Newsletter Sinistrainrete 20240118

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Roberto Romano: Guerre teoriche? No, meglio interrogarsi sulle sfide dell’economia

kriticaeconomica

Guerre teoriche? No, meglio interrogarsi sulle sfide dell’economia

Bisogna partire dalle idee che guidano la politica economica

di Roberto Romano

Continua il dibattito sull’insegnamento dell’economia neoclassica. Dal Pil potenziale al tasso naturale di interesse, i concetti possono essere riempiti in modo diverso a seconda dell’approccio teorico. Per Roberto Romano è più importante coltivare questa consapevolezza che cercare di delegittimare gli approcci mainstream

caffe libreria tagliata 801x1024.jpgDobbiamo smettere di insegnare l’economia neoclassica, come si sono chiesti Rochon e Rossi in un recente intervento su queste pagine? È una domanda retorica e forse inutile, sebbene lecita. Non appena si affaccia una sconfitta delle idee più o meno socialiste, ci domandiamo se la scienza mainstream debba avere ancora diritto di cittadinanza1. In realtà, sarebbe più comprensibile questa domanda: siamo all’altezza delle grandi sfide sociali, culturali, scientifiche, economiche e teoriche che attendono l’umanità?

* * * *

La ricerca economica è pervasa da troppi cliché, dalla necessità di pubblicare su riviste di classe A, da un bisogno spasmodico di penetrare ogni intercapedine della produzione di sapere. Tanto che, siamo onesti, si è persa la voglia di capire e comprendere il suo vero oggetto: la società. Perché non riprendiamo a studiare il mondo per come funziona realmente? Perché non ci facciamo più le domande di senso? Perché l’economia è uscita dal suo alveo naturale di scienza sociale?

Spesso mi sono posto domande su concetti come il Pil potenziale, la domanda effettiva e il tasso naturale di interesse. Ho cercato la risposta leggendo gli autori che, a torto o ragione, consideriamo autorevoli da entrambi i lati della “barricata”. Ma se mettiamo in una stanza dieci di questi autori, sono altrettanto certo che possiamo uscirne con più di dieci ipotesi di lavoro o proposte di soluzioni.

Che cosa si nasconde dietro questa incertezza? Il capitalismo è un modo di essere delle società che non si distrugge nelle crisi, ma evidentemente si trasforma e, una volta trasformato, dà luogo a una nuova cultura capitalistica e a nuovi rapporti tra il capitale, lo Stato e gli stessi capitalisti2.

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Chris Hedges: Il caso legale di genocidio

comedonchisciotte.org

Il caso legale di genocidio

di Chris Hedges – chrishedges.substack.com

La Corte internazionale di giustizia potrebbe essere tutto ciò che si frappone tra i palestinesi di Gaza e il genocidio

scream.jpgL’esauriente memoria di 84 pagine presentata dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che accusa Israele di genocidio è difficile da confutare. La campagna israeliana di uccisioni indiscriminate, la distruzione su larga scala di infrastrutture, tra cui abitazioni, ospedali e impianti per il trattamento dell’acqua, insieme all’uso della fame come arma, accompagnata da una retorica genocida da parte dei suoi leader politici e militari che parlano di distruggere Gaza e di eradicare i 2,3 milioni di palestinesi, sono tutte ottime ragione per arrivare alla condanna di Israele per genocidio.

Il fatto che Israele abbia diffamato il Sudafrica definendolo il “braccio legale” di Hamas esemplifica il fallimento della sua difesa, una diffamazione a cui hanno fatto eco quelli che sostengono che le manifestazioni organizzate per chiedere un cessate il fuoco e proteggere i diritti umani dei palestinesi sarebbero “antisemite”. Israele, con il suo genocidio trasmesso in diretta al mondo intero, non ha argomenti sostanziali per controbattere.

Ma questo non significa che i giudici del tribunale si pronunceranno a favore del Sudafrica. La pressione degli Stati Uniti – il Segretario di Stato Antony Blinken ha definito le accuse sudafricane “prive di merito” – sui giudici, scelti tra gli Stati membri dell’ONU, sarà intensa.

Una sentenza di genocidio è una macchia che Israele – che utilizza l’Olocausto come arma per giustificare la brutalizzazione dei palestinesi – avrebbe difficoltà a rimuovere. Sarebbe una sconfitta per l’insistenza di Israele che gli Ebrei sono le eterne vittime.

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Enrico Tomaselli: U.S.A.: coa(li)zione a ripetere

giubberosse

U.S.A.: coa(li)zione a ripetere

di Enrico Tomaselli

L’attacco USA-UK contro lo Yemen mostra ancora una volta come gli Stati Uniti siano irrimediabilmente prigionieri di sé stessi, o meglio ancora dell’immagine di sé che hanno sempre proiettato sul mondo. C’è, in questa mossa assolutamente sciocca, l’ennesimo riverbero della presunzione d’essere il gendarme del mondo, l’ente superiore cui spetta il compito di mantenere il fantomatico “ordine internazionale basato sulle regole” – che poi null’altro è se non un inesistente fantoccio, una copertura che Washington adatta di volta in volta a giustificazione del proprio agire nel proprio esclusivo interesse.

Che queste presunte regole ordinatrici del mondo non siano altro che l’interesse egemonico statunitense, e in senso più ampio dell’occidente, è cosa chiarissima alla stragrande maggioranza del pianeta, e non certo da oggi, ma una serie di cambiamenti geopolitici intervenuti negli ultimi tempi – uno su tutti, la guerra in Ucraina – hanno mostrato che questo ordine a stelle & strisce è sfidabile, non è più qualcosa cui sia necessario sottomettersi, sia pure obtorto collo.

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Giacomo Gabellini: Attacchi degli Houthi nel Mar Rosso: una “Guerra dello Yom Kippur 2.0”?

lantidiplomatico

Attacchi degli Houthi nel Mar Rosso: una “Guerra dello Yom Kippur 2.0”?

di Giacomo Gabellini

Il 6 ottobre del 1973, le truppe siriane tra­volsero le linee di difesa israeliane stanziate nel Golan mentre l’e­sercito egiziano dotato di equipaggiamento sovietico attraversava il Canale di Suez. Lo Stato ebraico, impegnato nei festeggiamenti del­lo Yom Kippur, parve sorpreso dall’attacco congiunto siro-egizia­no nonostante l’offensiva fosse stata preceduta da evidenti segnali di profonda inquietudine provenienti dall’Egitto; Anwar al-Sadat aveva infatti espulso il personale tecnico sovietico compromettendo un’alleanza che aveva garantito al Paese sostegno di natura sia civi­le che militare, e successivamente organizzato manovre militari in prossimità della penisola del Sinai. Il Mossad e l’Aman avevano informato la premier Golda Meir della concreta prospettiva dell’ag­gressione e persino adombrato, gratificati dall’assenso dei generali Moshe Dayan, Israel Tal e David Elazar, la possibilità di sferrare un attacco preventivo, ma i loro consigli non furono seguiti.

Nel mo­mento in cui il fronte arabo sferrò l’offensiva, per di più, l’Arabia Saudita e i suoi alleati imposero il blocco degli approvvigionamenti di idro­carburi destinati agli Stati Uniti e all’Olanda – Rotterdam ospitava il principale porto petrolifero europeo.

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Pasquale Cicalese: Il salto tecnologico in Cina e la lotta di classe in Germania…

lantidiplomatico

Il salto tecnologico in Cina e la lotta di classe in Germania…

di Pasquale Cicalese

Oggi in prima pagina su Il sole 24 ore la notizia che la Cina è diventata la prima produttrice al mondo di auto (30 milioni), superando anche il Giappone nell’export (4,9 milioni contro 4.3).

Inoltre le auto cinesi hanno sostituito le auto occidentali nel mercato russo.

Si completa così un percorso di industrializzazione ad alta qualità iniziato con la Legge sul Lavoro del 2008 (plusvalore relativo) di cui parlo in Piano contro mercato.

Ieri la notizia su China Daily che il Consiglio di Stato, per aiutate imprese pubbliche e private nella tempesta del mercato mondiale, caratterizzato da conflitti bellici, da chiusure e boicottaggi, uniformerà e semplificherà tutte le normative concernenti il mondo degli affari per unire mercato mondiale e mercato interno: chi ha problemi sul mercato mondiale verrà aiutato a trovare sbocchi nel mercato interno, medesima cosa al contrario. Tutto all’insegna, secondo China Daily, dell”alta qualità”.

Il salto tecnologico schumpeteriano si sta realizzando e l’apporto del capitale industriale, come fonte di valore, si allarga.

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Stefano Baudino: Israele davanti alla Corte Internazionale: aumenta il fronte che chiede la condanna per genocidio

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Israele davanti alla Corte Internazionale: aumenta il fronte che chiede la condanna per genocidio

di Stefano Baudino

Si è aperto ieri all’Aja, nei Paesi Bassi, il procedimento davanti alla Corte internazionale di giustizia – il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite -, sull’accusa di genocidio che il Sudafrica ha intentato contro Israele per il massacro di Gaza, in cui fino a ora sono stati uccisi oltre 23mila palestinesi. Nella prima udienza di ieri i rappresentanti di Pretoria hanno organicamente allineato l’insieme delle accuse mosse contro lo Stato israeliano, mentre oggi in Aula va in scena la difesa di Tel Aviv. Nel frattempo, cresce in maniera esponenziale la lista dei Paesi che sostengono l’istanza sudafricana, che a oggi, oltre ai membri dell’organizzazione dei Paesi Islamici e a quelli della Lega Araba, conta numerosi altri attori del Medio Oriente, dell’America Latina e del continente asiatico. E ora Tel Aviv – che è sempre più isolata a livello mondiale, ma può contare sul pesante appoggio degli Stati Uniti – è in guardia sulle conseguenze che un’eventuale condanna potrebbe comportare a livello politico, economico e, soprattutto, reputazionale.

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Pierluigi Fagan: La perdita irreversibile del primato morale mondiale

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La perdita irreversibile del primato morale mondiale

di Pierluigi Fagan

Il lungo dominio occidentale sul mondo originatosi già dal tempo della Grandi Navigazioni del ‘500, è andato di recente incontro a un contro-movimento quale si analizza e descrive nelle sempre più numerose e approfondite analisi sul c.d. “mondo multipolare”. Si tratta di un contro-movimento demografico, culturale, economico, finanziario, militare, tecnologico, geopolitico e diplomatico che segnerà i prossimi almeno due decenni e il cui esito è prevedibile e irreversibile in termini di riequilibrio del rapporto tra potenze, culture e convivenza planetaria.

Rimaneva forse una unica isola monopolare, quella del diritto morale. Non a caso, Biden ha usato questa partizione tra legittimi (democrazie) e illegittimi (autocrazie) già un secondo dopo l’inizio del conflitto ucraino, portando a ripetizione l’Assemblea dell’Onu a votare e schierarsi, con risultati -invero- assai parziali. Ma se nei fatti il tentativo di Biden ha raccolto risultati incerti, a livello di discorso la sua orazione rimaneva comunque l’unica espressa positivamente, per quanto accerchiata e relativizzata, staccata da effetti pratici, il dominio dell’isola del diritto morale, veniva riaffermato e resisteva.

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Alessandro Visalli: I soggetti non emergono dalla terra

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I soggetti non emergono dalla terra

di Alessandro Visalli

Da Alessandro Visalli, Classe e Partito, Meltemi 2023[1]

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bucchi.jpgIn un agile libricino del 2019, Tagliare i rami secchi[2], Carlo Formenti e Onofrio Romano, hanno prodotto un agile e perspicace riassunto delle tesi ‘datate, incomplete, contraddittorie’ della lunga tradizione marxista. Tra queste emerge il bersaglio delle “Tesi sulla filosofia della Storia[3] di Benjamin: la rivoluzione, e quindi il suo ‘agente’ la ‘classe’, interpretata come immanenza nell’evoluzione della Storia, e la natura cristologica dello stesso ‘proletariato’. Per come lo riassume, a un certo punto, Onofrio Romano:

“Non è un caso che l’anti-filosofo di Treviri non prefiguri mai una società comunista, non si cimenti a immaginare, vale a dire, il funzionamento ordinario della società liberata. Non si tratta di mera diffidenza nei confronti dell’atteggiamento eccessivamente prefigurativo dei socialisti utopisti. È una scelta che rinviene all’idea generale di trasformazione, come evento immanente allo sviluppo capitalistico, rispetto al quale ogni velleità di direzione politica dei processi è considerata un’ingenuità. È quindi inutile partorire disegni della società futura sulla base dei propri desideri. La società fa da sé. Occorre solo prenderne atto”[4].

Questa idea, profondamente radicata nella tradizione marxista e ripresa dal grande idealismo tedesco[5], poi funziona dentro la ‘grande committenza’ del socialismo novecentesco[6], nel senso antevisto da Antonio Labriola e da Rosa Luxemburg, come ottima scusa per non agire e affaccendarsi nella cucina, affidando il futuro alla ‘provvidenza’ laica dei destini progressivi della classe. Il filosofo cassinese, nel rifiutare nettamente le idealistiche distinzioni di vero e falso in sé, o giusto e ingiusto, ricondotte a una totalità che dispone di leggi immanenti nel divenire, rifiuta anche di interpretarle in senso deterministico o evoluzionistico.

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Luigi Longo: L’Unione Europea, coordinata dalla NATO, è lo strumento degli USA nel conflitto strategico della fase multicentrica

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L’Unione Europea, coordinata dalla NATO, è lo strumento degli USA nel conflitto strategico della fase multicentrica

di Luigi Longo

[…] l’Europa è diventata una Eurolandia priva di sovranità economica e soprattutto geopolitica e militare. Al suo interno è insediato un corpo di occupazione straniero, denominato NATO, inviato da tempo come mercenariato soldatesco in Asia Centrale, pronto a minacciare e a rischiare una guerra mondiale in Georgia e in Ucraina. Se questo è anche in parte vero, allora che senso ha elencare la tiritera del nostro grande profilo europeo, dalla filosofia greca al diritto romano, dalle cattedrali romaniche e gotiche dell’umanesimo rinascimentale, dalla rivoluzione scientifica all’illuminismo, dall’eredità classica greco-romana al cristianesimo, eccetera?

Pura ipocrisia.

Costanzo Preve*

1. Avanzerò alcune riflessioni sull’Europa, non a partire dalla storia dell’Europa delle Nazioni, che si formarono dopo la dissoluzione dell’impero di Carlo Magno (1), ma a partire dalla guerra Russia-Ucraina (cioè l’aggressione Usa alla Russia via Nato-Europa), che di fatto sancisce la fine del progetto dell’Unione Europea (avanzato e realizzato dopo la seconda guerra mondiale, anche se pensato intorno agli anni trenta del secolo scorso dagli Stati Uniti d’America) sostituito dal nuovo ruolo della NATO che meglio si addice alle nuove strategie statunitensi nella fase multicentrica [conflitto tra potenza egemone in declino (USA) e potenze consolidate (Russia, Cina) e in ascesa (India)] (2). Una << […] Europa occidentale (anche l’Europa orientale, mia precisazione LL) sottomessa a una occupazione militare USA accettata dagli attuali governi fantocci, che appunto per questa ragione considero del tutto illegittimi, non importa se sanzionati o meno da elezioni manipolate >> (3).

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Ferdinando Pastore: Da pulizia etnica a pulizia etica: il femminicidio di massa

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Da pulizia etnica a pulizia etica: il femminicidio di massa

di Ferdinando Pastore

Si possono trovare svariati modi per pulirsi la coscienza di fronte alla barbarie; si può per esempio minimizzare la portata di un conflitto a seconda di chi lo conduce o ridefinire i contorni della legge se si guardano i propri interessi commerciali. Esistono ormai strumenti sofisticati per rimarcare o meno la gravità di un’azione violenta o di una guerra; per esempio far seppellire una notizia nel groviglio di informazioni quotidiane che non distinguono, per numero di colonne, un parlamentare in versione sceriffo della frontiera e l’eccidio di migliaia di bambini inermi. La società della conoscenza, attraverso la velocità dei casi del giorno, il martellante ritmo dei dibattiti, gli spericolati tweet dei cronisti d’assalto, riproduce il suo contrario. Tutto si dimentica nell’affannata corsa alla sopravvivenza giornaliera.

Così la mattanza di Gaza è da tempo sorpassata da differenti priorità comunicative e le mobilitazioni in favore del popolo palestinese perdono, man mano che i giorni passano, quella spinta emotiva e radicale che le rendevano agenda politica.

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Alessandro Bartoloni: Le origini della guerra russo-ucraina

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Le origini della guerra russo-ucraina

di Alessandro Bartoloni

Si intitola Le origini della guerra russo-ucraina. La crisi della globalizzazione e il ritorno della competizione strategica l’ultimo libro di Salvatore Minolfi (Istituto italiano per gli studi filosofici, 2023). Un testo fondamentale per chi vuole ricostruire il conflitto tra NATO-Russia a partire dalla caduta del muro di Berlino.Venuto meno il patto di Varsavia, invece di sciogliersi a favore di un vero progetto di «sicurezza collettiva», l’Alleanza atlantica si è espansa e rafforzata, andando a ledere gli interessi e la sicurezza di una Russia ridotta al rango di «paese normale tra paesi normali».

Un allargamento a est che Minolfi, dopo aver dato conto delle varie interpretazioni, motiva con la necessità di contenere lo sviluppo europeo a trazione tedesca e prepararsi al conflitto strategico con la Cina, «l’unico concorrente potenzialmente in grado di combinare il suo potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per lanciare una sfida duratura a un sistema internazionale stabile e aperto». In pratica, contro chi considerava essenziale poter contare quantomeno sulla neutralità del Cremlino (il filone cosiddetto «realista») nella seconda metà degli anni Novanta è prevalsa «l’opzione radicale di affrontare prima Mosca, infliggendo una drammatica lezione, per poi ingaggiare, da posizioni rafforzate, la capofila dei contestatori della supremazia americana», vale a dire Pechino.

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Piccole Note: Presidenziali USA: Trump vs Haley-Clinton

piccolenote

Presidenziali USA: Trump vs Haley-Clinton

di Piccole Note

Haley, la “rubacuori” neocon, incontra i primi ostacoli. Ma Trump è alle prese con i suoi guai giudiziari… I disastri della “nazione indispensabile”

Di due giorni fa il dibattito Tv tra gli sfidanti di Trump per poter competere con quest’ultimo per la candidatura dei repubblicani alle presidenziali, dal momento che ad oggi il superfavorito per la sfida con il candidato dei democratici resta il Tycoon.

A sfidarsi in Tv, l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Haley, stellina in ascesa.

Trump, al solito, ha snobbato il dibattito, non prendendo neanche in considerazione i suoi rivali. Può permetterselo, dal momento che ha un vantaggio stratosferico sui suoi contendenti, che potrà ridursi solo quando ne rimarrà solo uno, al quale gli altri daranno il loro appoggio a motivo della causa comune (e che li accomuna ai rivali dem): impedire al Tycoon di arrivare alla Casa Bianca.

Nel dibattito, animato dagli usuali battibecchi, a far notizia è stato Christie, che ha annunciato il suo ritiro dalle presidenziali, aggiungendo che avrebbe lavorato duro per impedire a Trump di diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti.

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Paolo De Prai: Ci sono giudici onesti al tribunale dell’Aja?

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Ci sono giudici onesti al tribunale dell’Aja?

di Paolo De Prai*

La richiesta di messa in stato di accusa del governo zelota presso la Corte di Giustizia Internazionale (ICJ) da parte del Sudafrica apparentemente farebbe cadere le ipocrisie e le cecità mass-mediatiche occidentali.

Uso intenzionalmente il termine “apparentemente” perché tra il dire (il genocidio a Gaza sotto gli occhi di tutto il Mondo) e il fare (condannare il governo ma anche la totalità della classe dirigente razzista zelota) c’è di mezzo un mare di ipocrisie dei leader occidentali.

Il fatto che a proporre lo stato di accusa sia stato il governo del Sudafrica, che razzismo e apartheid dei coloni boeri lo ha sperimentato direttamente su di se, evidenzia la natura criminale dei zeloti, accusa respinta come infamante dagli zeloti stessi che replicano che a essere processati devono essere solo i membri di Hamas e per questo si vogliono difendere davanti alla ICJ, che è cosa diversa dalla Corte Penale Internazionale (CPI), entrambe con sede nei Paesi Bassi (Olanda).

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Miguel Martinez: Partito Unico e Destra Cubana

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Partito Unico e Destra Cubana

di Miguel Martinez

Tra sei mesi, si vota qui da noi per il Sindaco.

Viva la democrazia!

Gli studenti di antropologia possono laurearsi con una tesi su una famiglia di zingari senza documenti, o magari su una tribù dell’Amazzonia che sta per essere eliminata dalla faccia della terra, ma s’è mai vista una tesi su come politici e imprenditori decidono le sorti di una città?

Provo a presentarvi la mia città, che è sicuramente tra le più ricche del mondo, tenendo conto del fondamentale ragionamento del Trilussa:

“seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due.”

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