Details Published: 17 August 2023 Created: 14 August 2023 Hits: 741
Il conflitto ucraino nell’ermeneutica divergente di Nato-Usa e Federazione Russa
di Alberto Bradanini
Jacques Baud, ex membro dell’intelligence strategica svizzera, con un passato nella Nato quale specialista per i Paesi dell’Est Europa e i programmi nucleari (2014-2017), nel suo ultimo libro (Ukraine entre guerre et paix, Max Milo Ed., 2023) rilegge con lente critica la vicenda ucraina attraverso l’analisi delle ragioni sostanziali, insieme agli aspetti di legalità e legittimità internazionali.
In un tempo di filosofica malinconia, le devastazioni intellettuali della macchina della Menzogna vengono digerite da un pubblico frastornato da un impaurito analfabetismo anche quando contraddicono la logica euclidea.
Sfidando una criminalizzazione del dissenso quale fenomeno inedito nelle società occidentali del secondo dopoguerra, Jacques Baud propone con coraggio una diversa esegesi degli accadimenti. E se questa potrà apparire provocatoria, la sua acquisizione ha il pregio di scuotere il torpore di chi, consapevole del Grande Inganno, tende tuttavia a impigrire, volgendo lo sguardo altrove.
La narrativa occidentale alimenta il convincimento – afferma J. Baud – che la guerra in Ucraina sia stata pianificata da V. Putin con il fine di riposizionare la Russia sul quadrante un tempo occupato dall’Unione Sovietica, alla riconquista del suo perduto status imperiale. Essa è tuttavia fallace, poiché dall’implosione dell’Urss[1] (1991) non si registra alcun atto o dichiarazione a suffragio di ciò, nulla! Numerosi osservatori occidentali e larga parte della pubblica opinione (le cui convinzioni sono occultate) reputano invece che la radice della guerra abbia natura strategica e vada collocata nell’intento premeditato di Nato-Usa di accerchiare la Russia, indebolirla e se possibile frantumarla, per saccheggiarne le risorse (gas, petrolio, prodotti agricoli e minerali) e riservare poi analogo trattamento alla Cina, la nazione più insidiosa per l’egemonismo Usa nel mondo.
741 viewsDetails Published: 17 August 2023 Created: 13 August 2023 Hits: 426
Niger, la Francia in un tunnel
di Fabrizio Casari
Tra minacce e tensioni, è scaduto l’ultimatum che l’ECOWAS aveva offerto al Niger. L’Occidente collettivo grida contro il “golpe” ma sostiene il presidente deposto Bazoum, che vinse le elezioni con una frode. Bazoum è uomo della Francia, poiché nel suo Paese ha sempre avuto a cuore gli interessi di Parigi e non quelli dei nigerini, reprimendo l’opposizione e ospitando persino le truppe francesi espulse dal Mali.
Il contagio ad altri Paesi della regione, Senegal in primis, è il timore più grande dell’Occidente, ed è per questo che l’Ecowas (Comunità economica dell’Africa occidentale), docile strumento africano della devozione occidentale, sembra finora decisa a preparare un intervento militare contro il Niger. Non si può certo far passare per una risposta democratica al rovesciamento di un governo eletto; piuttosto, è chiaro che è l’Occidente a stabilire quali colpi di Stato sono possibili e quali no, quali sostenere e quali combattere. Infatti, in Mali, come in Guinea, Burkina Faso e Niger, l’elemento distintivo delle rivolte militari è solo uno: hanno il sostegno delle rispettive popolazioni, il che rende il “colpo di Stato” un pronunciamento militare che accoglie le richieste popolari, che spazza via le élite a favore degli ultimi.
426 viewsDetails Published: 17 August 2023 Created: 13 August 2023 Hits: 410
Stati Uniti. Comincia la discesa del petrolio prodotto con il fracking?
di G. S.
Nel leggere queste poche righe bisogna mettere subito le mani avanti: fare previsioni sulle prospettive di estrazione di idrocarburi è sempre un terno al lotto. Un po’ perché nuove tecnologie possono aprire nuove opportunità, un po’ perché la scoperta di nuovi giacimenti è sempre possibile.
Bisogna anche dire che ormai, per entrambi i lati della faccenda, ci sono così tanti studi che si ha un’idea verosimile di quel che ci aspetta. Dopo il 2060 la situazione comincerà a essere critica, considerato inoltre che la domanda, seppur in rallentamento, aumenterà tanto per il gas che per il petrolio (110 milioni di barili al giorno entro il 2045).
Cosa più importante, è su queste previsioni che si basa il mercato. E se l’uso su larga scala del fracking ha permesso grandi investimenti nell’estrazione di petrolio di scisto (prodotto dai frammenti di rocce bituminose), rendendo gli USA il primo produttore mondiale – 17% del totale globale nel 2020 –, una notizia di questi giorni potrebbe cambiare le carte in tavola.
410 viewsDetails Published: 17 August 2023 Created: 10 August 2023 Hits: 399
Extra-profitti delle banche: la tassa non è per i poveri
di Luigi Pandolfi
Lo scorso 7 agosto, con una norma infilata nel cosiddetto “decreto omnibus”, il Governo ha deciso a sorpresa di istituire una tassa straordinaria sugli extra-profitti delle banche. La misura, secondo Matteo Salvini, dovrà servire a reperire risorse aggiuntive per far fronte al caro-mutui, per «abbassare le tasse» e per tagliare, ancora, il cuneo fiscale. Introiti attesi? Forse «alcuni miliardi», è stata la conclusione laconica del ministro. Si vedrà.
Intanto, il primo effetto della decisione è stato il crollo in borsa dei titoli bancari (bruciati 9 miliardi di capitalizzazioni). I mercati hanno detto la loro: in Italia come in Europa, perché si teme che dopo Madrid e Roma, anche altri Paesi possano mettere nel mirino i lauti guadagni degli istituti di credito. Non tutti nelle crisi ci perdono. L’inflazione che attacca il potere d’acquisto dei ceti popolari è la stessa che fa ricchi i soci delle banche (come guerra e speculazione hanno fatto il bene delle compagnie energetiche), complice la politica monetaria della Bce (i recenti fallimenti di alcuni istituti americani, tuttavia, dicono che la politica dei tassi alti può anche nuocere ai bilanci delle banche, dal momento che ne risente il valore delle obbligazioni che le stesse banche hanno in pancia).
399 viewsDetails Published: 17 August 2023 Created: 17 August 2023 Hits: 512
La lingua dei clienti
di Salvatore Bravo
Il 1961 e il 1962 sono ricordati, anche, per essere stati gli anni della battaglia del latino, così i giornali dell’epoca definirono la discussione sull’insegnamento del latino nella nuova scuola media unica che aboliva la precedente in quanto classista con la legge del 31 dicembre 1962, n. 1859.
Il latino fu processato perché la lingua elitaria ed in quanto usato come scudo dalle classi sociali più abbienti per discriminare coloro che provenivano da ambienti sociali deprivati, i quali erano avviati dopo le elementari alla scuola di avviamento al lavoro. Insomma si usava il latino per selezionare su un fondamento puramente classista. Allora come oggi le sinistre giudicarono che la soluzione fosse, per la nuova scuola media: abolire il latino. La cultura della cancellazione affonda le sue radici nella sinistra progressista ed anticomunista. Il progresso come annichilimento del passato per “un mondo nuovo” non può che favorire derive distopiche fondate sul rifiuto dell’identità e sul semplicismo didattico. In tal modo si dà poco a tutti e ingiustizia è fatta per tutti.
512 viewsDetails Published: 16 August 2023 Created: 14 August 2023 Hits: 865
Gli ucraini non sfondano: in Occidente inizia lo scaricabarile?
di Gianandrea Gaiani
Sui fronti di Zaporizhia e Donetsk in oltre due mesi di controffensiva gli ucraini vantano di aver liberato un’area di 360 chilometri quadrati, meno dell’estensione del comune di Ferrara (402 kmq) e una superficie pari allo 0,02% del territorio ucraino controllato dai russi (nella mappa qui sotto in blu le aree conquistate dagli ucraini in due mesi di attacchi sul Fronte di Zaporoizhia).
Successi territoriali a dir poco limitati a qualche villaggio raso al suolo nella “terra di nessuno” dove peraltro i russi hanno riguadagnato posizioni contrattaccando negli ultimi giorni. Piccoli successi inficiati soprattutto dall’avanzata delle truppe di Mosca tra le regioni di Luhansk e Kharkiv, specie nel settore di Kupyansk dove le truppe di Mosca sarebbero a meno di 7 chilometri dalla città e avrebbero ammassato ampie riserve, forse per lanciare una più ampia offensiva.
Pesanti le perdite subite da Kiev. Secondo i russi i caduti tra il 4 giugno e ine luglio sarebbero tra 36mila e 42 mila a seconda delle stime oltre a 1.700 mezzi corazzati e blindati e 350 pezzi d’artiglieria distrutti, danneggiati o finiti in mani russe. La distruzione di molti mezzi non ha scoraggiato i comandi ucraini che continuano a rinnovare gli assalti sui fronti di Zaporizhia e Donetsk affidandoli soprattutto alla fanteria con conseguenze sulle perdite ben evidenziate da molti canali Telegram militari sia russi che ucraini.
La controffensiva a lungo preannunciata e poi scatenata il 4 giugno aveva l’obiettivo (più politico che militare) di strappare a ogni costo quanto più territorio ucraino alle truppe russe per continuare a ottenere il supporto militare e finanziario dell’Occidente: impossibile infatti ritenere che l’obiettivo di riconquistare tutti i territori perduti (inclusa persino la Crimea) fosse alla portata delle forze di Kiev.
865 viewsDetails Published: 16 August 2023 Created: 15 August 2023 Hits: 678
La sconcertante parabola dell’operaismo italiano
di Maria Turchetto
L’articolo Dall’operaio massa all’imprenditorialità comune: la sconcertante parabola dell’operaismo italiano, tratto da Intermarx, rappresenta una versione ampliata della voce “operaismo” destinata al Dictionnaire Marx contemporain, a cura di J. Bidet e E. Kouvélakis, PUF, Paris, 2OO1
Non è difficile, almeno in Italia, trovare un accordo linguistico sul termine “operaismo”. Non ci sono dubbi sulle principali riviste intorno a cui si è formato questo filone di pensiero negli anni ’60 e ’70 (Quaderni Rossi, Classe Operaia, Potere Operaio), né sugli autori che ne sono i principali esponenti (Raniero Panzieri, Mario Tronti e Antonio Negri hanno senz’altro una posizione di spicco sui molti altri che hanno dato contributi anche molto importanti [1]). Soprattutto, è impossibile non riconoscere un “operaista”, se ne incontri uno: a quasi quarant’anni dalla sua nascita (che ritengo sia lecito far coincidere con la pubblicazione del primo numero di Quaderni Rossi, nel giugno del 1961), l’”operaismo” si è sedimentato in “mentalità”, atteggiamento, lessico.
In effetti, nonostante sviluppi, correzioni, svolte e varianti abbiano ormai prodotto al suo interno una varietà di posizioni, l’”operaismo” ha mantenuto, se non un’autentica coerenza teorica, almeno una marcata fisionomia. Alcuni assunti di fondo, diventati nel tempo veri atteggiamenti mentali, l’uso di certi passi di Marx (l’arcinoto frammento sulle macchine dei Grundrisse [2], citazione ormai rituale), alcune “parole chiave” (general intellect, composizione di classe, autonomia) funzionano ancora oggi come un forte dispositivo di riconoscimento. Dispositivo forse più linguistico che teorico, più evocativo che realmente propositivo, e che tuttavia serve da riferimento a vari spezzoni di quello che è stato il “movimento” (altra parola chiave) degli anni ’70.
Di fatto, oggi l’”operaismo” italiano è soprattutto questo riferimento impoverito, questa raccolta di parole che tiene il posto di una teoria e che regala unità e identità apparenti a posizioni confuse, ostaggio di volta in volta delle mode culturali o delle nostalgie.
678 viewsDetails Published: 16 August 2023 Created: 14 August 2023 Hits: 1104
La controffensiva degli utili idioti
di Fabio Mini
“O LA VA O LA SPACCA”. L’avanzata di Kiev (non riuscita in primavera) ora viene declamata in salsa estiva: obiettivo, l’isolamento della Crimea Intanto la strategia della Nato va a segno: ricostruzione e nuove armi.
La controffensiva di primavera avrebbe dovuto sfoggiare la determinazione e la capacità ucraina di vincere la guerra contro la Russia, non tanto e non solo per l’Ucraina, ma per l’intero mondo occidentale e per l’Europa in particolare. In realtà la primavera non poteva aiutare a vincere alcunché.
Da quelle parti la primavera rende i movimenti difficili anche per i mezzi corazzati. E la determinazione e le capacità teoriche e psicologiche non potevano compensare i dubbi, i rischi e la carenza di forze e di mezzi. Doveva essere una controffensiva determinante anche solo nella propaganda per guadagnare la fiducia degli alleati e sostenitori dell’ucraina. In realtà, proprio a Vilnius, la stessa Nato ha vibrato una mazzata tremenda alla già scarsa fiducia ucraina nei confronti dell’alleanza Atlantica e di tutti i Paesi che si definiscono suoi amici fedeli.
1.1k viewsDetails Published: 16 August 2023 Created: 13 August 2023 Hits: 453
La Polonia potrebbe sfruttare la presenza di Wagner in Bielorussia come pretesto per sabotare i colloqui di pace
di Andrew Korybko
La presenza di Wagner in Bielorussia è il pretesto perfetto per la Polonia e il suo alleato lituano per inasprire le tensioni con la Russia, se la sfruttano allo scopo di reimporre il blocco de facto di Kaliningrad dell’estate scorsa, in modo da precludere lo scenario della ripresa dei colloqui di pace entro la fine dell’anno, dopo la fine della controffensiva di Kiev.
Il dispiegamento di Wagner in Bielorussia, dopo le violenze, ha spinto la Polonia a dare di matto, dopo che il suo primo ministro ha temuto che questo gruppo stesse tramando per scatenare un’altra crisi dei migranti con le armi, cercando persino di infiltrarsi nel suo Paese sotto questa copertura. Non ci sono ragioni credibili per sospettare che questo sia in programma, né che Wagner voglia invadere il Corridoio di Suwalki come alcuni hanno sostenuto. In realtà, la Polonia sta sfruttando la presenza di Wagner in Bielorussia come pretesto per portare avanti tre dei suoi interessi strategici.
453 viewsDetails Published: 16 August 2023 Created: 10 August 2023 Hits: 534
Il papa, l’ecologismo e gli antibergogliani
di Moreno Pasquinelli
«Laudato sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significazione». San Francesco
Una sterminata folla di giovani ha concluso gaudente la GMG (Giornata Mondiale della Gioventù). Pur dentro la sua crisi esistenziale, la Chiesa cattolica ha messo in scena una formidabile prova di forza, a dimostrazione, semmai ce ne fosse stato bisogno, che con essa bisogna ancora fare i conti.
* * *
Il grande filosofo Augusto Del Noce amava definirsi un cattolico tradizionalista, precisando che ciò non significava né conservatore né tantomeno reazionario. Nella sparpagliata fronda antibergogliana non ci sono soltanto tradizionalisti, conservatori e reazionari, albergano veri e propri controrivoluzionari, quelli che disprezzano come deleterie tutte le forme politiche della modernità (in primis democrazia e socialismo), nostalgici quindi dei regimi che furono, segnati dal sodalizio, più profano che sacro, tra trono e altare.
534 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 11 August 2023 Hits: 1608
Collasso
di Enrico Tomaselli
L’Ucraina si rifiuta di accettare l’impossibilità di vincere. La NATO è intrappolata nel suo investimento politico e propagandistico in questa guerra e la Russia non ha fretta di porre fine al conflitto. A questo punto, forse la via d’uscita più rapida (e soprattutto sicura) sarebbe un crollo improvviso dell’esercito ucraino. Ipotesi per nulla infondata.
* * * *
Già lo scorso anno mi chiedevo quanto ancora avrebbe resistito l’esercito ucraino prima di collassare. Ritenevo infatti che l’impatto delle forze russe – sia materiale che psicologico – unito alla consapevolezza dell’impossibilità della vittoria, avrebbe finito col determinare una rottura del fragile equilibrio che sempre tiene in piedi un esercito.
Nell’antichità, a porre fine alle guerre era quasi sempre una battaglia decisiva; ed a decidere quella battaglia era a sua volta, quasi sempre, il momento in cui uno dei due eserciti riusciva a spezzare lo schieramento nemico, producendo dapprima lo sfondamento delle linee nemiche, poi la fuga disordinata delle schiere avverse – o, nel migliore dei casi, la loro ritirata. Battaglie e guerre, quindi, erano assai spesso decise nel momento in cui si determinava un collasso in uno dei due schieramenti.
Ovviamente, oggi questo tipo di determinazione è pressoché ormai scomparso. Le guerre non si vincono solo sul campo di battaglia. Ma, se l’esercito collassa, qualsiasi altro elemento cessa di avere valore, e ne consegue la sconfitta.
1.6k viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 12 August 2023 Hits: 759
Diverso parere su Oppenheimer e la bomba degli USA
di Giorgio Ferrari
Dubito che questo ultimo intervento – cfr H come Hiroshima, Oppenheimer e lingue biforcute – di cui non condivido nulla, se non il giudizio su Christopher Nolan, sia attribuibile a Vincenzo Miliucci (*).
Non so se chi lo ha scritto abbia visto il film (io non l’ho visto) e se la trama del film, a sua volta, abbia qualche corrispondenza con il profilo di Oppenheimer che si evince da questo testo, ma limitandomi alle cose che vi sono scritte, lo ritengo diseducativo e fuorviante.
Ci sono due eventi nella storia della II guerra mondiale che hanno segnato dei punti limite nella storia dell’umanità: i lager nazisti e l’uso della bomba atomica da parte degli Stati Uniti.
Del primo è stato detto e scritto praticamente tutto, risultandone una condanna definitiva in quanto rappresentazione del male assoluto.
Del secondo persiste invece una sorta di sospensione di giudizio (da parte degli storici e da una larga schiera di intellettuali) che va lentamente risolvendosi in una assoluzione per mancanza di prove o, secondo il diritto penale americano, per l’esistenza di ragionevoli dubbi.
Perché? Cosa c’è che impedisce di emettere, nei confronti del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, un verdetto analogo a quello applicato ai lager nazisti? Forse perché gli ebrei uccisi sono molto di più dei giapponesi? O forse perché a questi ultimi la morte è giunta istantaneamente, risparmiando loro quelle sofferenze che invece furono inflitte agli ebrei?
Non credo che siano questi i distinguo sufficienti ad impedire il pronunciamento di un giudizio, anche perché sofferenze atroci ci furono eccome per i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Trattandosi di “strategie di annientamento” viene da chiedersi -cinicamente – se non siano le “tecniche” impiegate a fare la differenza.
759 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 11 August 2023 Hits: 489
Dite il suo nome: è la Terra (con premessa polemica)
di Massimo Zucchetti
C’è un mio articolo di due anni fa (11/09/2021) sul cambiamento climatico nel quale ho cercato di imitare lo stile di uno dei miei divulgatori scientifici preferiti, Carl Sagan.
Questa ondata recente di negazionismo becero, su un problema che è davvero serio, mi spinge a riproporvelo, con una “brevissima” premessa. Abbiate pazienza, seguitemi.
È ovvio a chiunque abbia non dico un minimo di cultura, ma anche solo un pizzico di sano buon senso, che un conto è il clima, un conto è il meteo. Ovvero: che quest’estate faccia più o meno caldo, non ha nessuna rilevanza sulla “dimostrazione” che i cambiamenti del clima esistano oppure no.
Bisogna avere la stessa visione a lunga distanza di una talpa per associare i due fenomeni. Così come gli appunti sul taccuino di ‘tuo cuggino’, che ha una “stazione meteo” sul balcone da alcuni anni, e si segna le temperature, sono utili, sì: ma il balcone di ‘tuo cuggino’ non è il mondo intero.
Sono utili anche per vedere come negli anni cambia la grafia di ‘tuo cuggino’, come l’effetto della senilità negli anni cambi la sua scrittura.
Ma è ovvio che vi sono migliaia e migliaia di ‘cuggini’ scienziati che da secoli rilevano le temperature e quegli altri cento parametri che servono per poter banfare di clima, no?
489 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 13 August 2023 Hits: 589
Armageddon nucleare? Non lo vogliamo
di Laura Tussi
Dal nucleare civile al nucleare militare: il ‘gioco’ è fatto.
È un momento grave per la storia dell’umanità: viviamo all’ombra di circa 25.000 ordigni di distruzione di massa nucleari che possono annientare il pianeta per molte volte.
Questa situazione è resa oggi ancora più delicata dalla corsa verso il nucleare civile, che è ritenuto da molti una buona alternativa all’uso del carbone e dei fossili, principali responsabili dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici.
Ma siamo sicuri che il nucleare civile sia un’alternativa valida per i costi e per la sicurezza? I costi sono altissimi e si calcola che negli Stati Uniti il nucleare civile in questi quattro decenni sia costato parecchi miliardi di dollari.
E la possibilità degli incidenti è alta.
Ad esempio l’incidente in Giappone a Fukushima. Ma pensiamo anche al disastro di Chernobyl.
Attualmente sappiamo che il 90 per cento delle 800mila persone addette al risanamento di Chernobyl hanno contratto tumori.
589 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 11 August 2023 Hits: 635
Thanks for nothing, 700.000 times and more
di Il Chimico Scettico
Il gruppetto della macchina del caffè di questi tempi si guarda attorno rapidamente e poi parla senza peli sulla lingua. L’ingegnere chimico spagnolo mi dice che lei me l’aveva detto, mesi fa. Vero. Oggi è tra quelli con una croce sulla schiena, per così dire: i candidati al pacchetto tagli mensili. Ovviamente lei sta mandando curriculum in giro sin da prima dell’annuncio ufficiale. L’indonesiano della Quality Assurance è nella stessa condizione e non si vede da due settimane, ufficialmente in ferie, ma in realtà a sgombrare il proprio appartamento, vendere l’auto e tutte queste cose qui. Gli altri mi chiedono che si dice ai vertici del sito. Io gli rispondo che i vertici del sito sono in attesa come tutti gli altri- e anche in quel caso si mandano curriculum in giro, con estrema discrezione, ma questo non lo dico. Quando arrivano email del Managing Director globale vengono aperte con ansia. Ovviamente tra quelli che sentono, sondano, mettono in giro la voce “disponibile” tra gli headhunter ci sono io (avere un giro di contatti tra gli headhunter può essere utile).
635 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 12 August 2023 Hits: 649
Ricordo di un maestro. Esistenza e filosofia in Mario Tronti
di Lorenzo Serra
Quando se ne va un grande pensatore è sempre difficile, nel ricordarlo, decidere da dove cominciare, da quale corno afferrare il discorso: quella relazione, spesso conflittuale, tra vita e opera che attraversa l’esistenza del grande filosofo si ripresenta, infatti, anche nella sua fase conclusiva, alla morte, quando sono gli altri a dover parlare per lui. Il giovane Lukács, ricordando il suo più caro amico, il critico d’arte Leo Popper, morto in giovane età, scriveva che ‘egli, della sua vita, lasciava solamente frammenti’: decisivo nell’esistenza di quest’ultimo, infatti, era sempre stato il problema dell’opera, della forma e questo, quindi, doveva essere anche il suo lascito più duraturo. Forse, però, per l’occasione di questo scritto, proprio prendendo a prestito la metodologia dell’autore trattato (una metodologia trontiana, potremmo dire), questi due ambiti, quello della vita e quello dell’opera, dovrebbero legarsi, compenetrarsi: come se essi, pur nella rigorosa distinzione che attiene a livelli differenti, dovessero, anche nel ricordo, richiamarsi a vicenda. D’altronde, entrando nell’oggetto, Tronti non si sarebbe mai considerato un filosofo puro: al fondo delle sue riflessioni teoriche vi era sempre il problema del ‘che fare‘ all’interno della contingenza storica.
649 viewsDetails Published: 15 August 2023 Created: 09 August 2023 Hits: 495
«A sinistra con uno sguardo umano»
di Gianmarco Martignoni
Recensione di: Ferruccio Capelli A sinistra con uno sguardo umano, Guerini e Associati, pagg. 187, euro 18,50
Dopo aver analizzato nel 2008 con il libro “Sinistra light“ l’evaporazione della sinistra all’interno dello scenario dominato dal populismo mediatico di matrice berlusconiana, e nel 2018 con “Il Futuro Addosso“ l’impetuosa ondata populista su scala mondiale, ora Ferruccio Cappelli, direttore della Casa della cultura di Milano, con “A Sinistra Con uno sguardo umano“ (Guerini e Associati, pagg. 187, euro 18,50) si cimenta nell’improbo compito di ridisegnare il profilo, l’identità e la narrazione di una sinistra dotata di un suo aggiornato ed incisivo spirito critico.
Rilanciando un concetto da tempo desueto come quello di battaglia culturale o delle idee, stante la ritirata da parte di un ceto intellettuale sempre più dedito a non oltrepassare i confini del proprio ambito disciplinare, anche se il vento che spira sia in Europa che a livello internazionale, al di là dell’importante affermazione di Lula in Brasile, non è certamente dei più favorevoli.