Come nascondere un impero: il disvelamento dell’impero degli Stati Uniti” di Alessandro Scassellati
L’articolo “Come nascondere un impero: il disvelamento dell’impero degli Stati Uniti” di Alessandro Scassellati esplora la storia dell’imperialismo statunitense, spesso oscurata dalla retorica ufficiale che dipinge gli USA come una “democrazia anti-coloniale”. Attraverso una recensione critica del libro How to Hide an Empire di Daniel Immerwahr, l’autore smonta il mito dell’America come potenza esclusivamente continentale, rivelando invece un passato (e un presente) di dominio territoriale, controllo militare e sfruttamento coloniale.
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Segue una SINTESI effettuata da Deepseek
Presentazione dell’articolo
L’articolo “Come nascondere un impero: il disvelamento dell’impero degli Stati Uniti” di Alessandro Scassellati esplora la storia dell’imperialismo statunitense, spesso oscurata dalla retorica ufficiale che dipinge gli USA come una “democrazia anti-coloniale”. Attraverso una recensione critica del libro How to Hide an Empire di Daniel Immerwahr, l’autore smonta il mito dell’America come potenza esclusivamente continentale, rivelando invece un passato (e un presente) di dominio territoriale, controllo militare e sfruttamento coloniale.
Sintesi analitica
1. L’impero nascosto degli Stati Uniti
- Espansione territoriale: Gli USA non sono mai stati solo i “48 Stati contigui”. Dal XIX secolo, hanno acquisito colonie d’oltremare come Filippine, Porto Rico, Guam, Hawaii e Alaska, spesso attraverso guerre (es. guerra ispano-americana del 1898) o acquisti (es. Alaska dalla Russia nel 1867).
- Doppio standard: Mentre accusavano altri di imperialismo (es. Spagna, Gran Bretagna), gli Stati Uniti governavano milioni di “sudditi coloniali” senza diritti costituzionali, giustificando il dominio con razzismo (“supremazia bianca”) e paternalismo (“civilizzare”).
- Casi Insulari (1901): La Corte Suprema stabilì che la Costituzione non si applicava pienamente ai territori coloniali, creando una gerarchia di cittadinanza (es. portoricani sono cittadini USA dal 1917, ma senza diritto di voto federale).
2. La violenza coloniale
- Filippine: La guerra filippino-americana (1899-1913) causò 775mila morti filippini, con atrocità come campi di concentramento e massacri (es. Bud Dajo). Nonostante ciò, il conflitto è quasi rimosso dalla memoria statunitense.
- Esperimenti medici: Il caso del dottor Cornelius Rhoads, che sperimentò su pazienti portoricani e poi divenne un pioniere della chemioterapia, illustra il razzismo e l’impunità del colonialismo USA.
- Pearl Harbor: L’attacco giapponese (1941) colpì anche Filippine e Guam, ma Roosevelt nel suo discorso si concentrò solo sulle Hawaii per evitare di legittimare la difesa di “colonie non bianche”.
3. La trasformazione in “impero puntinista”
- Dopo la WWII: Gli USA abbandonano il colonialismo formale (es. indipendenza delle Filippine nel 1946) ma mantengono il controllo attraverso:
- 800 basi militari globali (contro le 9 della Russia e 1 della Cina).
- Dominio tecnologico e finanziario (es. dollaro come valuta globale, controllo di organismi come il FMI).
- Standardizzazione culturale (inglese, modelli industriali, soft power).
- “Punto cieco” americano: L’impero viene negato anche oggi (es. reazioni all’11/9, dove la presenza militare USA in Medio Oriente fu ignorata a favore della narrativa “odiano le nostre libertà”).
4. Critica e attualità
- Ipocrisia costituzionale: Gli USA nacquero come repubblica anti-imperiale, ma adottarono logiche coloniali simili a quelle britanniche.
- Eredità razzista: Il “trilemma imperiale” di Immerwahr spiega perché gli USA scelsero repubblicanesimo + supremazia bianca, escludendo i non bianchi dai diritti pur espandendosi.
- Oggi: L’impero persiste nella forma di egemonia militare (es. basi in Okinawa, Groenlandia) e influenza economica, nonostante i proclami isolazionisti di Trump o Biden.
Giudizio critico
- Punti di forza:
- Decostruzione del mito americano: L’articolo (e il libro di Immerwahr) sfata l’idea degli USA come “potenza benevola”, mostrando continuità tra colonialismo ottocentesco e imperialismo contemporaneo.
- Esempi concreti: Casi come Rhoads o Bud Dajo rendono tangibile la violenza strutturale.
- Limiti:
- Focus sul territorio: Sottovaluta altri strumenti di dominio (es. sanzioni economiche, controllo digitale).
- Assenza di prospettive decoloniali: Mancano voci dirette delle popolazioni colonizzate.
Conclusione: L’articolo è un’analisi necessaria per comprendere la vera natura del potere USA, utile a criticare tanto la retorica “eccezionalista” americana quanto l’ignoranza europea sul tema. Consigliato a chi studia geopolitica, storia coloniale o relazioni internazionali.
🔹 Per approfondire: Il libro How to Hide an Empire di Daniel Immerwahr (2019).