Newsletter Sinistrainrete 20231119

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Nicola Casale: Palestina, cuore del mondo

sinistra

Palestina, cuore del mondo

di Nicola Casale

1.49597.jpgLa Tempesta di Al Aqsa ha provocato molti turbamenti sia in quel che resta della sinistra anti-capitalista sia in molti militanti che avevano conservato sulla pandemia una lucidità di classe. Una vera e propria Sindrome di Hamas, come la definisce questo articolo https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/26619-raffaele-tuzio-la-sindrome-di-hamas.html che ne descrive brillantemente sintomi ed effetti. C’è effettivamente da interrogarsi su come mai soggetti che hanno rifiutato di dare credito a ciascuno dei dettagli politico-mediatici-scientifici agitati per gestione pandemica, vaccini, ecc. abbiano preso per buoni tutti i dettagli informativi tesi a dimostrare che l’azione della resistenza palestinese non fosse altro che un terroristico massacro di civili (ulteriore prova di come il problema non sia dell’informazione in sé, ma di come si crede in ciò in cui si ha bisogno di credere, in ragione della propria condizione materiale, di coscienza, ecc. che non è solo la condizione di classe, ma anche l’ambito generale sociale, economico, politico in cui si vive: tanto per dire, anche i giovani palestinesi che vivono da noi si alimentano della nostra stessa informazione, dei social, ecc., eppure ne traggono conclusioni diametralmente opposte e vanno in pazza a rivendicare con veemenza free Palestine… pur non essendo militanti di Hamas e senza necessità di prenderne le distanze).

Come ben detto nell’articolo, se anche si fosse trattato solo di un atto terroristico non avrebbe, in nulla, cambiato l’ordine dei problemi, ossia quelli di un popolo costretto a reagire, spesso con atti disperati (che solo tali solo per l’enorme asimmetria di armamenti), a una lunga, sistematica, brutale oppressione che non conosce limiti di alcuna natura. Ma non di questo si è trattato, bensì di una vera e propria operazione militare, fatta con i mezzi poverissimi che è possibile reperire nel quadro spaventoso di controllo militare e di intelligence esercitato da Israele, e messa in atto da tutti i gruppi di resistenza tranne Al Fatah.

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Carlo Formenti: Preve a dieci anni dalla morte

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Preve a dieci anni dalla morte

Luci e ombre di un’eredità

di Carlo Formenti

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e il 68.jpegIl decennale della morte è uno stimolo per ragionare sul lascito di Costanzo Preve in merito all’attualità di Marx e del suo pensiero. In questo articolo mi occupo di tre testi, La Scuola di Francoforte, Adorno e lo spirito del Sessantotto (Opere, vol. III ; Shibboleth, Roma 2023), La filosofia imperfetta. Una proposta di ricostruzione del marxismo (Franco Angeli, Milano 1984, prossimamente ripubblicato da Shibboleth) e “Demos e Libertà” un articolo apparso sulla rivista “Eretica”. Ho strutturato l’articolo in cinque paragrafi dedicati, rispettivamente, al rapporto fra Preve e Lukács, alla critica del postmodernismo, alla critica della sinistra, al presunto idealismo di Marx, ai limiti del pensiero sociologico e politico di Preve.

Preve e Lukács

Preve è uno dei pochi filosofi italiani che abbia colto la portata del contributo dell’ultimo Lukács, raccolto nei quattro volumi della Ontologia dell’essere sociale (1). Negli anni Ottanta e Novanta – allorché la cultura neoliberale celebrava il funerale del comunismo – i marxisti ortodossi, ridotti a un manipolo di nostalgici, associavano il filosofo ungherese quasi esclusivamente a Storia e coscienza di classe (2), opera giovanile parzialmente ripudiata dall’autore (3), al contrario di Preve, il quale aveva capito il potenziale dirompente dell’Ontologia, un’opera monumentale che faceva giustizia dei dogmi del “materialismo storico e dialettico” senza accodarsi al liquidazionismo eurocomunista, mentre cercava di ridefinire e attualizzare le linee fondamentali del pensiero marxiano, sfrondandole dagli equivoci associati a certi “regimi narrativi” – così li definiva Preve (4) – presenti in alcune opere dello stesso Marx.

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Clara Statello: “Chi vuoi spianare?” Quello che pensano i familiari degli ostaggi israeliani del governo Netanyahu

lantidiplomatico

“Chi vuoi spianare?” Quello che pensano i familiari degli ostaggi israeliani del governo Netanyahu

di Clara Statello

Per Gil Dikman il governo israeliano è troppo impegnato a distruggere Gaza, per riportare a casa i suoi parenti, ostaggi di Hamas. Lunedì, durante un’audizione in commissione parlamentare del “Forum sulle famiglie rapite e scomparsi”, ha tenuto un appassionante e duro intervento rivolto all’ex ministro Galit Distel Atbaryan, per un post pubblicato su X il primo novembre, in cui l’esponente del Likud definiva i palestinesi “dei mostri” e chiedeva di cancellare, annientare e spianare Gaza.

“I miei cugini sono lì. Ci sono bambini, ebrei e arabi. Chi vuoi spianare? Gli esseri umani che hai abbandonato [gli ostaggi NdR], gli esseri umani che vivono sotto un regime assassino [i palestinesi sotto Hamas NdR] sono quelli che vuoi spianare? Basta con gli slogan. Prendetevi cura della vita perché c’è vita a Gaza”.

I familiari degli ostaggi sembrano essere consapevoli del fatto che i furiosi slogan di odio e vendetta del governo di Benjamin Netanyahu siano solo propaganda di guerra. I loro cari sono stati abbandonati da Israele e forse stanno morendo non per mano di Hamas, ma sotto le bombe dell’esercito che dovrebbe salvarli.

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Antonio Mazzeo: Guerra russo-ucraina e bombardamenti a Gaza. L’Italia è cobelligerante

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Guerra russo-ucraina e bombardamenti a Gaza. L’Italia è cobelligerante

di Antonio Mazzeo

La fratricida guerra russo-ucraina e le stragi di civili palestinesi a Gaza. Una spirale di morte e distruzione che potrebbe condurre allo scoppio di un conflitto mondiale globale. E nucleare. Una sequela di inauditi crimini contro l’umanità a cui crediamo di assistere come spettatori impotenti ma innocenti. L’Italia, il suo territorio e le forze armate sono però direttamente coinvolti, cobelligeranti, in violazione della Costituzione e senza che il governo avverta il dovere di informare il Parlamento e la popolazione.

Agli italiani è stato detto solo che inviamo armi alle forze armate ucraine per “resistere” all’offensiva dei carri armati del Cremlino. Top secret però la quantità, la tipologia e il loro valore mentre non c’è paese della NATO che non abbia fornito in tempo reale dettagli sui sistemi bellici consegnati alle autorità di Kiev. Eppure alle frontiere con Ucraina e Russia abbiamo schierato un migliaio di militari e centinaia di mezzi pesanti dell’Esercito, navi della Marina e i cacciabombardieri di quarta e quinta generazione dell’Aeronautica.

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Redazione – Francesco Schettino: E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso

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E’ morto il compagno Gianfranco Pala, un marxista rigoroso

di Redazione – Francesco Schettino

E’ deceduto dopo una lunga malattia il compagno Gianfranco Pala. 83 anni, economista e studioso marxista tra i più rigorosi. Per anni ha curato la pubblicazione della rivista “La Contraddizione” che è stata un punto di riferimento, analisi e documentazione marxista.

Negli anni Novanta ci siamo confrontati spesso in forum pubblici con Gianfranco Pala facendo tesoro di alcune sue tesi come la lettura della crisi capitalistica dei primi anni ‘70 come crisi tuttora irrisolta. Ed anche dei suoi lavori sul rapporto tra Stato ed economia. Non sempre siamo giunti alle medesime conclusioni, ma è stato sempre un confronto di merito e di valore, utilissimo per rielaborare un punto di vista comunista che cercasse di stare all’altezza, appunto, della “contraddizione”.

Sulla vita e il contributo di Gianfranco Pala pubblichiamo un ricordo curato da Francesco Schettino che lo ha affiancato per anni e ha collaborato all’esperienza della rivista “La Contraddizione”.

Alla sua compagna di sempre, Carla Filosa, e alla figlia giunga l’abbraccio della nostra redazione.

* * * *

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Il Chimico Scettico: Si sapeva che era politica, ora è nero su bianco

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Si sapeva che era politica, ora è nero su bianco

di Il Chimico Scettico 

Come riportato negli stralci pubblicati negli ultimi giorni, si legge che il 6 aprile del 2020 Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e allora portavoce del Comitato Tecnico Scientifico istituito durante la dichiarata emergenza legata al Sars-Cov2, manda dei grafici e dei dati a Roberto Speranza, allora Ministro della Salute, circa l’andamento epidemico positivo nel Paese per concordare la linea da adottare. In quel periodo la discussione prevedeva la possibilità, sulla base dei dati scientifici in possesso al CTS, di riaprire alcune attività dopo mesi di lockdown, la cui fine sarebbe arrivata un mese dopo. Speranza risponde a Brusaferro dicendo: «Domani tieniti sulle curve all’inizio [intese quelle del contagio, ripetute con bollettino giornaliero]. Poi vediamo domande. Due avvertimenti: 1) tutto quello che direte può finire fuori alla stampa. 2) se vogliamo mantenere misure restrittive conviene non dare troppe aspettative positive». A queste parole, Brusaferro risponde: «Ok. Quindi niente modelli come quello che ti ho mandato. Ci raccordiamo domani. Buonanotte». Dopo che, il giorno dopo, il Presidente dell’ISS e membro del CTS aveva svolto il compito dettato da Speranza, l’ex Ministro della Salute scrive: «Ottimo. Tenete duro ora». Brusaferro risponde in cerca di conferma: «Sufficiente?». Speranza ribadisce: «Ottimo». Brusaferro interroga Speranza sulla linea da tenere: «Glielo diciamo? Che prevediamo sempre la chiusura?». Speranza sentenzia: «Si. Chiaramente».

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Alba Vastano: ‘Gli Immorali’

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‘Gli Immorali’

recensione di Alba Vastano

Affiora nell’evolversi della storia, abilmente raccontata dall’autore, il male di vivere delle identità fragili, sconfitte dalla fine di una storia di lotte e di ideologie in cui, in un tempo passato, credevano. Una storia , fatta di lotte per i diritti e contro l’arroganza del potere. Una storia che si è ripiegata su se stessa, lasciando oggi un forte senso di sfiducia in chi ha vissuto quell’epoca con la speranza di un cambiamento.

La storia ha a che fare con la lettura di una trama nascosta che esiste nella nostra società e che è fortissima nella nostra città, è consolidata e molto forte, ma apparentemente invisibile e vive attraverso personaggi come l’avv. Lo Presti che ha il volto dei rispettabili.. ” (Fabio Nobile)

Avvincente come può essere un giallo, condito di noir, l’opera prima letteraria di Fabio Nobile. La lettura del romanzo ‘Gli Immorali’ scorre via con un ritmo sempre più incalzante, man mano che le pagine si susseguono, portando il lettore a coinvolgersi emotivamente preso da un’irrefrenabile voglia di conoscere il finale della storia. Il giallo c’è tutto, il noir pure. Cosa ne sarà dell’ingenuo Cesare Sensibili, il protagonista della vicenda? Chi, infine, sta tramando al fine di stringerlo in una morsa infernale da cui non potrà liberarsi? E il domandone di rito: Chi è l’assassino? Chi ha ucciso l’avvocato Lo Presti, personaggio ambiguo del Testaccio (ndr, quartiere storico della Roma antica, diventato in seguito il quartiere simbolo della classe operaia)? E chi ha tramato dietro le quinte di questa oscura vicenda?

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Enrico Tomaselli: Due guerre

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Due guerre

di Enrico Tomaselli

22Conflitto Israele Hamas Aggi scaled 1Quella che si combatte in Ucraina, e quella che si sta combattendo in Palestina, non sono semplicemente due guerre che oppongono l’occidente collettivo al mondo multipolare, ma sono in effetti osservabili come due battaglie di una medesima, grande guerra globale, nella quale la declinante egemonia statunitense si confronta con le potenze emergenti. Un conflitto destinato a durare ancora anni, e che sarà segnato da nuove ‘battaglie’, in differenti quadranti dello scacchiere mondiale.

* * * *

Forse per la prima volta dal 1945, il cosiddetto occidente collettivo si trova a dover affrontare due guerre significative nello stesso momento. Si tratta di una situazione già di per sé eccezionale, ma lo è ancor più in quanto il mondo occidentale sta attraversando una fase a dir poco complicata, e in cui sicuramente la sua potenza (non solo militare) viene apertamente messa in discussione e sfidata, da parte di più attori sulla scena internazionale. E per quanto, soprattutto negli ambienti anglo-americani, una lunga dimestichezza con la geopolitica e le strategie globali dovrebbe aiutare a leggere correttamente la fase, ciò sembra invece non accadere. O quanto meno, non del tutto.

Dal punto di vista dell’occidente, infatti, sembra che – semplicemente – una guerra rimuova l’altra. Archiviata di fatto quella in Ucraina, data sostanzialmente per persa e comunque ormai fonte più di imbarazzo e fastidio, Stati Uniti e NATO sembrano essersi gettati sulla (rinnovata) guerra israelo-palestinese, con lo stesso entusiasmo dei primi mesi in Ucraina.

Anche se per il momento a sostenere economicamente Israele sono soltanto gli USA, mentre i paesi europei si limitano a un supporto politico totale e incondizionato [1], è evidente che l’onda lunga di questa guerra finirà per investire ancora una volta proprio questi ultimi.

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Lorenzo Palaia: Il marxismo-keynesismo di Giovanni Mazzetti: una proposta per uscire dalla crisi

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Il marxismo-keynesismo di Giovanni Mazzetti: una proposta per uscire dalla crisi

di Lorenzo Palaia

marx keynes capitalismo 2014.jpgL’ esegesi e la sintesi tra il pensiero di Marx e quello di Keynes, per mano del già professore di economia presso l’università della Calabria Giovanni Mazzetti, non costituiscono un’oziosa operazione speculativa ma vogliono rispondere ai problemi concreti con cui la nostra società si trova a confrontarsi quotidianamente, cruccio di tanti intellettuali: perché questa disoccupazione e stagnazione strutturali continuano senza soluzioni, nonostante i tanti tentativi di mettervi mano? Perché le nostre società dei paesi sviluppati sono in una crisi che, nonostante i tentativi di dissimulazione, non è affatto contingente e sembra non presentare sbocchi? L’immagine eloquente in quarta di copertina del libro di Mazzetti, Dieci brevi lezioni di critica dell’economia politica, pubblicato dal sempre attento e interessante editore triestino Asterios (con cui l’autore ha pubblicato diversi altri libri), raffigura un robot alla catena di montaggio che licenzia il lavoratore umano e ne prende il posto. Si tratta del problema epocale con cui economisti e sociologi si trovano a dover fare i conti, dai quali l’autore prende ad esempio alcuni argomenti tipici – tra gli altri le tesi di Riccardo Staglianò, Domenico De Masi e Yuval Noah Harari – per confutarne le diverse impostazioni finora adottate. Sintetizzando, potremmo dire che l’atteggiamento più errato è quello di chi non concepisce affatto il problema perché non ne vede la novità: per costoro, l’innovazione tecnologica si trova oggi a produrre ciò che ha fatto sempre, distruzione di posti di lavoro e creazione di nuovi; così il capitalismo si auto-riprodurrebbe sempre ponendo esso stesso le condizioni per uscire dalle crisi in cui si caccia, che sono dunque in ogni caso crisi congiunturali.

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Vincenzo Comito: L’Unione europea verso l’irrilevanza economica?

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L’Unione europea verso l’irrilevanza economica?

di Vincenzo Comito

3 Il vincolo esterno il vincolo
europeo.jpgL’UE dovrebbe indirizzare la propria azione al mondo multilaterale. Prevale la tendenza a rinchiudersi nel campo atlantista, come mostrano le vicende russo-ucraina e israelo-palestinese, usate per far prosperare l’industria delle armi.

Nel testo che segue cerchiamo di analizzare con qualche dettaglio la situazione e le prospettive economiche dei paesi facenti attualmente parte dell’Unione Europea, concentrandoci comunque soltanto su alcuni aspetti della questione. Il quadro appare, almeno a chi scrive, allarmante e senza grandi prospettive.

La competizione mondiale sulle tecnologie avanzate

Un’analisi svolta dall’Australian Strategic Policy Institute (Hurst, 2023), con il sostegno del Dipartimento di Stato statunitense, ha analizzato di recente la posizione competitiva dei vari paesi del mondo nel campo delle tecnologie avanzate. In 37 dei 44 settori analizzati nella ricerca la Cina è il paese guida, superando anche gli Usa, che mantengono il primato soltanto in 7 settori. Nessuno degli altri paesi, compresi quelli europei, ha una posizione di leadership in qualcuno di essi. Il paese asiatico tende a posizionarsi, secondo lo studio, come la superpotenza scientifica e tecnologica principale del mondo. La Cina genera da sola all’incirca il 50% del totale mondiale degli articoli scientifici ad alto impatto. Può darsi che lo studio, per alcuni aspetti, sovrastimi la dominazione cinese, ma in ogni caso esso fotografa una situazione corretta nelle grandi linee, in particolare in relazione al ruolo dei paesi europei.

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Mario Lombardo: USA, la crociata di Trump

altrenotizie

USA, la crociata di Trump

di Mario Lombardo

A meno di un anno dalle elezioni americane, il candidato con le maggiori probabilità di entrare alla Casa Bianca nel gennaio 2025 continua a essere l’ex presidente repubblicano, Donald Trump. Nelle recenti uscite pubbliche, quest’ultimo è tornato a spingere sulla retorica anti-comunista e a ostentare inclinazioni ultra-autoritarie, con più di un riferimento diretto ai topoi hitleriani. Il pericolo dello scivolamento nel fascismo degli Stati Uniti non è una questione di questi mesi, come hanno dimostrato, tra l’altro, i precedenti della stessa presidenza Trump. Tuttavia, i preparativi per l’instaurazione di una dittatura più o meno “soft” da parte dell’ex presidente sembrano avvenire alla luce del sole e nel silenzio quasi assoluto della stampa ufficiale e, soprattutto, dei principali responsabili dell’apparizione e del ritorno prepotente del “fenomeno Trump”, ovvero l’amministrazione Biden e il Partito Democratico americano.

Nel fine settimana in New Hampshire, Trump è stato protagonista di uno dei discorsi più aggressivi degli ultimi tempi, nel quale ha minacciato esplicitamente l’arresto o l’eliminazione fisica dei suoi rivali politici.

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Paolo Ferrero: Salvini fa la guerra allo sciopero per depistare il dibattito sul governo (che ha fallito)

fattoquotidiano

Salvini fa la guerra allo sciopero per depistare il dibattito sul governo (che ha fallito)

di Paolo Ferrero

La protervia con cui Salvini a nome del governo Meloni attacca lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil definisce bene le caratteristiche del governo: dopo aver vinto le elezioni trasformando in capri espiatori i migranti, nel primo anno è stata la volta dei percettori del reddito di cittadinanza e adesso delle organizzazioni sindacali – quando fanno il loro mestiere – e dei lavoratori e lavoratrici che lottano. Il tipo di argomentazione è simile: i migranti ci tolgono il pane di bocca, i disoccupati sono dei poltronai che vogliono vivere alle spalle degli altri e i lavoratori che scioperano sono cicale che vogliono fare il weekend lungo sulle spalle dei “cittadini”.

Tutte queste motivazioni sono false e pretestuose banalmente perché uno sciopero lo paga chi lo fa e perché è evidente che i lavoratori dei trasporti e dei servizi di emergenza – che sono al centro della discussione sulla regolamentazione dello sciopero – lavorano normalmente anche il sabato e la domenica. Il governo però usa ugualmente queste fandonie per due ragioni di fondo.

La prima è spostare il centro del dibattito: il governo vuole che si discuta se un lavoratore che fa sciopero è un fannullone, non del completo fallimento dell’azione del governo.

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Il Pungolo Rosso: Riyad: i falsi amici della causa palestinese

ilpungolorosso

Riyad: i falsi amici della causa palestinese

di Il Pungolo Rosso

Si è concluso a Riyad il vertice congiunto fra Lega Araba e Organizzazione della Cooperazione Islamica: all’ordine del giorno era ovviamente il massacro dei Palestinesi di Gaza a opera delle forze armate israeliane – con l’appoggio determinante di Stati Uniti, Unione europea, Italia. Una riunione “d’emergenza” che si è tenuta dopo ben 35 giorni di massicci bombardamenti sulla Striscia e che l’Arabia Saudita avrebbe voluto posporre di altre settimane, senza tuttavia riuscirvi. I servizi di sicurezza, infatti, avevano messo in guardia il regime sulla marea montante delle proteste e dell’indignazione popolare, circostanza che ha consigliato di non tirare troppo la corda e accelerare i tempi del summit.

A quanto si può comprendere dai resoconti dei media, la montagna ha partorito il topolino. Anzi, neanche quello, ma solo una carrellata di roboanti dichiarazioni contro Israele, seguite da un nulla di fatto concreto. La stampa main stream da un lato sottolinea il sostanziale fallimento del vertice, dall’altro enfatizza la costruzione dell’asse arabo-islamico come nemico mortale di Israele, nel tentativo di trovare una giustificazione in più all’azione criminale dello stato sionista.

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Chris Hedges: L’orrore, l’orrore

comedonchisciotte.org

L’orrore, l’orrore

di Chris Hedges

Gli attacchi genocidi di Israele, che uccidono centinaia di palestinesi al giorno, tra cui circa 160 bambini, si sono estesi al bombardamento dei restanti ospedali di Gaza

DOHA, Qatar: sono nello studio del servizio arabo di Al Jazeera e sto guardando una diretta da Gaza City. Il reporter di Al Jazeera che si trovava nel nord di Gaza, a causa dell’intenso bombardamento israeliano, è stato costretto a evacuare nel sud di Gaza. Ha lasciato indietro la sua telecamera. L’ha puntata sull’ospedale Al-Shifa, il più grande complesso medico di Gaza. È notte. I carri armati israeliani sparano direttamente verso il complesso ospedaliero. Lunghi lampi rossi orizzontali. Un attacco deliberato a un ospedaleUn crimine di guerra deliberato. Un massacro deliberato dei civili più indifesi, compresi i malati e i neonati. Poi il segnale si interrompe.

Siamo seduti davanti ai monitor, in silenzio. Sappiamo cosa significa: niente corrente, niente acqua, niente Internet, niente forniture mediche. Ogni neonato in incubatrice morirà. Ogni paziente in dialisi morirà. Tutti i pazienti in terapia intensiva moriranno. Tutti quelli che hanno bisogno di ossigeno moriranno. Tutti quelli che hanno bisogno di un intervento chirurgico d’emergenza moriranno.

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Giacomo Gabellini: La diaspora dei palestinesi di Gaza nelle parole dell’ex vicedirettore del Mossad (e parlamentare)

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La diaspora dei palestinesi di Gaza nelle parole dell’ex vicedirettore del Mossad (e parlamentare)

di Giacomo Gabellini

Abbiamo già trattato in maniera approfondita l’anatomia dell’operazione Spade di Ferro condotta da Israele nella Striscia di Gaza, cercando di interpretarla e dedurne le finalità alla luce di documenti strategici come quello redatto nel 1982 dall’analista israeliano Oded Yinon, di quello stilato dal Ministero dell’Intelligence israeliana e di quello pubblicato dal centro studi israeliano Mizgav. Sono molti i fattori che inducono a ritenere che l’obiettivo perseguito dalla classe dirigente israeliana consista nello svuotamento della Striscia di Gaza in vista della sua incorporazione nello Stato israeliano, e nell’annessione più o meno concomitante della Cisgiordania, previa colonizzazione della stessa attraverso la moltiplicazione degli insediamenti facilitata dal trasferimento del controllo sui territori occupati dall’autorità militare a quella civile. Il tutto, beninteso, in perfetta armonia con uno dei punti programmatici stabiliti dal governo guidato da Benjamin Netanyahu all’atto dell’insediamento, in cui si afferma che «il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e inalienabile sull’intera Terra d’Israele. Il governo promuoverà e svilupperà gli insediamenti in tutte le parti della Terra d’Israele: Galilea, Negev, Golan, Giudea e Samaria».

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