Jeffrey D. Sachs: La politica estera degli Stati Uniti è una truffa costruita sulla corruzione
La politica estera degli Stati Uniti è una truffa costruita sulla corruzione
di Jeffrey D. Sachs
La politica estera degli Stati Uniti sembra essere del tutto irrazionale. Gli Stati Uniti entrano in una guerra disastrosa dopo l’altra: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Ucraina e Gaza. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti si sono isolati a livello globale nel sostenere le azioni genocide di Israele contro i Palestinesi, votando contro una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza sostenuta da 153 Paesi con l’89% della popolazione mondiale, e contrastata solo dagli Stati Uniti e da 9 piccoli Paesi con meno dell’1% della popolazione mondiale.
Negli ultimi 20 anni, tutti i principali obiettivi di politica estera degli Stati Uniti sono falliti. I Talebani sono tornati al potere dopo 20 anni di occupazione statunitense dell’Afghanistan. L’Iraq post-Saddam è diventato dipendente dall’Iran. Il presidente siriano Bashar al-Assad è rimasto al potere nonostante gli sforzi della CIA per rovesciarlo. La Libia è caduta in una lunga guerra civile dopo che una missione NATO guidata dagli Stati Uniti ha rovesciato Muammar Gheddafi. L’Ucraina è stata randellata sul campo di battaglia dalla Russia nel 2023, dopo che gli Stati Uniti hanno segretamente annullato un accordo di pace tra Russia e Ucraina nel 2022.
Nonostante queste notevoli e costose debacle, una dopo l’altra, lo stesso cast di personaggi è rimasto al timone della politica estera statunitense per decenni, tra cui Joe Biden, Victoria Nuland, Jake Sullivan, Chuck Schumer, Mitch McConnell e Hillary Clinton.
Cosa succede?
L’enigma si risolve riconoscendo che la politica estera americana non riguarda affatto gli interessi del popolo americano. Si tratta invece degli interessi degli addetti ai lavori di Washington, a caccia di contributi per le campagne elettorali e di posti di lavoro redditizi per sé, per il personale e per i familiari. In breve, la politica estera degli Stati Uniti è stata violata dai grandi capitali.
Alfa Tau: La strategia israeliana e Gaza
La strategia israeliana e Gaza
di Alfa Tau
Mentre perdura l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, è utile fare il punto su alcuni dati di fatto che consentono una lettura degli avvenimenti in Terra Santa significativamente diversa rispetto a quanto media italiani e internazionali hanno raccontato e continuano a raccontare. Crediamo infatti che il solo modo per contribuire a una pace giusta in Medio Oriente sia quello di favorire la comprensione della realtà, sfrondandola da propaganda e manipolazioni mediatiche.
* * * *
Un aspetto fondamentale, emerso da varie convergenti testimonianze, fino a essere oramai seriamente documentato, riguarda il presunto fallimento dell’intelligence israeliana nel prevedere il famigerato attacco terroristico dello scorso 7 ottobre. Una prima voce significativa è circolata quando l’americano New York Times, il 30 ottobre scorso, nel ricostruire la “sorpresa” che lo Shin Bet (servizio segreto militare israeliano) avrebbe subìto, evidenzia un fatto piuttosto singolare:
«l’Unità 8200, agenzia israeliana che si occupa di monitorare le comunicazioni radio nemiche, aveva smesso di intercettare quelle di Hamas un anno prima, poiché lo riteneva uno spreco di forze. Secondo tre funzionari della difesa israeliana, fino quasi all’inizio dell’attacco, nessuno ha ritenuto che la situazione fosse abbastanza grave da dover svegliare il primo ministro Benjamin Netanyahu».
La notizia passa ovviamente inosservata presso i media italiani, votati alla tutela ad ogni costo, soprattutto a quello della verità, dell’immagine dello Stato d’Israele presso la nostra opinione pubblica. Ma, ecco che, non molti giorni dopo, si aggiunge un’altra notizia ancora più sorprendente, riferita dal canale televisivo israeliano N12. Il 23 novembre, il Jerusalem Post riassume così il servizio dell’emittente:
Riccardo Bellofiore e Andrea Coveri: Zwischen den zeiten. Problemi e contraddizioni del capitalismo negli anni del ritorno dell’inflazione
Zwischen den zeiten. Problemi e contraddizioni del capitalismo negli anni del ritorno dell’inflazione
di Riccardo Bellofiore e Andrea Coveri
Recensione al volume L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo, Edizioni Punto Rosso
Diamo spazio a una densa recensione di Riccardo Bellofiore e Andrea Coveri al volume L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo.
Ci sembra infatti utile cercare di approfondire questioni economiche che troppo spesso restano appannaggio di una ristretta cerchia di specialisti, ma ancora più sentiamo la necessità di riflettere su proposte di politica economica che vengano però da una prospettiva di classe e in conflitto con le sfide poste dal capitalismo contemporaneo.
Di seguito una sintesi della recensione scritta dagli stessi autori.
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Il saggio che qui si presenta dialoga con le tesi contenute in L’inflazione: Falsi miti e conflitto distributivo, edito quest’anno da Edizioni Punto Rosso e contenente saggi di vari autori. Il volume si pone il compito urgente, e con cui non possiamo che concordare, di comprendere i fattori alla base della recente fiammata inflazionistica. Si intende farlo dal punto di vista del mondo del lavoro, armati di una coscienza teorica critica in grado di demistificare le narrazioni dominanti e di svelare i conflitti sociali dietro l’apparente neutralità dell’economico.
Lo scritto è diviso in sette parti. Nella prima, si ricostruisce il contesto all’interno del quale il ritorno dell’inflazione è venuto a manifestarsi fin dal 2021. Si dà brevemente conto dello scenario macroeconomico seguito alla pandemia e all’invasione russa dell’Ucraina. Gli effetti dei lockdown sono stati dirompenti sulle catene transnazionali del valore: aggravati dalle politiche fiscali e monetarie negli Stati Uniti e in Europa, così come dal tentativo dell’Unione Europea di ridurre drasticamente la propria dipendenza dalle importazioni di gas metano proveniente dalla Russia.
Pino Cabras: Deportare nel deserto del Sinai la gente di Gaza? Per il Sionismo Reale è da fare
Deportare nel deserto del Sinai la gente di Gaza? Per il Sionismo Reale è da fare
di Pino Cabras
Relegare i palestinesi nella penisola del Sinai. Un prof e un giornale israeliano propongo uno spazioso deserto come soluzione. A Gaza “sono troppo cocciuti”
E poi ci sono i professori che vorrebbero relegare gli abitanti di Gaza nel deserto della penisola del Sinai. Lo ha suggerito in un pensoso editoriale su «The Jerusalem Post» che sta facendo parecchio rumore il professore israeliano Joel Roskin, un geologo-geografo (e immagino anche geoparaculo) del Dipartimento di Geografia e Ambiente dell’Università Bar-Ilan di Tel Aviv.
Gli stati coloniali non funzionerebbero un solo minuto se dovessero basare i loro regimi di occupazione sulla sola forza dei loro soldati. Hanno bisogno anche di finanzieri, di organi di stampa compiacenti, di dirigenti collaborazionisti, di intellettuali organici che fiancheggino l’ideologia coloniale e le sue pianificazioni. Sono loro a fornire alle potenze colonialiste il balsamo che ammorbidisce con altisonante e visionaria “progettualità” anche le più bieche e crudeli pulizie etniche, i genocidi, le rapine minerali e territoriali realizzate con la liquidazione di intere comunità.
Sergio Scorza: Allarme rosso: stanno sfasciando la sanità pubblica
Allarme rosso: stanno sfasciando la sanità pubblica
di Sergio Scorza
La Sanità pubblica è ormai vicina al collasso. I pronto soccorso sono in una condizione drammatica, i medici sono in fuga e anche gli infermieri stanno drasticamente diminuendo.
Turni massacranti e straordinari non riescono più a coprire l’incessante domanda di cure che è aumentata anche a causa del pesante ridimensionamento della medicina territoriale che ha continuato a dissanguarsi persino durante e dopo la tragica esperienza della pandemia da covid.
Chi può prenota a pagamento perché le liste d’attesa per esami e visite alle Asl sono talmente allungate da indurre tantissimi pazienti a rivolgersi, sempre più massicciamente, agli istituti privati, sia per la diagnostica che per le cure.
Malgrado le solite promesse, il Servizio Sanitario Nazionale continua a essere deprivato di finanziamenti e di piani di rilancio. Il recente Documento Programmatico di Bilancio prevede, come parte delle “manovra” per la sanità pubblica prevede un aumento di soli 3 miliardi con il finanziamento del SSN che passa da 131,1 miliardi a 134,7 miliardi.
Marco Pondrelli: Crolla la produzione di droga in Afghanistan assieme al castello di bugie occidentali
Crolla la produzione di droga in Afghanistan assieme al castello di bugie occidentali
di Marco Pondrelli
L’Occidente collettivo da anni ci ha abituati a lanciare grandi guerre in nome della libertà, nel 2001 l’emozione e l’indignazione per la distruzione delle torri gemelle permisero l’invasione dell’Afghanistan. Ufficialmente la coalizione occidentale aveva come obiettivo quello di catturare Osama Bin Laden e di spezzare il rapporto fra Al Qaida e talebani. In realtà, come oramai è ben chiaro a chi vuole essere informato, quella guerra come quelle successive era necessaria per creare destabilizzazione, continuando a spendere soldi a vantaggio dell’industria militare.
Spiegare che si sta facendo una guerra per destabilizzare una regione o per foraggiare i produttori di armi non aiuta a convincere l’opinione pubblica ad accettare i morti (civili e militari) e i costi del conflitto. Venuta meno l’indignazione per l’attentato dell’11 settembre si è passati ad altri argomenti, i nostri soldati uccidevano e venivano uccisi per portare la democrazia, per aiutare le donne e per costruire scuole. A queste amenità si aggiungeva la lotta al narcotraffico, Saviano affermò che i talebani erano i nuovi narcos, il fatto che durante il loro primo governo la produzione di droga fosse crollata non scoraggiò il nostro, perché secondo la sua ‘lucida’ analisi il taglio della produzione era solo un modo per fare alzare i prezzi per poi rilanciare la produzione.
Giorgio Agamben: Oriente e Occidente
Oriente e Occidente
di Giorgio Agamben
La storia degli uomini ha sempre una segnatura teologica e può essere pertanto istruttivo guardare all’attuale conflitto fra Oriente e Occidente nella prospettiva dello scisma che molti secoli fa divise la chiesa romana da quella ortodossa. Com’è noto, alla base dello scisma era la questione del Filioque: il credo romano affermava che lo Spirito santo procedeva dal Padre e dal Figlio (ex Patre Filioque), mentre per la chiesa ortodossa lo Spirito santo procedeva solo dal Padre.
Se traduciamo il linguaggio teologico in concreti termini storici, ciò significa – dal momento che il Figlio incarna l’economia divina della salvezza sul piano della storia terrena – che per l’Oriente greco-ortodosso la vita spirituale dei credenti non era direttamente implicata nel piano dell’economia storica. La negazione del Filioque separa il mondo celeste da quello terreno, la teologia dall’economia storica. E questo – senza il pregiudizio di altri fattori – può spiegare perché l’Occidente – soprattutto nella sua versione protestante – rivolge allo sviluppo dell’economia storica un’attenzione affatto sconosciuta al mondo greco-ortodosso, che sembra ignorare la rivoluzione industriale e permanere ancorato a modelli feudali.
Marco Bertorello e Danilo Corradi: L’Europa insiste con l’austerità
L’Europa insiste con l’austerità
di Marco Bertorello e Danilo Corradi
Col nuovo Patto di stabilità l’Ue ribadisce che la spesa non può essere fuori controllo e che non c’è alcuna mutualizzazione del debito all’orizzonte
Quando si parla di modifiche al Patto di stabilità e crescita si parla di debito e quando si parla di debito la discussione spesso diventa surreale e schizofrenica. Nelle ultime settimane il ministro all’economia Giancarlo Giorgetti per frenare i desiderata dei cosiddetti paesi frugali (le formiche) si è proposto come capofila dei paesi maggiormente indebitati (le cicale, il riferimento alla fiaba è volutamente ironico), ricordando che in Europa c’è una guerra e che non si potevano assumere parametri che si sarebbero rivelati immediatamente impraticabili.
Sui parametri impraticabili torneremo più avanti, il problema è che Giorgetti confonde la causa con l’effetto. Paradossalmente nel 2022 il rapporto debito/Pil è sceso di qualche punto grazie alla crescente inflazione, cui aveva contribuito anche la guerra. Oggi la cronicizzazione del conflitto tra Russia e Ucraina non sembra la principale causa di quella mancata crescita che ristagna da tempo e che alimenta l’indebitamento. Se veramente si vuole parlare di parametri impraticabili si dovrebbe andare oltre il contingente e volgere lo sguardo verso ciò che sembra essere strutturale da, almeno, un paio di decadi.
Sovranismo immaginario
Partiamo dalle modifiche al Patto di stabilità e crescita approvate all’unanimità dal Consiglio dei ministri delle finanze dell’Unione europea (EcoFin) che ora dovranno esser ratificate dalla Commissione e dal Parlamento del Vecchio continente. Durante la pandemia il Patto era stato sospeso per consentire ai singoli paesi di fronteggiare le conseguenze del blocco economico e produttivo.
Chris Hedges: Quanto costa portare la propria testimonianza?
Quanto costa portare la propria testimonianza?
di Chris Hedges
Ci sono decine di scrittori e fotografi palestinesi, molti dei quali sono stati uccisi, che sono determinati a farci vedere l’orrore di questo genocidio. Sconfiggeranno le bugie degli assassini
Ho trovato ieri questo articolo ed ho immediatamente sentito, assieme alla rabbia e all’orrore, il bisogno di condividerlo prima che con voi amici lettori, con i miei “compagni d’arme” della redazione. Il termine non è casuale perché, ognuno a modo suo, stiamo tutti combattendo una guerra selvaggia, principalmente contro l’imbarbarimento delle nostre anime e delle nostre menti. Ho voluto tradurlo per dare ancora un’altra voce ai nostri “contubernali” palestinesi e stranieri, quelli che rischiano tutti i giorni la vita, e molti l’hanno persa, in quel fronte di massacro che è la Striscia di Gaza. Odio la guerra, ma soprattutto odio chi mi porta a combattere contro di lui, perché quest’odio fa di me un essere inumano, perché mi degrada al suo livello. Proprio per questo, per diluire un po’ l’odio dentro di me, ho chiesto a una donna, molto più umana di me, di portare il suo contributo. Grazie a Chris per averci fatto conoscere anche queste voci e un forte abbraccio a tutta la Redazione e a tutti voi. A.deA.
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Questi giorni sono importanti per la nostra cultura cristiana, un periodo che porta la speranza di salvezza grazie alla nascita di Gesù Bambino ma, come l’autore dell’articolo scrive, Gesù ha subito fin dalla Sua venuta in questa parte del mondo gli orrori della perfidia umana: la strage degli innocenti, facendolo diventare il primo rifugiato palestinese. L’orrore di questa ennesima guerra contro i civili, portata aventi con una metodicità allucinante che ci fa rabbrividire, l’ignominia delle informazioni pilotate volte a rassicurarci sulla “bontà” del genocidio, l’accanimento criminale per far tacere le voci dei giornalisti e fotografi che testimoniano con coraggio le stragi perpetuate è ancora più grave
Alberto Sgalla: Sapienti e mercanti. Dagli umanisti al lavoro cognitivo
Sapienti e mercanti. Dagli umanisti al lavoro cognitivo
di Alberto Sgalla*
Con la rivoluzione umanistica all’inizio dell’evo moderno la conoscenza si è subito manifestata come potenza, che la borghesia ha voluto impiegare come dispositivo di potere.
Nella città, politicamente autonoma, si erano concentrate le attività produttive (artigianale, manifatturiera) e d’intermediazione mercantile, aveva preso figura la borghesia, s’era consolidato un nuovo stile di vita, in un processo di generale riconfigurazione delle classi sociali. Nella città s’era concentrata l’accumulazione primitiva di capitale, come fase di transizione dall’economia feudale all’organizzazione capitalistica della produzione.
Su questa base materiale si era sviluppata una nuova cultura: la coscienza moderna della piena dignità dell’uomo, della “libertas” individuale e collettiva unita alla concezione della “civilitas”, che hanno pervaso le lettere e le arti, l’assunzione del lavoro libero come valore fondamentale del vivere civile, l’esaltazione del valore della vita come godimento dei frutti del lavoro, la valorizzazione della razionalità funzionale come strumento d’organizzazione degli affari e forma propulsiva del vivere civile. Gli intellettuali o “sapienti” hanno contribuito a diffondere il mito positivo della libertas cittadina, un ideale di piena e armonica formazione umana e il valore della vita associativa e industriosa, anche con il sorgere di Università e Accademie. In questo contesto si è affermato l’Umanesimo, che accordava nella formazione dell’uomo colto valore preminente alle humanae litterae o studia humanitatis e manifestava una nuova coscienza storica, per cui l’uomo era visto come artefice, forza attiva, legata alla costruzione storica, da attuarsi mediante il progresso civile e l’educazione, attraverso cui l’uomo rinvigorisce ed estende la sua potenza; la necessità di una rinascita, di un rinnovamento dell’uomo nelle sue capacità e nei suoi poteri, rientrando in possesso di quelle possibilità che il mondo classico ha dischiuso, riportando l’uomo all’altezza della sua autentica natura.
coniarerivolta: Il pacco del Governo Meloni
Il pacco del Governo Meloni
di coniarerivolta
L’impianto della Legge di Bilancio 2024 è ormai definitivo, dopo la votazione degli emendamenti in Commissione di Bilancio del Senato e l’approvazione del Senato stesso. I prossimi passi, puramente formali, prevedono il trasferimento del provvedimento blindato alla Camera, dove sarà approvato con voto di fiducia entro il 30 dicembre. La seconda manovra finanziaria del Governo Meloni rappresenta uno snodo fondamentale, poiché è il primo documento di politica economica interamente ascrivibile alla nuova maggioranza. I punti principali possono essere facilmente sintetizzati.
Austerità
Il Governo Meloni – in perfetta continuità con i Governi precedenti – si appresta a varare una manovra fiscale sotto il segno dell’austerità, ossia fatta di tagli alla spesa pubblica e maggiori tasse, perché opera nel solco della compatibilità con l’Unione europea e riserverà le poche risorse concesse dalla rigidità dei vincoli di bilancio a padroni e padroncini che rappresentano il blocco sociale di riferimento di qualsiasi governo di centro-destra.
Carlo Rovelli: Un punto di svolta per capire cosa possiamo fare per la pace
Un punto di svolta per capire cosa possiamo fare per la pace
di Carlo Rovelli
“La guerra è sempre solo una sconfitta. Davanti al Presepe, per il Natale, chiediamo la pace”. Così il Papa due giorni fa. Possiamo ricordare qualche dato, e riflettere se possa fare qualcosa per la pace il nostro paese. Il numero di conflitti armati è il più alto dalla guerra mondiale. Ecco i maggiori, con il totale stimato di morti dall’inizio delle ostilità: Myanmar 200mila morti, Palestina-Israele 50mila morti, insurrezioni nel Maghreb 50mila morti, conflitti armati interni in Messico 350mila morti, Russia-Ucraina 200mila morti, Etiopia 500mila morti, Sudan 12mila morti, Colombia 450mila morti, Afghanistan 2 milioni di morti, Somalia 500mila morti, Repubblica Democratica del Congo 900mila morti, Nigeria 95mila morti, Iraq 1 milione di morti, South-Sudan 400mila morti, Boko Haram 360mila morti, Siria 500mila morti, Yemen 370mila morti. Trascuro molti conflitti «minori», anche se chi muore in un conflitto «minore» non muore di meno.
Due miliardi di esseri umani, uno su quattro, vivono in paesi coinvolti in conflitti. Le spese militari globali non sono mai state così alte. Hanno superato 2200 miliardi di Euro all’anno, cresciute quasi del 4% in termini reali dall’anno scorso.
Yann Moulier Boutang: Marx oltre Marx alla prova della politica
Marx oltre Marx alla prova della politica
di Yann Moulier Boutang
Antonio Negri è morto. Era un uomo accattivante, appassionato e appassionante. Figura di spicco di quello che è stato chiamato l’operaismo italiano, giocò un ruolo cruciale nella trasformazione del marxismo occidentale. Per aver cercato un’alternativa dal lato dei movimenti sociali, ha pagato con se stesso, con il carcere, con la carriera e con l’esilio.
Mi sono formato grazie a lui. Ho avuto l’insigne possibilità di partecipare ai suoi seminari e di diventare poi suo amico e compagno politico per trentaquattro anni, dal 1973 al 2007. Citerò qui due punti per iniziare un primo bilancio del suo contributo al pensiero politico. Un giudizio che gli dobbiamo, in omaggio al grande pensatore che fu, a quell’uomo erroneamente messo in caricatura come “cattivo maestro”.
Una valutazione da fare anche sui nostri limiti quando abbiamo adottato la politica che ci ha proposto.
L’operaio sociale
Negri era un gigante del pensiero. I suoi concetti, le sue battaglie teoriche sono impressionanti.
Marco Cosentino: Vaccini anticovid, “Non chiamateli sieri sperimentali, ecco perché”
Vaccini anticovid, “Non chiamateli sieri sperimentali, ecco perché”
Giulia Bertotto intervista Marco Cosentino
Marco Cosentino, medico chirurgo, dottore di ricerca in Farmacologia e Tossicologia, professore ordinario di Farmacologia nella Scuola di Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi dell’Insubria. Direttore del Centro di ricerca in Farmacologia Medica, è autore di varie centinaia di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali indicizzate su temi di neuro- e immunofarmacologia di base e clinica, nonché di numerosi volumi e capitoli di libri. I principali ambiti di ricerca riguardano lo sviluppo di terapie innovative per malattie immuno-infiammatorie croniche quali la sclerosi multipla e la malattia di Parkinson, la farmacogenetica, la farmacotossicologia dei prodotti naturali, la farmacoepidemiologia e la farmacovigilanza.
Lo abbiamo intervistato per cercare di capire la natura effettiva e trappole linguistiche che hanno -anche volutamente- contribuito a insabbiare e strumentalizzare la questione “vaccini anticovid”. Sono emerse complicazioni ancora più perniciose e una questione ambientale stranamente trascurata dai media italiani.
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