sinistra

A.I. e vita umana

di Paolo Bartolini

Mentre attendo con curiosità e impazienza la traduzione italiana del nuovo libro di Miguel Benasayag dedicato all’“intelligenza” artificiale (il titolo della prima edizione in spagnolo, di prossima uscita, è illuminante: L’intelligenza artificiale non pensa. E il cervello neanche), mi soffermo sul compito della filosofia rispetto alla fascinazione crescente che l’AI esercita sull’opinione pubblica. Indubbiamente le conseguenze della diffusione dei programmi di “intelligenza” artificiale saranno notevoli, soprattutto sul versante del lavoro e dell’occupazione. Non vi è dubbio, inoltre, che sul piano della creazione dei contenuti assisteremo a una pletora di stimoli artificiali in ogni campo della conoscenza. Quale posizione etica adottare dinnanzi a questi rivolgimenti epocali che promettono di impattare massicciamente sulla nostra realtà quotidiana? Ecco, la filosofia mi pare possa aiutarci a non affrontare questo passaggio in modo superstizioso e a porci delle domande all’altezza della sfida. Questo le macchine non possono farlo davvero: interrogarsi con inquietudine, porre domande sensate e attivare il pensiero critico, sono atteggiamenti mediati dal linguaggio che riguardano un vivente impegnato nel mondo, incapace di prevedere ogni sviluppo degli eventi sul pianeta, preso tra memoria e oblio, sapere della morte e aspirazione a una vita piena.

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Published: 27 September 2023 Created: 20 September 2023 Hits: 289

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chartasporca

Educazione e violenza: parliamone. Alcuni elefanti nella stanza

di Andrea Muni
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La morale insegnata senza precauzioni diventa una cattedrale deserta che [gli educati] temono, e di cui spaccano le vetrate, in spregio a questa vita collettiva che li esclude
(F. Deligny)

Che sorpresa! La gente – repressa, isolata, stordita da droghe legali, inselvatichita dallo sfruttamento e da tre anni di reclusioni – è “tendenzialmente” più infelice e più violenta

Sembra difficile negare che dal presunto ritorno alla normalità post-covid gli episodi di violenza siano in drammatico ed esponenziale aumento. Dai dati Eurispes del 2022 sui crimini violenti a quelli di Federfarma sull’abuso diffuso di psicofarmaci (per tacere di alcol e droghe), arrivando fino alle aberranti notizie della recentissima attualità, sono fin troppi gli indicatori di una vera e propria escalation. Non si tratta di allarmismo, ma dell’urgenza di inquadrare un fenomeno che, purtroppo, non si esaurirà nel giro di qualche mese. La violenza di genere, purtroppo sempre in auge, è senza dubbio l’ambito in cui ne vediamo emergere il lato più spaventoso, frequente e giustamente mediatizzato. Un secondo importante ambito di esacerbazione della violenza riguarda invece la zona grigia delle lesioni personali – dai furti violenti alle estorsioni, dalla gelosia (non solo sentimentale, ma anche in famiglia, tra compagni di lavoro o tra amici) alle aggressioni per futili motivi, dalle risse al bar o in discoteca ai litigi tra vicini e automobilisti per precedenze o parcheggi “rubati”. In terzo luogo troviamo il dato sugli omicidi volontari e preterintenzionali rilasciati dal Viminale il 23 luglio di quest’anno, che segnala un incremento del 4%.

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Published: 27 September 2023 Created: 18 November 2022 Hits: 203

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gyorgylukacs

Dialettica dell’irrazionalismo

di Enzo Traverso

Da Dialettica dell’irrazionalismo. Lukács tra nazismo e stalinismo, Ombre Corte, Verona 2022

follia 1024x1024.jpgParadossalmente, ciò che manca ne La distruzione della ragione è l’irrazionalismo nazista. Dopo aver dedicato centinaia di pagine a spiegare come la maggior parte delle correnti della filosofia tedesca si fossero così profondamente allontanate dall’eredità dell’Aufklälrung, il libro non cerca di studiare la loro incorporazione in una nuova forma razzista e imperialista di irrazionalismo. Non dedica alcun capitolo alla Weltanschauung nazista, che viene quasi ignorata ad eccezione, come abbiamo visto, di alcune citazioni tratte da Der Mythus des zwanzigsten Jahrhunderts di Alfred Rosenberg. Lukács insiste fin dall’inizio sul fatto che, invece di seguire una dinamica interna e “immanente”, la storia dell’irrazionalismo dovrebbe essere messa in relazione con alcune tendenze strutturali del capitalismo tedesco, ma non sembra molto interessato ad analizzare il modo in cui nichilismo, anti-umanesimo, razzismo, nazionalismo e imperialismo siano infine confluiti in una nuova ideologia sincretica. Egli segue il percorso del razzismo europeo da Gobineau a Rosenberg, passando per Gumplowicz, Woltmann e Chamberlain, cioè da un razzismo contemplativo a un razzismo “rigenerativo” che accoglieva le istanze del darwinismo sociale, ma non esamina la nascita di una nuova teoria razziale fondata sul “nordicismo”, l’eugenetica e una nuova concezione geopolitica – biologista e vitalista – dello “spazio vitale” (Lebensraum). Così, i nomi di Hans Günther, il pensatore ufficiale del razzismo nazista (Rassenkunde), Karl Haushofer, il geografo che teorizzò l’espansionismo tedesco in Europa orientale, e Friedrich Ratzel, il geografo del XIX secolo che forgiò il concetto di “spazio vitale”, non appaiono nel libro di Lukács.

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Published: 27 September 2023 Created: 25 September 2023 Hits: 369

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contropiano2

L’auto occidentale batte in testa. E in ritirata…

di Francesco Piccioni

La crisi di un sistema diventa evidente quando, di fronte a qualsiasi problema, le scelte che si possono fare sono tutte sbagliate.

Prendiamo ad esempio il mercato dell’auto, merce-pivot che capitalismo occidentale per tutto il Novecento e fino ai giorni nostri. Merce centrale per molte ragioni: ha fatto da “motore” per una marea di attività economiche, sia industriali (accessori, riparazioni, ecc.), che artigianali (meccanici, gommisti, carrozzieri, elettrauto, ecc.) o nei servizi (assicurazioni, documentazione, contenziosi legali, ecc.).

Merce centrale anche per l’immaginario, in quanto rendeva esemplarmente concreto il mito della “libertà individuale” assicurata solo dal capitalismo e dalla proprietà privata. E pazienza se la “pratica” quotidiana di quel mito era realizzabile solo se si aveva il reddito per pagare le rate, il bollo, la manutenzione, l’assicurazione… e il pieno di benzina.

Per assolvere a questa funzione strategica – economica, politica, ideale – doveva necessariamente essere una merce di massa, disponibile praticamente per chiunque (secondo la grande intuizione di Henry Ford), con prezzi ampiamente differenziati a seconda della classe sociale (dalla Panda alla Ferrari), e con un vastissimo mercato dell’usato per renderla accessibile anche ai redditi più bassi.

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Published: 27 September 2023 Created: 24 September 2023 Hits: 229

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altrenotizie

Sanzioni, le guerre non dichiarate

di Fabrizio Casari

Nel quadro delle strategie di sovversione e destabilizzazione per efficientare ulteriormente il suo egemonismo, da decenni Washington utilizza sistematicamente le sanzioni, sia generali che mirate, destinate a colpire i paesi che non cedono la loro sovranità e le loro risorse agli USA. Questi vengono definiti paesi ostili, con la fabbricazione ad hoc di accuse mai esibite o palesemente false; dal Nicaragua a Cuba, dall’Iraq alla Siria, dall’Iran alla Russia, la storia abbonda di esempi.

Dalla caduta del campo socialista, che diede inizio alla globalizzazione, l’utilizzo delle sanzioni è aumentato esponenzialmente, arrivando al 121% rispetto a quante in vigore nel mondo bipolare. Oggi colpiscono 9765 persone con provvedimenti selezionati, 17 Paesi con provvedimenti mirati e 6 con misure generali; un totale di 23 paesi, circa il 72% della popolazione, oltre il 30% del PIL del pianeta.

Si narra che sarebbero una alternativa alla guerra, quando è ormai dimostrato che, in molti casi, ne sono solo il preludio. Nelle guerre di Quarta e Quinta generazione, le sanzioni sono, al pari della comunicazione e della diplomazia, uno strumento di affiancamento alle operazioni militari e la gerarchia di utilizzo di questi ambiti non è rigida, bensì soggetta alle condizioni sul campo.

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Published: 27 September 2023 Created: 24 September 2023 Hits: 217

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marx xxi

Il modello americano che ci piace. Editoriale

di Marco Pondrelli

Il 20 settembre Clara Mattei, del cui ultimo lavoro ci siamo occupati in passato, ha dedicato un interessante articolo apparso su ‘il fatto quotidiano’ alle lotte operaie in corso negli Stati Uniti d’America. Shawn Fain è stato eletto segretario del sindacato United Auto Workers su posizioni radicali, nell’articolo si può leggere che le battaglie coinvolgono 150 mila lavoratori di Ford, Stellantis e General Motors, la piattaforma non lascia dubbi sul significato di questa lotta, si chiede: ‘un nuovo contratto di 32 ore settimanali; la fine dei sistemi salariali a due livelli in cui i nuovi assunti vengono pagati molto meno per svolgere lo stesso lavoro; un aumento dei benefici per i pensionati; ripristino degli aumenti per l’adeguamento al costo della vita; tutele per la sicurezza del lavoro; e soprattutto un aumento di paga del 40% in 4 anni’.

Negli ultimi 4 anni il compenso degli amministratori delegati è aumentato del 40% mentre il salario solo del 6%, sono dati in linea con gli andamenti politico-economici degli ultimi 30 anni, vale per gli USA come vale per l’Italia, con una considerevole percentuale del PIL (circa il 10%) che si è spostata da salari e stipendi a rendite e profitti.

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Published: 27 September 2023 Created: 23 September 2023 Hits: 239

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lantidiplomatico

Lotta di classe in Italia? Una pennellata degli ultimi 50 anni

di Sergio Calzolari

Pubblico la recensione di Sergio Calzolari, manager, al mio libro 50 anni di guerra al salario, che ringrazio [pc]

Il libro di Pasquale ha un pregio importante. E vado subito al punto. Pasquale è coerente. E questo per me è più che sufficiente oggi.

Non si vende. Non cambia idea. Non si muove come una foglia al vento.

La sua dote é quella di un pittore. Con poche pennellate poetiche sa indicare uno stato. Una sensazione. Sa evocare una visione del mondo.

Il titolo del libro NON lo condivido affatto.

Mi rendo conto che oggi conta anche il marketing. Ma non ne condivido la iperbole, soprattutto in un tempo, nel quale la vera guerra fa migliaia di morti ai confini europei.

Si è dato scontro sociale in Italia, ma mai guerra di classe o di altro tipo. Il realismo è sempre la base di ogni analisi teorica. La politica forse necessita di toni forti.

Ma la teoria no, o almeno non dovrebbe.

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