Eugenio Donnici: Tutti giù per terra
Tutti giù per terra
Salario minimo versus riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione
di Eugenio Donnici
Premessa
Di tanto in tanto, anzi molto sporadicamente e con scarsa visibilità, riappare il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Il 24 settembre scorso, il Manifesto, con un titolo ad effetto, “Facciamola breve”, riporta il tentativo del sindacato Ig Metall di rimettere al centro il Kurzarbeit, il “lavoro breve”, cioè una settimana lavorativa di quattro giorni, senza decurtare il salario. In realtà, è stata ripresa la proposta di Hoffman, leader dell’Ig Metall, quando nel 2020, in piena pandemia, si accarezzò l’idea che per salvare migliaia di posti di lavoro nell’industria dell’auto, era necessario ridurre la settimana lavorativa. A distanza di tre anni, la potenza di quell’idea è scemata ed ha indossato le vesti, ha assunto la concezione, di un esperimento laboratoriale. Il management dell’azienda Intraprenör, con sede a Berlino, ha avviato il progetto pilota, godendo dell’appoggio del maggiore sindacato tedesco, che fa parte del Comitato consultivo, e dell’organizzazione internazionale Four Day Week Global. Quest’ultima organizzazione, come ci fa notare Lucia Conti, (1) mette in evidenza i successi derivanti da questo genere di sperimentazioni in Gran Bretagna, sottolineando non solo i benefici per i dipendenti (maggior tempo libero, riduzione dei problemi di salute e di stress), ma addirittura anche un aumento dei profitti, con valori che hanno raggiunto il 36%. (2)
Se è vero che in altri paesi europei ci troviamo di fronte a tentativi sperimentali (isolati) per affrontare il problema della riduzione dell’orario di lavoro, cosa accade in Italia?
Massimiliano Calvo: La violenza imperialista d’Israele, la sua crisi politica e morale e la lotta di Resistenza del popolo palestinese
La violenza imperialista d’Israele, la sua crisi politica e morale e la lotta di Resistenza del popolo palestinese
di Massimiliano Calvo*
“La realtà ci dice che Israele si sta logorando, che è in atto un costante processo di deterioramento della connessione sociale, che lentamente ma inesorabilmente l’entità sionista occupante si sta disgregando. Hanno trovato sulla loro strada un popolo che è Resistente da sempre, da ancor prima della Nakba del 1948, da fine ‘800 con le occupazioni inglesi e francesi, dalle quali è derivata la mentalità coloniale dei sionisti”
Il 7 ottobre 2023 la Resistenza Palestinese, per la prima volta dalla Nakba del 1948, quando i 2/3 del popolo palestinese fu cacciato e deportato dalla sua terra, ha attaccato l’entità sionista occupante il territorio palestinese. Mai prima di allora i guerriglieri avevano agito se non in risposta ad azioni di uccisioni e repressioni del popolo effettuate dall’esercito occupante.
La Lotta di Liberazione della Palestina prende forme finora sconosciute.
Si tratta di una novità assoluta che ha colto di sorpresa i soldati sionisti ed ha evidenziato alcuni fattori che smascherano la falsità dell’idea di invincibilità dell’esercito sionista, che evidenziano la sua vulnerabilità, che mostrano al mondo la codardia dei suoi soldati e che fotografano nitidamente la similitudine tra esercito sionista e nazisti ucraini quando, in risposta alle azioni di guerriglia della Resistenza Palestinese, assassina e massacra in maniera indiscriminata la popolazione civile, a Gaza come in Cisgiordania, nella totale e complice indifferenza dei governi degli stati dell’Occidente.
Paolo Di Marco: Note sulla nuova guerra americana
Note sulla nuova guerra americana
di Paolo Di Marco
1- ∂F, TF9
Durante la guerra contro il Daesh gli americani hanno sperimentato e usato tattiche nuove, centrate sulla minimizzazione della presenza diretta e quindi delle perdite dei loro soldati. E questo ha portato all’impiego di nuovi tipi di armi e anche un nuovo tipo di organizzazione.
Le armi:
-droni (comandati da specialisti situati in basi negli Stati Uniti)
-cannoni a lunga gittata a tiro rapido (obici da 11 m)
-aerei da battaglia (caccia) con equipaggio
Queste armi e la mancanza delle truppe di terra con la loro classica struttura rendevano obsoleta la forma gerarchica solita, centrando tutto su una unità mobile di racolta informazioni, selezione dei bersagli e comando delle armi, tutti integrati.
Alessandro Bianchi: Elena Basile: “Viviamo come in un film hollywoodiano demenziale nell’indifferenza di un’opinione pubblica addomesticata”
Elena Basile: “Viviamo come in un film hollywoodiano demenziale nell’indifferenza di un’opinione pubblica addomesticata”
di Alessandro Bianchi
“In politica estera le classi dirigenti hanno le mani che grondano sangue”. Inizia così il suo discorso l’Ambasciatrice Elena Basile nella conferenza “La nuova scacchiera” alla Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio a Roma, organizzata dalla Casa Del Sole TV.
“Viviamo come in un film hollywoodiano demenziale dove assistiamo alla costante decontestualizzazione del fenomeno, le cause storiche e politiche spariscono, non ci sono più gli elementi culturali per analizzare il conflitto. Lo scontro diventa etico, religioso – bene contro il male – il nemico demonizzato nell’indifferenza di un’opinione pubblica addomesticata”, sottolinea. Una costante è l’Hilterizzazione del nemico. “Putin è il male assoluto. Hamas non è più un’organizzazione di liberazione della Palestina che pratica la lotta armata ma è il diavolo in terra”, prosegue l’Ambasciatrice secondo la quale laddove si annulla lo scontro politico e questo diventa etico, religioso, la mediazione semplicemente non esiste. “La pace è la vittoria totale sulla Russia. Fino all’ultimo ucraino”. “Sconfiggere Hamas fino all’ultimo palestinese”.
Il Pungolo Rosso: A Gaza, genocidio fa rima (anche) con profitto
A Gaza, genocidio fa rima (anche) con profitto
di Il Pungolo Rosso
Il colonialismo d’insediamento da cui lo “Stato ebraico” è nato e l’espansionismo senza limiti che gli è connaturato hanno da tempo dato vita a partiti e movimenti messianici e ultrasionisti, largamente presenti nella società israeliana e maggioritari soprattutto negli avamposti coloniali stabiliti nei territori occupati. Queste formazioni politiche, parte integrante del governo Netanyahu, non fanno mistero di considerare l’intera Palestina storica come loro di diritto e di lavorare affinché i Palestinesi siano definitivamente espulsi con ogni mezzo per costruire il Grande Israele (o la Giudea).
Ilan Pappé, nell’articolo che abbiamo ripreso pochi giorni fa (**), ne parla con la consueta chiarezza a proposito dei “due pilastri” su cui si fonda Israele. Uno di essi, quello “morale”, è stato messo alla prova dalla incessante resistenza palestinese e ha mostrato più volte, e tanto più dal 7 ottobre, la sua inconsistenza e la ferocia del suo vero volto. L’ha mostrato, ovviamente, solo a coloro che hanno occhi per vedere, e che non confondono la dominazione coloniale esercitata dagli apparati di oppressione sionisti sulle masse palestinesi con gli scontri che gli Stati borghesi, grandi e piccoli, conducono incessantemente sul mercato mondiale per regolare con la forza – economica, politica, diplomatica e militare – le reciproche “sfere d’influenza”.
Cosimo Scarinzi: Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte
Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte
Note a margine su sciopero e rivolta
di Cosimo Scarinzi
Joshua Clover: Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte, trad. Lorenzo Mari – Meltemi 3 febbraio 2023
Come a volte avviene, la lettura di un testo che appare interessante e impegnativo stimola riflessioni sulle questioni che il libro tratta in direzioni diverse da quanto il testo stesso immediatamente propone.
Di conseguenza quanto segue non è una recensione, ma un contributo sul nesso sciopero-rivolta, preferisco il termine italiano che mi sembra rendere meglio l’ordine di questioni che mi interessa.
Proverò, molto schematicamente, a ricordare una serie di eventi e a proporre alcune considerazioni nel merito.
Genova 1960
siamo di fronte a un evento, o meglio, a una serie di eventi in diverse città che non hanno nessuna diretta connessione con lo sciopero, è una mobilitazione in senso classico politica contro la provocazione che fa l’MSI. indicendo a Genova, città di robuste tradizioni antifasciste, il suo congresso in una fase di avvicinamento fra lo stesso MSI e il governo.
Roberto Iannuzzi: Guerra “NATO” a Gaza: le reazioni di Russia, Cina, e Sud del mondo
Guerra “NATO” a Gaza: le reazioni di Russia, Cina, e Sud del mondo
di Roberto Iannuzzi
L’appoggio incondizionato a Israele da parte dell’Occidente, e lo schieramento di un’intera flotta nel Mediterraneo orientale, aggravano una polarizzazione internazionale già in atto
Il ministero delle finanze israeliano ha stimato che le operazioni belliche a Gaza hanno un costo di 270 milioni di dollari al giorno. Secondo altre valutazioni, ciò avrà un peso sulle casse dello stato ebraico pari a 48 miliardi nel 2023-2024.
Circa un terzo di questa somma sarà coperto dagli USA. Il presidente americano Biden ha promesso a Tel Aviv un pacchetto di 14,3 miliardi di dollari, che si aggiunge ai 3,8 miliardi che Washington elargisce annualmente a Israele sulla base di un accordo decennale.
Sebbene il pacchetto straordinario potrebbe non essere approvato prima della fine dell’anno a causa delle priorità del Congresso e della sua crescente disfunzionalità, gli Stati Uniti già ora inviano armi di ogni tipo ad Israele.
A differenza del flusso di armamenti USA verso l’Ucraina, quello diretto a Israele è avvolto nella quasi totale segretezza. Secondo alcune parziali rivelazioni, esso include decine di migliaia di proiettili d’artiglieria da 155 mm, migliaia di bombe ad alto potenziale e migliaia di missili Hellfire.
Biden è anche orientato a cancellare ogni restrizione al trasferimento di armi a Tel Aviv dall’arsenale USA presente sul territorio israeliano. Creato negli anni ’80 del secolo scorso per rifornire gli Stati Uniti nell’eventualità di una guerra regionale, il War Reserve Stockpile Allies-Israel (WRSA-I) è il più grande di una rete di depositi di armi che Washington ha disseminato nei paesi alleati in tutto il mondo.
Stefano Figuera, Andrea Pacella: Le banche tra finanziamento e finanziarizzazione
Le banche tra finanziamento e finanziarizzazione
di Stefano Figuera, Andrea Pacella
1. Introduzione
A quarant’anni dalla pubblicazione del saggio di Augusto Graziani “Moneta senza crisi” che costituì un passaggio fondamentale nell’elaborazione della teoria monetaria della produzione, il contributo teorico dell’economista napoletano continua ad essere un imprescindibile punto di riferimento per la comprensione del funzionamento dell’economia capitalistica in quanto economia monetaria. Di fronte ai rilevanti mutamenti registrati dalla struttura finanziaria, la teoria monetaria della produzione si conferma come un importante strumento di analisi.
Ponendosi in tale prospettiva, il presente contributo si propone di offrire elementi per una lettura dell’evoluzione del ruolo del sistema bancario. Preziosa è, a tal fine, la distinzione tra finanziamento della produzione, finanziamento degli investimenti e finanziamento dell’economia teorizzata da Graziani.
2. Una visione circuitista del finanziamento
Un passaggio nodale della teoria monetaria della produzione è rappresentato dalla separazione tra settore delle banche e settore delle imprese. Da esso deriva la centralità del finanziamento e l’origine endogena della quantità di moneta che circola nel sistema economico.
“Il settore bancario (banca centrale più banche di credito ordinario) produce moneta ma non la utilizza; il settore delle imprese utilizza moneta ma non la produce. Quando si afferma che l’impresa impiega denaro per ricavarne maggior denaro, si intende quindi che l’impresa impiega denaro a prestito dal settore bancario. Ecco perché il primo atto del processo economico è un atto di finanziamento, mediante il quale il sistema delle banche crea mezzi di pagamento (o crea credito, come avrebbero detto Wicksell e Schumpeter) e li dà a prestito al sistema delle imprese, il quale si impegna a restituirli con la maggiorazione dell’interesse pattuito”.
Nico Maccentelli: Agenda 2030, una rivoluzione colorata
Agenda 2030, una rivoluzione colorata
17 passi verso la catastrofe
di Nico Maccentelli
Enzo Pennetta, Agenda 2030, una rivoluzione colorata, pubblicazione indipendente, novembre 2023, 177 pag. € 16,60
Sono anni in cui chi ha la governance delle nostre città e delle istituzioni in generale dà una percezione diversa di questo esercizio, come una realtà ormai distopica a cui adeguarsi. Percepiamo il potere dei tecnici come un’attività eterodiretta e quello che è stata governabilità nell’alternanza delle parti, diviene esercizio di un dominio incontrastato e indiscutibile. Il tatcheriano TINA (there is not alternative) è entrato nei cervelli creando nella vita quotidiana una sorta di ineluttabilità degli eventi, in un’emergenza permanente, una dopo l’altra o insieme: dal covid alla guerra, passando per il clima e così via chissà cos’altro.
Dalle restrizioni pandemiche all’applicazione di tecnologie del controllo di spazi, corpi e degli accessi alle informazioni gestite da tecnici della manipolazione e della censura, i cd fact checkers, ci ritroviamo in un sistema sempre più lontano dalle nostre possibilità di incidervi, dove tutte le forze deputate a gestirlo sono pressoché uguali, hanno la stessa agenda di fondo.
John J. Mearsheimer: Il mito che Putin fosse intenzionato a conquistare l’Ucraina e a creare una Grande Russia
Il mito che Putin fosse intenzionato a conquistare l’Ucraina e a creare una Grande Russia
di John J. Mearsheimer
Un numero crescente di prove convincenti dimostra che la Russia e l’Ucraina sono state coinvolte in seri negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina subito dopo il suo inizio, il 24 febbraio 2022 (vedi sotto). Questi colloqui sono stati facilitati dal Presidente turco Recep Erdogan e dall’ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett e sono stati caratterizzati da discussioni dettagliate e sincere sui termini di un possibile accordo.
A detta di tutti, questi negoziati, che si sono svolti nel marzo-aprile 2022, stavano facendo progressi reali quando la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno detto al Presidente ucraino Zelensky di abbandonarli, cosa che egli ha fatto.
La cronaca di questi eventi si è concentrata su quanto sia stato sciocco e irresponsabile da parte del Presidente Joe Biden e del Primo Ministro Boris Johnson porre fine a questi negoziati, considerando tutte le morti e le distruzioni che l’Ucraina ha subito da allora – in una guerra che Kyiv probabilmente perderà.
Wyatt Reed e Max Blumenthal: Cosa è successo il 7 ottobre? Soldato israeliano rivela l’ordine di sparare indiscriminatamente contro un kibbutz
Cosa è successo il 7 ottobre? Soldato israeliano rivela l’ordine di sparare indiscriminatamente contro un kibbutz
di Wyatt Reed e Max Blumenthal – The GrayZone
Nuove rivelazioni si aggiungono al crescente corpo di prove che indicano che molti israeliani morti il 7 ottobre sono stati uccisi dall’esercito israeliano. Nel frattempo, il governo israeliano ha messo il bavaglio ai prigionieri liberati da Gaza per evitare di danneggiare ulteriormente la narrazione ufficiale.
Testimonianze di prima mano di soldati israeliani, per quanto inesperti, rivelano l’ordine di aprire il fuoco contro le comunità israeliane quando i miliziani palestinesi hanno violato le recinzioni che circondano Gaza il 7 ottobre.
Un servizio “entusiasmante” di una compagnia di carri armati tutta al femminile, pubblicato dalla rete israeliana N12 News, contiene ammissioni da parte del capitano ventenne – identificata solo come “Karni” – che le è stato ordinato da un soldato “in preda al panico” di aprire il fuoco sulle case del kibbutz Holit, indipendentemente dal fatto che contenessero o meno dei civili.
Dieci israeliani sono stati uccisi a Holit il 7 ottobre; tra i morti non c’erano bambini.
Francesco Giordano: Riflessioni dopo l’Ottobre
Riflessioni dopo l’Ottobre
di Francesco Giordano
Dal 7 ottobre 2023 siamo stati tutti e tutte coinvolti nel sostenere la legittimità della Resistenza all’occupazione, certamente i bombardamenti su Gaza sono stati uno shock per ognuno di noi, e abbiamo partecipato in maniera spontanea, indignati anche per la gestione che ne han fatto i media televisivi e cartacei.
Occorre dire che pur nella immediatezza vi è stata tutto sommato una reazione determinata, le diverse componenti palestinesi in Italia hanno reagito all’unisono, chiamando tutti a scendere a fianco del popolo palestinese di Gaza e non solo, perché non bisogna dimenticare che nello stesso periodo è proseguita la mattanza in Cisgiordania, con oltre 200 assassinati e migliaia di arresti e torturati,
Anche perché, nello stesso tempo l’occupazione ha reagito con una violenza molto forte non contro la Resistenza, ma contro l’intero popolo palestinese e contro i prigionieri, con la vile uccisione a sangue freddo di diversi di loro.
In questo periodo, proprio per il sentire di dover scendere nelle piazze, nello stesso tempo si è perso di vista la capacità di riflettere sulla situazione in Palestina, sugli obbiettivi del sionismo nei confronti del popolo palestinese.
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