Published: 06 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 85
Le spiacevoli implicazioni della crescita trainata dal turismo
di Salvatore D’Acunto
Immaginate di vivere in un Paese dotato di una robusta struttura industriale. Senza esagerare con l’immaginazione, niente di fantascientifico. Non stiamo parlando di giganti della moderna tecnologia come NASA, Apple o Google, né di aziende in grado di realizzare fatturati multimiliardari. Parliamo di un tessuto di unità produttive di dimensioni piccole e medie, animate da imprenditori competenti e ingegnosi. Imprese a volte molto innovative, ma anche fragili. Non di rado sottocapitalizzate. Magari bisognose di protezione per crescere e consolidarsi, ma in ogni caso un tessuto industriale in grado di garantire un contributo rilevante all’occupazione e di permettere alla gran parte della popolazione di vivere dignitosamente.
Un giorno arrivano in visita alcuni pezzi grossi delle principali istituzioni di governance continentale, con al seguito economisti e banchieri di fama mondiale. Si fanno un giro di perlustrazione, raccolgono dati, fanno un po’ di calcoli e alla fine sputano un’infausta diagnosi. Vi dicono che impiegate male le vostre risorse. «State sbagliando strada, non è così che vi arricchirete». A voi, che per la verità nei trenta anni precedenti vi siete arricchiti molto senza alcun bisogno dei loro consigli, ma che per motivi misteriosi coltivate da tempo un profondo complesso di inferiorità, non sembra vero di avere l’occasione per farvi spiegare dal Gotha della politica e della finanza internazionale che cosa è meglio per voi.
I vostri blasonati ospiti vi spiegano che l’industria non è la vostra vocazione produttiva, che dovete lasciarla fare a chi la sa e può fare meglio.
Published: 06 October 2023 Created: 06 October 2023 Hits: 63
Presentata all’ONU la Mappa geopolitica delle “sanzioni”
di Geraldina Colotti
Ottimamente rappresentata da una delegazione di alto livello, diretta dall’ambasciatore all’ONU, Samuel Moncada, dal ministro degli Esteri, Yvan Gil e dal viceministro per le Politiche anti-bloqueo, William Castillo, la Repubblica bolivariana del Venezuela ha illustrato all’Assemblea generale dell’Onu la Mappa geopolitica delle sanzioni. Un lavoro di ricerca formalizzato nell’ambito della Legge antibloqueo e che si va ampliando. Ora, il Venezuela ha deciso di mettere la Piattaforma a disposizione dell’ONU (che considera illegali le misure coercitive unilaterali), affinché ogni organismo, ogni paese, ogni giornalista, ogni politico o ogni ricercatore possa cogliere natura e portata di queste armi di nuovo tipo, utilizzate dall’imperialismo per imporre il proprio predominio alle nazioni considerate più deboli, abusando del controllo esercitato dagli Usa sul sistema economico-finanziario mondiale.
Il dibattito si è svolto come parte dell’agenda di eventi paralleli della 78ma Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che si è conclusa a New York il 26 di settembre, e che ha discusso intorno al tema: “Ricostruire la fiducia e riattivare la solidarietà mondiale: Accelerare le azioni nel quadro dell’Agenda 2030 e dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibili fino al conseguimento della pace, della prosperità, del progresso e della sostenibilità per tutti”. In questo scenario, il Gruppo di Amici in Difesa della Carta dell’ONU, ha organizzato l’importante dibattito sulle “sanzioni”.
Il Gruppo si è formato a partire da un’iniziativa del Venezuela presso l’ONU, messa in moto nel 2020 insieme alle delegazioni di Bolivia, Cina, Cuba, Iran, Siria e Russia, alla quale si sono successivamente aggiunti altri Stati di diverse regioni del mondo.
Published: 06 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 116
Newsweek: dalla Germania i veri rischi per il mondo
di Piccole Note
Il Nord Stream 2, il crimine ignorato. Dopo il sabotaggio la Germania ha iniziato a inviare armi. La crisi teutonica e la Repubblica di Weimar
La Germania sta crollando e ciò avrà conseguenze nefaste per l’Occidente. Questo in estrema sintesi quanto scrive su Newsweek lo storico tedesco Tarik Cyril Amar, docente presso all’Università di Koç, Istanbul, secondo il quale, piuttosto che dalla Russia e dalla Cina, l’Occidente dovrebbe guardarsi da un pericolo più prossimo.
“In realtà”, scrive infatti Amar, “è probabile che i maggiori problemi [per l’Occidente] arriveranno dall’interno e ancora una volta dalla Germania”, già protagonista di due guerre mondiali.
“Si sono registrate molte critiche per il tardivo sostegno tedesco all’Ucraina”, scrive ancora Amar, ma ora Berlino è la più ingaggiata nel conflitto, sia nell’inviare armi e a livello di finanziamenti, sia come retorica incendiaria. Ma “la perfetta adesione della Germania alla politica occidentale nei confronti di Russia e Cina ha un prezzo inquietante”, avverte Amar.
Published: 06 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 103
Morire per centimetri in Ucraina
di Caitlin Johnstone – ConsortiumNews
Proprio adesso circola un grafico straziante che mostra i cambiamenti quasi microscopici avvenuti quest’anno in prima linea nella guerra in Ucraina, nonostante la morte continua e la distruzione.
La grafica proviene da un articolo del New York Times intitolato “Chi sta guadagnando terreno in Ucraina? Quest’anno, nessuno”, che alla fine arriva a riconoscere che la Russia ha effettivamente guadagnato più terreno dell’Ucraina nel 2023, nonostante la tanto pubblicizzata controffensiva di Kiev, iniziata a giugno.
“Se si sommano i guadagni di entrambe le parti, la Russia ora controlla quasi 200 miglia quadrate di territorio in più in Ucraina rispetto all’inizio dell’anno”, riferisce il Times.
Come ha notato “Left I on the News” su Twitter , ciò contraddice l’affermazione del titolo in un altro articolo del New York Times pubblicato la scorsa settimana sotto il titolo “L’Ucraina ha guadagnato terreno”. Ma c’è ancora molta strada da fare. “
Published: 06 October 2023 Created: 01 October 2023 Hits: 114
Il mondo è di chi fa progetti
Quindi non è nostro
di Pierluigi Fagan
Pochi mesi dopo l’inizio del conflitto russo ucraino, postai articoli con dichiarazioni molto ben argomentate di Zelensky, nei quali il nostro dichiarava che l’Ucraina sarebbe diventata “l’Israele d’Europa”.
Si riferiva all’idea che, finito il conflitto (era da poco iniziato, ma lui pensava già al “dopo”), Kiev sarebbe diventata un polo tecnologico grazie a investimenti esteri (occidentali), lanciando così una Ucraina 2.0 nel futuro dell’info-digitale-globale. Per la verità già c’era una storia poco illuminata di fabbriche di biotecnologie soprattutto americane (con dietro storie ancora più oscure in cui si diceva coinvolto il figlio di Biden) dislocate nel paese che, prima della guerra, era noto per essere fuori dal novero dei paesi civili e democratici, come sancito dal Democracy Index del the Economist da qualche anno.
Lo stesso “inner circle” di Zelensky, di cui alcuni rappresentanti abbiamo apprezzato nei talk italici, era composto da giovani rampanti, anglofoni, poco più che trentenni, allevati nelle università angloamericane. Giovanotti e giovanotte perfettamente in linea culturale con questa idea di una Nuova Ucraina che tramite il bagno di sangue, sarebbe transitata da “stato fallito” a punta di lancia info-tecnica dell’Occidente intero. Tanto al fronte mica ci andavano loro.
Published: 05 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 566
Il primo e l’ultimo
di Enrico Tomaselli
Se Russia e NATO si possono considerare player dello stesso livello (e quindi il conflitto in atto può essere definito come simmetrico), le concezioni strategiche di fondo sono antitetiche, e affondano le proprie radici nelle differenze storico-culturali che contraddistinguono le parti. Sotto questo profilo, quindi, si può senz’altro affermare che il conflitto è assolutamente asimmetrico. E questo rende tutto più complicato.
Si sta facendo sempre più strada, tra gli osservatori politici e militari occidentali, la convinzione che la guerra ucraina sia a un punto di inflessione strategico [1], insomma a un punto di svolta, oltre il quale le cose cambiano. “In questo punto di svolta, i leader più abili e creativi riconoscono e accettano questa sfida, facendo progredire le loro organizzazioni per affrontarla. I leader rigidi, esitanti o avversi al rischio non accettano la sfida, portando all’irrilevanza e, in ultima analisi, al fallimento della loro organizzazione” [2].
La questione veramente importante è che, ovviamente, superato il punto di svolta le cose possono andare appunto sia bene che male, tutto dipende dalle scelte assunte dalla leadership. Ed in questo momento, le leadership occidentali non sono univocamente coese e concordi sulla rotta da seguire. Per quanto l’esigenza di sganciarsi in qualche modo dalla precipitosa corsa verso il disastro sia sempre più forte, l’idea che si possa in qualche modo ribaltare lo stato delle cose è dura a morire; e quindi, la propensione a mantenere l’investimento sull’Ucraina resta al momento predominante.
Published: 05 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 283
Marcuse nell’Antropocene. Alcune note su guerra, ecologia e rivoluzione
di Luca Mandara
se non ci lavorate fin da ora, non avrà luogo fra 75 anni, non avrà luogo tra 100 anni, non avrà luogo affatto
(Marcuse, Lezioni parigine del 1974)
1. Padre dell’Eco-Marxismo
Sfatato da qualche anno il “mito” di un capitalismo green capace di conciliare la crescita del PIL con la sostenibilità ambientale, il movimento ecologico sembra orientarsi sui temi della “giustizia climatica”, legando questione ambientale e questione sociale e scontrandosi con quei governi che fino a pochi anni fa non disdegnavano di cooptarne i leader alle famigerate Conferences of Parties sul clima (COP)[i].
Mi sembra lecito ipotizzare che buona parte dell’incredibile successo riscosso dall’eco-marxista Kohei Saito sia dovuto anche allo sviluppo di una maggiore coscienza socialista nel mainstream ecologista, così come, a sua volta, la maggiore coscienza ecologica sta contribuendo a sdoganare la proposta di un Degrowth Communism, impensabile fino a qualche anno fa.
Si è creata un’atmosfera positiva, insomma, anche per ritornare su autori del passato che, precorrendo i tempi, nel bel mezzo del consenso bipartisan verso il «modernismo tecnologico» osavano criticarlo. È il caso di Herbert Marcuse, a cui viene attribuita una delle prime «critiche ecologiche del capitalismo» per le sue radicali prese di posizione contro il produttivismo di entrambi i blocchi e per il concetto di natura come una «non-identità»[ii], limite ultimo ai fini di appropriazione.
Published: 05 October 2023 Created: 02 October 2023 Hits: 703
Mentre lo stolto guarda l’Esselunga, in Grecia…
di Andrea Zhok*
Tra una dotta disquisizione sulla pubblicità dell’Esselunga e l’altra qualcuno avrà notato cosa sta accadendo in Grecia.
Ricordo che la Grecia è il paese che è stato “salvato” dalla Troika, è stato salvato così efficacemente che un decimo della sua popolazione, praticamente tutta la generazione più giovane, è emigrata all’estero, e che tutte le principali fonti di reddito diverse dal turismo sono passate in mani estere (porto del Pireo ai cinesi, sistema aeroportuale ai tedeschi, ecc.). Dal “salvataggio” il paese non si è più ripreso, rimanendo uno sterminio di serrande chiuse, di pensionati alla fame e di “working poors”.
Non sono mancati naturalmente alcuni brillanti commentatori economici, soprattutto tra i nostri esperti a molla, che hanno plaudito la ripresa del PIL greco, ignorando o fingendo di ignorare che con i maggiori cespiti in mano estera, il fatto che il prodotto interno cresca non significa affatto che la ricchezza nazionale cresca (il PIL calcola solo ciò che è prodotto all’interno dei confini del paese, anche se poi i relativi profitti vengono drenati all’estero).
Published: 05 October 2023 Created: 01 October 2023 Hits: 376
La manovretta del moscardino
di Leonardo Mazzei
Autunno, cadono le foglie. E una dopo l’altra cadono pure le promesse meloniane, esito scontato del “cambiamento” più conservatore della pur lunga storia dell’italico trasformismo.
Fin qui nulla di imprevisto. E’ la solita italietta double face, dove il medesimo servilismo per i padroni al di sotto e al di sopra delle Alpi, si colora in due modi diversi per pronunciare l’identico “signorsi”. Signorsi, siamo al governo per servirvi. Tranquilli, che nulla avete da temere.
L’unica differenza sta nei toni. Quando il signorsi viene dalle parti di Piddinia city, inclusi quelli pronunciati dai tecnocrati che lì risiedono con la patente di “salvatori della patria”, quell’affermazione risuona perfino soave, tanto è naturale sulla bocca di chi la pronuncia. Quando viene invece dagli sguaiati strillatori del populismo de noantri che fu, sempre si avverte qualcosa che stride. Nella sostanza il loro signorsi è sempre puntuale, ma viene pronunciato con l’intonazione di chi vorrebbe incolpare gli altri delle conseguenze del proprio agire.
Published: 05 October 2023 Created: 30 September 2023 Hits: 277
L’inflazione dei padroni colpisce ancora
di coniarerivolta
Da ormai diversi mesi si parla insistentemente di inflazione. Esperti e presunti tali ci spiegano quale sarebbe la loro soluzione ideale, mentre i governi che si susseguono, prima quello di Draghi e ora quello di Giorgia Meloni, elargiscono miserrime mancette, perseguendo al contempo un unico obiettivo: la difesa dei profitti. Al di là di questo rumore di fondo, però, l’inflazione è un fenomeno dannatamente concreto e materiale, con ripercussioni evidenti sulle condizioni materiali di lavoratrici e lavoratori.
Infatti, se da un lato essa può essere il sintomo di un elevato livello del conflitto di classe, nel quale la classe lavoratrice dimostra di avere la forza per proteggere il suo salario dall’aumento dei prezzi o addirittura di essere capace di ottenere aumenti dei salari reali, dall’altro può avere ripercussioni drammatiche sulla distribuzione del reddito, erodendo in maniera significativa il salario reale, se l’aumento dei prezzi riguarda le merci o le materie prime importate e avviene in un contesto in cui il potere contrattuale dei lavoratori e la loro combattività risultano già erosi.
Published: 05 October 2023 Created: 29 September 2023 Hits: 347
Il controllo della narrazione e la (de-)formazione della coscienza umana
di Alberto Bradanini
Dopo “La trilogia distopica: estremisti e razionali dei nostri tempi”, l’ex ambasciatore Alberto Bradanini ci segnala un’altra gemma pubblicata oggi anche da La Fionda. “Il potere non risiede in chi dispone di denaro, soldati o armamenti (tutto ciò è di risulta), ma nel controllo della narrazione”, scrive Bradanini. E chi oggi controlla la narrazione dei nostri tempi si affida ad agenzie che modificano gli algoritmi di social e browser, decidendo quello che potete o non potete leggere durante la giornata
Più si getta uno sguardo critico nelle intercapedini del potere, più si diviene consapevoli del dominio di una narrazione esterna sia alla logica che all’esperienza dell’essere umano. Più si penetra nella cupezza di tali labirinti, più si comprende che l’obiettivo di tale narrazione è la (de-)formazione della coscienza umana. Sono pochi a vantare un’esperienza personale degli eventi riverberati dalla Macchina della Propaganda. La rappresentazione del mondo e la coscienza dell’io sono percorsi fabbricati al di fuori di noi. Essi invadono la nostra mente dopo aver valicato filtri, pregiudizi, cliché cognitivi e distorsioni, lasciando sul cammino l’essenziale.