Newsletter Sinistrainrete 20240112

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Collettivo Terra e Libertà: Un test chiamato Gaza – Dal fronte umano (III)

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Un test chiamato Gaza – Dal fronte umano (III)

di Collettivo Terra e Libertà

Riprediamo da terraeliberta.noblogs.org, il nuovo “Dal fronte umano”, dedicato al laboratorio-Israele, con uno sguardo specifico sulle collaborazioni delle università e delle fondazioni tecno-scientifiche trentine con il sistema israeliano. Ciò che si sperimenta contro la popolazione di Gaza (e della Cisgiordania) peserà a fondo sulle nostre vite. In tutti i sensi.

Palestina2.pngIl vasto movimento internazionale contro il genocidio di Gaza e in solidarietà con gli oppressi palestinesi, benché ancora insufficiente a porre fine al massacro in corso, contiene diversi aspetti positivi e alcuni caratteri in parte inediti. Il primo è senz’altro il protagonismo di immigrate e immigrati, per i quali oggi «Gaza è il cuore del mondo» e la Palestina «la patria di tutti gli sfruttati», mentre le complicità occidentali con la pulizia etnica condotta dallo Stato di Israele rappresentano qualcosa di incancellabile e senza ritorno. Da questo deriva la consapevolezza di doversi fare carico direttamente di spezzare le collaborazioni ideologiche, economiche, tecnologiche e militari con il colonialismo israeliano. Ecco allora le tante iniziative di lotta e le azioni contro multinazionali, banche, fabbriche di armi e logistica di guerra: dai blocchi ferroviari a quelli dei porti, dai picchetti fuori dalle aziende belliche alle incursioni o sabotaggi contro Amazon, McDonald’s, Carrefour, H&M, Axa Assurances. Ancora più inedita è la messa in discussione della neutralità della ricerca accademica e universitaria da parte di studentesse e studenti. La crescente indistinzione tra civile e militare, che trova nel sistema israeliano il proprio paradigma, ha reso sempre più stretti i rapporti tra i laboratori universitari, le varie fondazioni tecno-militari e l’industria bellica. «Fuori la guerra dall’università» è uno slogan che sta accompagnando occupazioni, blocchi della didattica, cortei di denuncia dentro e fuori degli Atenei. Il limite di tali importanti iniziative è la consapevolezza ancora scarsa sul fatto che l’intero apparato tecnologico è ormai una potenza di guerra (agli oppressi, alla natura, alla variabile umana e conflittuale). Un modo per avanzare nella critica teorica e pratica è quello di cogliere quanto ciò che Stati e capitalisti di mezzo mondo forniscono allo Stato d’Israele torni indietro affinato e testato sul campo, pronto all’usoper le città e le campagne smart in costruzione anche alle nostre latitudini.

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Marco Maurizi: Il laboratorio del capitale. Metafisica delle competenze e controriforma scolastica

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Il laboratorio del capitale. Metafisica delle competenze e controriforma scolastica

di Marco Maurizi

skills.jpgIn cammino verso l’Oltre-Scuola

È sintomatico che l’intervento del Ministro Valditara alla Presentazione del Programma Nazionale “Suola e competenze 2021-2027”[1] sia passato relativamente inosservato. Dalle parti degli “ultra-pedagogisti” di sinistra[2] che lo avevano subito bollato come fascistissimo rappresentante di una scuola passatista, gentiliana e dal pugno duro non si è levato suono. Si capisce il perché. Non avrebbero saputo cosa dire.

Non tanto perché nel giro di un anno il Ministro ha imbellettato il proprio profilo, passando dalla “pedagogia dell’umiliazione” a farsi improbabile paladino di una scuola dell’inclusione, della lotta al sessismo e dell’educazione all’affettività, ma, ciò che più conta, perché la sua amministrazione del PNRR esprime perfettamente le linee ideologiche che da sempre accomunano i desiderata dell’UE e quelli della pedagogia sedicente “progressista”.

Queste ultime convergono nel sottrarre ogni autonomia al lavoratore docente attraverso una sussunzione del suo operato in schemi produttivi, “efficienti”, para-aziendalistici, asservendolo al contempo sempre più a compiti eteronomi di soddisfazione dell’utente-cliente scolastico, con particolare attenzione alle sue esigenze psicologico-emotive e “creative”[3].

Valditara e la pedagogia di sinistra marciano all’unisono, il cammino verso l’oltre-scuola, la Überschule del futuro, è ormai già segnato: i volti e lo stile di chi si avvicenda al MIUR sono relativamente indifferenti rispetto a un’agenda già scritta che esprime tendenze oggettive, di lungo periodo.

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Ascanio Bernardeschi: Mes e patto di stabilità. Il problema è l’Unione Europea

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Mes e patto di stabilità. Il problema è l’Unione Europea

di Ascanio Bernardeschi*

Dopo tanti contorcimenti l’Italia ha approvato la brutta riforma del patto di stabilità, ricacciandosi così nelle politiche di austerità prepandemiche. Una nuova eventuale recessione ci troverà privi di strumenti per affrontarla. Il vero problema è l’Unione Europea

ascanio patto di stabilita.jpgIl Patto di Stabilità e Crescita, stipulato nel 1997, mirava al controllo delle politiche di bilancio pubbliche degli Stati membri dell’Unione Europea per impedire, secondo le affermazioni ufficiali, la lievitazione dei disavanzi e dei debiti pubblici e per ricondurli ai parametri stabiliti nel trattato di Maastrich: un deficit pubblico non superiore al 3% del Pil e un debito pubblico al di sotto del 60% del Pil. Per i Paesi aventi parametri al di sopra di quei limiti veniva stabilito un percorso di rientro fatto di “avvertimenti preventivi”, di “raccomandazioni” per abbattere il rapporto deficit/Pil (leggasi tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni) e sanzioni per chi non osserva tali raccomandazioni nella forma di deposito infruttifero che viene trasformato in ammenda dopo due anni di persistenza del deficit eccessivo. I Paesi che superavano la soglia del 60% del debito pubblico rispetto al Pil dovevano invece impegnarsi in un percorso di riduzione del debito, che prevedeva un taglio della parte eccedente il 60% nella misura del 5% all’anno, di modo che in 20 anni ogni Stato sarebbe rientrato nel parametro.

L’Italia ha attualmente un debito pubblico del 140%. L’applicazione della misura prevista dal patto avrebbe comportato tagli dell’ordine dei 75 miliardi l’anno per vent’anni, cioè un disastro sociale infinito, tanto che lo stesso Romano Prodi, non certo un antieuropeista, definì questa misura “patto di stupidità”. Infatti né il nostro Paese né altri sono riusciti a centrare l’obiettivo di quel taglio.

Nel 2020 e fino alla fine del 2023, a seguito delle difficoltà generate dalla pandemia, il patto venne sospeso. La sua riattivazione a partire da quest’anno peserà come un macigno anche se vengono proposte da parte della Commissione Europea (costituita da un membro indicato da ciascun governo) alcune modifiche volte ad attenuarne certe rigidità.

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Piccole Note: Israele – Hezbollah: il fronte si surriscalda

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Israele – Hezbollah: il fronte si surriscalda

di Piccole Note

Israele spinge per l’escalation. Il potenziale di Hezbollah e i rischi per il porto di Haifa. I messaggi per l’Iran

Sale la tensione tra Hezbollah e Israele, con scambi di colpi e minacce reciproche. Hezbollah ha risposto all’assassinio del leader di Hamas Saleh al-Arouri, avvenuto a Beirut la scorsa settimana, colpendo la base israeliana di Meron.

Attacco che deve aver sorpreso non poco il nemico perché si tratta dell’istallazione chiave del fronte Nord, il sito di sorveglianza e di intelligence che supporta il contingente schierato ai confini libanesi.

Mossa intelligente perché di alto profilo e chirurgica, che dimostra l’alto livello tecnologico del potenziale di Hezbollah, ma allo stesso, tempo, come sottolineato da un articolo di Haaretz, si è trattato di una reazione “contenuta“, un segnale che Hezbollah non vuole l’escalation.

https://www.haaretz.com/israel-news/2024-01-07/ty-article/.premium/hezbollah-response-to-arouri-death-appears-contained-crossfire-could-go-on-for-months/0000018c-e096-ddba-abad-e2b7a3f00000

Invece di raccogliere il segnale, Israele ha rilanciato, uccidendo un comandante di Hezbollah: uno sfoggio muscolare teso a dimostrare la sua determinazione e, allo stesso tempo, a tenere aperta la porta dell’escalation.

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Francesco Dall’Aglio: Missili coreani in Ucraina, un test operativo

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Missili coreani in Ucraina, un test operativo

di Francesco Dall’Aglio*

Si sta facendo un gran parlare dei missili che la Corea del Nord avrebbe (il condizionale è d’obbligo) fornito alla Russia e che quest’ultima avrebbe usato nei giorni scorsi nei raid su Kharkiv.

Gli USA si dicono sicuri, la Gran Bretagna anche (tanto che il Segretario della Difesa Grant Shapps ha assicurato che la Corea del Nord “pagherà un prezzo alto”), mentre un po’ a sorpresa sono gli stessi ucraini a frenare, dicendo che le indagini sui frammenti recuperati a Kharkiv devono essere ancora ultimate.

L’unica cosa di cui sono sicuri è che il missile su cui stanno lavorando “è un qualche tipo di Iskander” (ovvero un missile balistico a corto raggio), ma che tipo e prodotto dove non è ancora chiaro.

Un’occhiata alle foto che sono venute fuori non chiarisce i dubbi, ma sembrerebbe effettivamente indirizzare verso la Corea del Nord. Nella prima (in evidenza, ndr), Kim Jong-Un ispeziona la versione coreana degli Iskander (prontamente ribattezzati “Kimskander”), chiamati in Occidente KN-23 e in Corea Hwasong-11Ga.

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Marco Cattaneo: Perché il deficit pubblico è SEMPRE risparmio privato

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Perché il deficit pubblico è SEMPRE risparmio privato

di Marco Cattaneo

La differenza tra spese e incassi dello Stato, altrimenti detto il deficit pubblico, si trasforma centesimo per centesimo in risparmio privato. Perché ?

Perché se lo Stato immette nell’economia privata più soldi di quanti ne preleva, l’economia privata nel suo complesso riceve più soldi di quanti ne versa allo Stato (con le tasse).

Si tratta di affermazioni di una tale ovvietà che sembrerebbe superfluo doverle spiegare, ripetere e rispiegare. E invece vengono costantemente contestate da soggetti non necessariamente, non sempre, in malafede.

Perché vanno in confusione di fronte a questo concetto ?

Semplicemente perché hanno in testa che il deficit pubblico, certo, affluisce nelle tasche di altri componenti del sistema economico, quindi di soggetti privati. Ma “nel momento in cui diventa reddito una quota è consumata il resto è risparmio”.

Qual è il passaggio mancante ?

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Fabrizio Casari: Obiettivo Teheran

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Obiettivo Teheran

di Fabrizio Casari

Iran, Libano, Siria, Irak. Il Medioriente e il Golfo sono sotto gli attentati commessi da Israele e Stati Uniti, direttamente o per procura. Gli Stati Uniti dichiarano la loro estraneità o dicono che Israele non li aveva informati. Dunque la CIA, che dispone di enormi risorse e di un altissimo livello di penetrazione nelle istituzioni regionali e nella comunità diplomatica di quella parte del mondo, nonché di una rete di alleanze operative con vari Paesi, non vede e non sa nulla. Se così fosse, dovremmo prendere atto di un profondo cambiamento nella partita che i servizi segreti occidentali stanno giocando a sostegno di Israele e dei suoi interessi nella regione. Se così non fosse, significherebbe che gli Stati Uniti stanno provocando l’Iran di concerto con Israele e perseguono l’obiettivo di coinvolgerlo sempre di più nel conflitto israelo-palestinese.

La rivendicazione dell’Isis non ha convinto nessuno e per diverse ragioni, la prima della quale è che l’Isis rivendica i suoi attentati in tempo reale e non 24-48 ore dopo, poi è arduo credere sia all’autenticità della realizzazione del duplice attentato.

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Orizzonte48: La nuova governance economica europea

orizzonte48

La nuova governance economica europea

di Orizzonte48

Il ritorno dell’austerità espansiva tra triloghi e crescente de-costituzionalizzazione del processo legislativo nazionale

9788806251758 0 424 0 75.jpg1. Dalla mail di EIR- Strategic Alert n.1/2024, del 4 gennaio 2024, riceviamo il sotto riportato commento alla nuova governance dell’Unione europea, a buon punto di adozione dopo il Consiglio del 20 dicembre 2023; lo riproduciamo ponendovi delle ulteriori note a illustrazione più approfondita del complesso insieme di fonti che compone tale riforma del Patto di Stabilità e Crescita.

Avvertiamo che, sulla scorta della premessa che andremo brevemente ora a svolgere (è breve rispetto alla portata dell’argomento sul piano giuridico-costituzionale), non entreremo nel merito della complicatissima serie di previsioni transitorie di cui tutt’ora si discute nei “triloghi“.

2. Quello che ora interessa evidenziare è la sostanza “a regime” della nuova disciplina e come, ancora una volta, ci troviamo a subire, – senza alcuna possibilità concreta di influire sulla sua sostanza regolatoria, della massima importanza nelle nostre vite quotidiane e, in proiezione collettiva, della nostra esistenza democratica -, una disciplina inesorabile e distruttiva, sia dal punto di vista occupazionale, quantitativo e qualitativo, che della nostra capacità industriale, e delle connesse prospettive demografiche, SENZA AVERLA MAI CONCEPITA ALL’INTERNO DI UN DIBATTITO CONFORME AI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA NOSTRA COSTITUZIONE E A QUALSIASI ESPRESSIONE DELLA VOLONTA’ POPOLARE RILEVABILE NELLE ELEZIONI POLITICHE.

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Ciro Schember: Angelo Calemme, La Questione meridionale dall’Unità d’Italia alla disintegrazione europea

sinistra

Angelo Calemme, La Questione meridionale dall’Unità d’Italia alla disintegrazione europea

Recensione di Ciro Schember

sito Come
avvenne lUnità dItalia spolpando il Sud con cattiveria.jpgIn cambio della riforma del premierato e, in subordine, di quella della riduzione dei poteri del Parlamento e del Presidente della Repubblica, in altre parole, in cambio dell’approvazione del Ddl Casellati, Roma pensa di dare il via libera al Senato per il Regionalismo differenziato ovvero per la realizzazione ulteriore del progetto leghista della “secessione senza secessione”, precisamente della legale separazione socio-economica del Mezzogiorno italiano senza rinunciare all’Unità (politica) del Paese: il 16 gennaio si discuterà, quindi, non solo della riforma per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma, anche e soprattutto, della definitiva separazione fiscale di regioni centro-settentrionali come Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, con ciò aggravando ancor di più lo scambio ineguale (subcoloniale) tra Centro-Nord e Sud. A conferma di questa tesi giunge la nota dell’Ufficio parlamentare di Bilancio relativa ai tagli previsti al Fondo perequativo infrastrutturale per gli anni 2024, 2025 e 2026, la quale informa che il Mezzogiorno sin da quest’anno perde 281,1 milioni di euro, 264,2 milioni l’anno prossimo e 300 tra due anni.

Per chi non ne fosse a conoscenza, il Fondo perequativo infrastrutturale è lo strumento costituzionale (introdotto dalla L. Cost. 3/2001, che ha sostituito l’Art. 119 della Cost.) che, all’interno del quadro normativo previsto dal Federalismo fiscale prima e del Regionalismo asimmetrico poi, deve compensare eventuali squilibri (asimmetrie?) fra le entrate tributarie delle regioni italiane e consentire agli enti preposti di erogare i servizi di loro competenza a livelli omogenei su tutto il territorio nazionale.

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Michele Giorgio: Palestina, i diritti negati

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Palestina, i diritti negati

Alba Vastano intervista Michele Giorgio

Alba Vastano: Prima di entrare nel tema dell’intervista, possiamo fornire ai lettori brevi informazioni  su come è avvenuto che la tua storia professionale si è intrecciata con la storia della Palestina?

Michele Giorgio: Mi sono recato a Gerusalemme per motivi di lavoro, per qualche periodo alla fine del 1989 per conto di un agenzia di stampa. Nel periodo successivo sono andato e tornato varie volte. Vivevo tra Roma e Gerusalemme. Un momento importante è stato nel periodo della guerra del Golfo del ‘91quando sono venuto qui per scoprire quello che accadeva nei territori occupati palestinesi e in Israele durante quella guerra. Poi ho cominciato a collaborare con “il Manifesto”. Sono diventato poi il corrispondente da Gerusalemme. Ho effettuato vari viaggi di lavoro per “il Manifesto” in vari paesi del Medio oriente, nel Nord Africa e in Asia centrale. Nel 2021 ho fondato con altri colleghi una rivista che si chiama “Pagine esteri.it”, rivista di approfondimento politico e culturale sugli Esteri.  

AV: Su quanto accaduto il 7 ottobre i media  continuano a ribadire  che la scintilla che ha scatenato il conflitto con Israele l’ha accesa Hamas con l’attentato definito  di matrice terroristica. Qual è la tua opinione, ma soprattutto, qual è la verità sul conflitto in corso e sulle dinamiche dell’escalation? 

MG: Sicuramente a Gaza  è avvenuta una grossa rappresaglia, da parte di Israele, che ha causato la morte di molti civili innocenti. Non lo affermo sulla base di un mio convincimento personale, ma sulla base di quello che sono le notizie, soprattutto sulla base di quello che riferiscono le agenzie umanitarie più importanti.

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Pino Cabras: L’attacco a Elena Basile da parte dei censori

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L’attacco a Elena Basile da parte dei censori

di Pino Cabras

Ogni guerra è anche una guerra della percezione.

I governi coinvolti nelle guerre spendono crescenti risorse nella parte meccanica dell’attrito bellico, certo, e questo prelude a un riarmo che materialmente può portarci al vicolo cieco dell’autodistruzione della specie umana. Però su questo ci sarà tempo. Forse.

Ma i governi investono sempre di più anche nella parte non meccanica della guerra, cioè nel dominio delle menti, a ogni costo.

Questo lavoro sulla percezione e sulla psicologia di massa si concentra sul fabbricare la propria narrativa, con la creazione di un universo parallelo paragonabile alle saghe fantasy con una sua coerenza interna. I media e il dibattito politico dominante funzionano come Star Wars o Il Signore degli Anelli: è un mondo immaginario completo, con regole, ambientazioni, personaggi e mitologie coerenti e ben definiti. Avete presente la cosa, no? Questi universi sono solitamente creati all’interno di opere narrative, come epopee fantastiche e seriali, e sono caratterizzati dalla presenza di una realtà interna coerente e autonoma, spesso governata da leggi e principi unici.

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Piccole Note: L’omicidio del leader di Hamas e l’attentato in Iran

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L’omicidio del leader di Hamas e l’attentato in Iran

di Piccole Note

Israele ha colpito al-Arouri perché era un leader di grande intelligenza e con contatti internazionali. I media occidentali hanno tentato di trovare qualcuno a cui addossare la colpa dell’attentato in Iran che evitasse il collegamento indicibile Tel Aviv – Washington – Terrore

Perdurando la macelleria di Gaza grazie agli aiuti americani, due eventi rilevanti hanno rischiato di allargare il conflitto mediorientale: l’attentato in Iran, a Kerman, nel corso di una commemorazione del generale Qassem Soleimani, costato la vita a 103 persone; e l’assassinio, a Beirut, di Saleh al-Arouri, numero due dell’ufficio politico di Hamas.

L’assassinio del leader di Hamas, al-Arouri

Iniziamo dal primo. Un articolo di al Jazeera spiega perché Israele ha colpito al-Arouri e perché ora. Anzitutto perché era un leader di grande intelligenza e con contatti internazionali: difficile da sostituire; inoltre perché aveva “stretti e frequenti contatti fisici con il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, e con i numerosi rappresentanti politici e militari iraniani presenti a Beirut”, cioè per porre criticità al sostegno iraniano a Hezbollah.

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Il Chimico Scettico: Anno nuovo? Non proprio (Pharma e dintorni)

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Anno nuovo? Non proprio (Pharma e dintorni)

di Il Chimico Scettico

La settimana del rientro al lavoro e le novità… sono quelle della prima settimana del settembre 2023. Non si prevede niente di nuovo per il primo quadrimestre e qualcuno fa l’elenco dei fuggiti e degli scaricati, mostrando contrizione perché erano così bravi ragazzi pieni di talento. I fuggiti stanno offrendo il loro talento ad altri, e la maggioranza degli scaricati pure – del resto mica sono stati loro a fissare le politiche aziendali per le vacche magre.

Ma in realtà le cose continuano a essere estremamente complesse e confuse. Viene in mente Dickens:

It was the best of times, it was the worst of times, it was the age of wisdom, it was the age of foolishness, it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity, it was the season of light, it was the season of darkness, it was the spring of hope, it was the winter of despair.

Pfizer e GSK licenziano? Ci sono agenzie pronte a raccogliere gli scaricati a braccia aperte.

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjruclKgsSMLNKFjlQA7xUU0f_-tovywy8snRzfQL7g6PPUM18vQ-OIh8KfUkjvmsKbgxZ47IzwgrUiI2PvVdDdgXOFJPdw3s8WjgIOOn28toct_6JzESAqVsQFXpRzQkQJsyKrmQYp-AFnGdbNZCNM2S2vinhZJh-LS-sj48LcjdRIlpXUflqqdvrtPDb3/w640-h358/Immagine.jpg

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Geminello Preterossi: Palestina: stavolta i Magi non troveranno nessuno

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Palestina: stavolta i Magi non troveranno nessuno

di Geminello Preterossi

Quest’anno Gesù bambino non è nato. Gesù nacque in Palestina: quest’anno, i bambini palestinesi muoiono. O rimangono feriti, menomati, amputati senza anestesia. Mi sono deciso a scrivere queste poche righe per il senso di insopportabilità di quanto accade, quasi nell’indifferenza del mondo. Ormai ci siamo assuefatti alla guerra, al racconto che ci assegna come Occidente la parte del giusto, a cui peraltro le stesse popolazioni occidentali sempre meno credono. Da ciò scaturisce amarezza, nella migliore delle ipotesi, o indifferenza, come se la causa palestinese non ci riguardasse. Ecco, la causa palestinese: l’abbiamo rimossa negli ultimi venti anni, e quanto è accaduto a partire dal 7 ottobre ne è il risultato. Far finta che non ci sia una ferita aperta, in Palestina, con un popolo deprivato della propria terra, che soffre una condizione sempre più insopportabile perché senza prospettive né speranze, è un atteggiamento o molto cieco, o molto cinico. Legittimare e incentivare le colonizzazioni illegali, ad opera di coloni sempre più radicalizzati e ostili ai palestinesi, nei Territori occupati, è un atto di provocazione dissennato, l’opposto della ricerca di una pacificazione ragionevole.

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