Sinistrainrete 202309-10-09

Tutti gli indici di Sinistra in rete dei giorni 9 e 10 settembre 2023 con i link agli articoli

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Privatocrazia sanitaria

di Nicoletta Dentico

Fino al Duemila l’Organizzazione Mondiale della Sanità collocava al secondo posto nel mondo, in quanto a qualità, il sistema sanitario italiano. Oggi almeno il 60% dei fondi pubblici finisce in mano ai privati; più della metà delle strutture che si occupano di malattie croniche sono private. I tagli della prossima legge di bilancio assecondano questa metastasi

vaccination 7729882 1280.jpgParecchi anni fa, in taxi per le strade di Nairobi, ricordo lo sbalordimento quando il taxista dichiarò en passant, ma con sarcastico sollievo, che nell’eventualità di un incidente con la macchina, la mia presenza a bordo avrebbe garantito la disponibilità di una carta di credito per accedere al pronto soccorso anche per lui.

Già la privatizzazione della salute in Kenya rivelava le sue aberranti manifestazioni, incluso il fatto che – come raccontava il taxista con angoscia – anche partorire in ospedale comportava un costo che la maggior parte della popolazione non poteva permettersi. I parti difficili finivano male, perlopiù, era accaduto anche a sua figlia.

Oggi, nel paese che nel 2000 si collocava al secondo posto al mondo (dopo la Francia) per la qualità del servizio sanitario nazionale secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ci stiamo dirigendo – un passo alla volta, neppure tanto lentamente – nella stessa paradossale direzione. La brutale esperienza italiana della pandemia è stata rimossa in un soffio, un fastidioso ricordo del passato, malgrado le molteplici perduranti e visibili conseguenze.

Ritorna in voga invece la stagione dei tagli alla sanità pubblica, come se non bastasse lo schiaffo in faccia delle insufficienti risorse del PNRR assegnate ai servizi sanitari devastati da Covid-19.

I tagli al comparto della salute fanno capolino già dalle prime bozze della legge di bilancio, in stupenda sintonia con le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che prevede 143 paesi sotto la morsa di nuove riforme di austerity entro la fine del 2023 (Ortiz e Cummins, 2022): l’85% della popolazione mondiale!

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Published: 10 September 2023 Created: 07 September 2023 Hits: 103

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marx xxi

Sulla condizione dei comunisti in Italia: che fare?

Note per una discussione aperta

di Fausto Sorini

comunisti indiani.jpgCredo che abbia fatto bene Marco Pondrelli, direttore del nostro sito, ad aprire tempo fa con un editoriale una riflessione sulla questione comunista, con particolare attenzione all’Italia. Perché se è vero – come scriveva – che “oggi nell’Unione europea la forza dei comunisti è marginale … se guardiamo al caso italiano la situazione è ancora peggiore, desolante… Di scissione in scissione oramai gli iscritti ed i militanti dei tanti partiti sono sempre meno e i gruppi dirigenti sono sempre più litigiosi e lontani dal mondo del lavoro”, privi di autentico radicamento nella società e nei luoghi del conflitto sociale.

In presenza di una situazione foriera di importanti sviluppi nazionali e internazionali ritengo utile riprendere la discussione con questa lettera aperta per cercare di suscitare, certo non da solo, una discussione in maniera organizzata nei prossimi mesi; senza nessuna pretesa, ma con un metodo che ci consenta di capire meglio la situazione e agire di conseguenza. Ritengo infatti che l’apertura di una tale discussione sia la premessa per il cambiamento. L’obiettivo non è quello di creare nuovi cenacoli, ma di lavorare per ricomporre collettivamente un rapporto corretto tra conoscenza e azione politica dei comunisti.

La sfida ai tanti ‘comunismi’ esistenti in Italia è questa: una sfida con se stessi. Ed è arrivata l’ora (anzi, siamo in grande ritardo) che si esca dalla falsa coscienza e si accetti, senza guerre di religione, il confronto in campo aperto sulle questioni che sono sul tappeto. Per questo mi sembra necessario arrivare, in tempi brevi, ad un forum di discussione tra comunisti, che sia uno strumento, anche se transitorio, con cui si vadano a vedere le carte di chi ci ha provato e i limiti delle esperienze fatte.

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Published: 10 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 87

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lafionda

La questione ecologica vista dalla Cina

di Gianmatteo Sabatino

green china.jpg1. La posizione cinese sul cambiamento climatico

Come numerosi altri temi sensibili negli attuali, turbolenti anni dello sviluppo globale, anche quello del cambiamento climatico diviene, inevitabilmente, terreno di confronto tra approcci allo sviluppo ed ideologie politiche ed economiche differenti.

Con specifico riferimento alla Cina, la questione del qihou bianhua (appunto, il cambiamento climatico), è sinora riuscita in gran parte a sottrarsi, perlomeno a livello di dibattito, dall’agone politico internazionale, difendendosi dietro una prospettiva di neutralità e scientificità condivisa dalla stragrande maggioranza della comunità accademica internazionale. Tuttavia, la crescente polarizzazione del confronto geopolitico, l’ormai conclamata contrapposizione tra modelli e la rinnovata attenzione mediatica verso strategie (peraltro esistenti da tempo) di cooperazione multilaterale alternative a quelle a guida occidentale (come i paesi BRICS) sono tutti elementi che giustificano un minimo di sforzo chiarificatore. Uno sforzo che, peraltro, è chiaro in primo luogo al governo cinese, il quale, nel 2021, ha licenziato un Libro Bianco sulle politiche ed azioni in materia climatica[1]. È un documento che, ovviamente, va letto tenendo conto del suo scopo prettamente informativo e, se si vuole, propagandistico, ma che nondimeno offre importanti spunti su quale possa essere il ruolo della Cina nei prossimi decenni di lotta al cambiamento climatico.

In altri termini, vale la pena chiedersi quale sia oggi il modello cinese di contrasto al cambiamento climatico, in cosa differisca da altri modelli e quale valenza politica abbia sul piano tanto interno quanto delle relazioni internazionali. Sono tutti temi vastissimi, che qui possono essere richiamati solo sommariamente, ma su cui è opportuno riflettere criticamente.

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Published: 10 September 2023 Created: 09 September 2023 Hits: 148

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contropiano2

S’è rotto il “pilota automatico”

di Claudio Conti – Guido Salerno Aletta

Zitti zitti, senza alzare il volume, si moltiplicano i segnali che certificano la morte cerebrale di un insieme di trattati europei che avevano fino ad un certo punto costituito la governance “tecnica” pressoché invalicabile contro cui si infrangeva qualsiasi istanza sociale, qualunque problema economico momentaneo, qualsiasi intento di gestire in altro modo le politiche economiche e fiscali di ogni Stato membro dell’Unione Europea.

A voler essere precisi, quel ronzio di fondo sta diventando un vero coro, che non prende ancora le dimensioni del tuono che rompe l’equilibrio solo perché nessuno sa come sostituire o riparare il “pilota automatico” di cui Mario Draghi e altri criminali al servizio della finanza internazionale andavano tanto orgogliosi.

Il segnale forse simbolicamente più evidente l’ha dato forse proprio SuperMario, il quale in un pensoso – ma come sempre apodittico – intervento sull’Economist ha spiegato che nell’eurozona servono «nuove regole e più sovranità condivisa».

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Published: 10 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 124

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piccolenote

Il ministro della Difesa ucraino, il negoziatore

di Piccole Note

Oggi la Rada ucraina ha confermato la nomina di Rustem Umerov a nuovo ministro della Difesa. Va a sostituire Oleksii Reznikov, al quale sarà ascritto il fallimento della controffensiva ucraina.

Il cambio di guardia non è stato motivato più di tanto, ma si sa che serve anche a ripulire l’immagine del governo di Kiev offuscata dalle ombre della corruttela, un vero verminaio incistato per lo più nell’apparato della Difesa, dove girano più soldi che altrove (implicito nello slogan “armi all’Ucraina”).

Si è detto anche che la sua cacciata corra in parallelo a quella del super-falco ministro della Difesa britannico Ben Wallace, dimessosi alcuni giorni fa, al quale era legato a filo doppio, ma è più interessante scoprire la fisionomia del nuovo arrivato.

Il tataro americano

Di Umerov si sa che non è un militare, ma è un particolare di poca importanza dal momento che le strategie ucraine sono eterodirette da tempo.

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Published: 10 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 103

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linterferenza

Ecologismo di regime, ipocrita e strumentale

di Fabrizio Marchi

Lo stesso “sistema” che ha inquinato, devastato, sventrato, saccheggiato il pianeta per almeno due secoli, derubando intere popolazioni, provocando effettivamente anche delle modificazioni climatiche, e che se ne è ben guardato fino a pochi anni fa di porre un freno ad uno “sviluppo” dissennato, nonostante le denunce e gli appelli dei movimenti di protesta ambientalisti (quelli veri, non le baracconate mediatiche organizzate dall’alto), ora si inventa paladino dell’ecologismo. E naturalmente ha scatenato il solito bombardamento mediatico per sostenere l’ennesima valorizzazione capitalista camuffata però sotto le spoglie della salvaguardia della natura e dell’ambiente. A tal fine i suoi burattinai hanno preso quella povera ragazzina, le hanno tolto il diritto ad una adolescenza normale e l’hanno fatta diventare l’icona della loro spudorata e inaccettabile ipocrisia. E in tanti, ovviamente ci sono cascati, convinti che questa mobilitazione ecologista fosse il risultato di una rinnovata e diffusa coscienza ambientalista quando è soltanto la risposta a quello che da sempre è l’incubo del sistema capitalista: la caduta tendenziale del saggio di profitto.

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Published: 10 September 2023 Created: 08 September 2023 Hits: 113

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contropiano2

Oppenheimer, un film sulla comunità scientifica in epoca di guerra

di Giacomo Simoncelli

Ad ormai due settimane dall’uscita nei cinema italiani di Oppenheimer, un commento sembra d’obbligo. Non sull’arte cinematografica, per cui non ho le competenze, ma sull’effetto che la narrazione fatta sul grande schermo ha suscitato in chi, come il sottoscritto, fa ricerca nell’ambito della storia della diplomazia scientifica.

Sulla pellicola, scritta e diretta da Christopher Nolan, posso solo dire che a me è piaciuta. Nonostante tre ore di dialoghi senza soluzione di continuità, l’intreccio non mi ha mai annoiato, e del resto il regista sa bene come usare tutti gli espedienti hollywoodiani per attirare al botteghino.

Altro oltre queste opinioni personalissime non potrei dire dal punto di vista tecnico, mentre credo che molto ci sia da dire per chi si occupa di scienza. La prima cosa è che, a dispetto delle mie attese, il film è tutt’altro che una assoluzione a priori degli Stati Uniti (e da qui cominciano gli spoiler).

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Published: 09 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 424

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sollevazione2

I BRICS, l’Occidente, la guerra

di Leonardo Mazzei

BRICS sollevazione.jpgSi fa presto a dire Brics. Ma cosa sono, perché esistono, cosa produrranno? Sulle risposte a queste tre domande permane ancora tanta confusione. E nella confusione sguazza pure il complottismo.

Sul XV vertice dei Brics, che si è tenuto recentemente a Johannesburg, si è detto e scritto di tutto. Qui cercheremo soltanto di capire qual è stato il suo vero significato politico, a partire dalla storica decisione di aprire le porte ad altri sei paesi: Arabia Saudita, Iran, Argentina, Egitto, Emirati Arabi ed Etiopia.

Innanzitutto, i Brics non sono un’organizzazione in senso stretto. Nati in opposizione al dominio occidentale, all’inizio il loro modello di funzionamento era abbastanza simile a quello degli avversari del G7. Ma mentre quest’ultimo riunisce le maggiori potenze economiche dell’occidente (un tempo effettivamente le più grandi del pianeta), i Brics nascono nel 2006 per raggruppare le cosiddette “economie emergenti”. In quell’anno il Brasile, la Russia, l’India e la Cina decidono di costituire un “coordinamento diplomatico informale”. Nel 2009, al primo vertice tra questi paesi (il Sudafrica si unirà solo nel 2010), verrà esplicitato lo scopo fondamentale dell’associazione, quello di perseguire “un nuovo e più equo ordine mondiale multipolare”.

In queste poche parole c’è già l’essenza fondamentale dei Brics (il chi sono), mentre nel persistente unipolarismo del blocco occidentale Usa-Nato c’è la ragione del loro associarsi (il perché esistono). Quel che produrranno in futuro (la nostra terza domanda) ce lo dirà invece solo la storia, ma l’impressione è che si tratterà di una storia molto, ma molto interessante.

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Published: 09 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 300

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roars

Il falso miracolo dell’università italiana dopo un quindicennio di riforme

di Alberto Baccini

gatto mammone3.jpgSono ormai passati oltre 10 anni dalla riforma dell’università italiana nota come legge Gelmini (L. 240/2010). Essa ha dispiegato pienamente i suoi effetti, modificando in modo profondo il funzionamento del sistema universitario italiano. Ci sono ormai diversi elementi fattuali e analisi che permettono di tentare un bilancio degli effetti della riforma. In particolare ci sono ormai dati ed analisi che permettono di mettere nella giusta luce critica la ‘storia’ ufficiale della riforma Gelmini e dei suoi effetti.

La preparazione

La riforma Gelmini fu preceduta da una campagna di stampa che preparò il terreno all’accoglimento della legge. Almeno a partire dal 2005 iniziarono a susseguirsi nei maggiori quotidiani italiani articoli che dipingevano l’università italiana come ostaggio di una corporazione di baroni schierati a difesa di professori assenteisti (Petrovich, 2022). Nel 2006, l’allora ministro dell’università e della ricerca Fabio Mussi (Partito Democratico della Sinistra) dichiarava in una intervista che “l’università è un bordello” (QN, 20/09/2006) annunciando prossimi provvedimenti per modificare la governance delle università e introdurre la “valutazione del merito”. Due anni dopo, su il Tempo Silvio Berlusconi si scagliava contro i privilegi e gli sprechi annunciando: “basta baroni all’università” (06/11/2008). A fare da background alla discussione pubblica c’era un fiorente filone di letteratura, dedicata in gran parte agli scandali nei concorsi (Carlucci & Castaldo, 2009). In questa letteratura l’università italiana veniva variamente aggettivata: “università dei tre tradimenti” (Simone, 2000), era “malata e denigrata” (Regini, 2009), “truccata” (Perotti, 2008), “in declino” (Monti, 2007), “irriformabile” (Gagliarducci et al., 2005).

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Published: 09 September 2023 Created: 25 August 2023 Hits: 435

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doppiozero

La Russia come “terapia” per l’Occidente?

di Luigi Zoja

Rimorsi e nostalgie

Fra i meriti di un autore totale come Octavio Paz sta l’aver chiamato l’antropologia “…il rimorso dell’Occidente” (1). Con questo punto di vista, un’immensa corrente di studi assume un senso che va molto al di là della sua importanza specialistica. L’antropologia non è solo lo studio dei pochi popoli premoderni sopravvissuti: è il grumo di malinconia che tormenta segretamente il mondo euro-americano – divenuto con la globalizzazione modello universale – per aver eliminato le qualità umane non rivolte all’efficienza.

Utilizzo questo esempio per suggerire che forse la Russia ricorre nei discorsi dell’Occidente non solo perché si presenta oggi come suo rivale, ma anche perché rappresenta molto di quello che la nostra modernità ha perduto. E di cui quindi prova nostalgia.

I rapporti dell’Occidente con la Russia

Perché parliamo spesso della Russia? Nella post-modernità si discute soprattutto di economia. Come antagonista dell’Occidente in questo campo, la Federazione Russa è quasi un moscerino: il suo prodotto nazionale è inferiore del 20% a quello dell’Italia (2), pur avendo una popolazione più che doppia e un territorio così esteso da contenere risorse naturali praticamente infinite. È stata chiamata stazione di rifornimento con armi nucleari. I suoi missili fanno paura. Non si giunge a una guerra atomica perché si considera implicito un “equilibrio del terrore”, simile a quello che, nella Guerra Fredda, evitò un conflitto armato tra Occidente e Unione Sovietica: era chiamato MAD (Mutually Assured Destruction, Distruzione Reciproca Assicurata) (3).

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Published: 09 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 455

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marx xxi

La logica aristotelica abrogata dai bellicisti

di Elena Basile

Non so quanti come me rimpiangano la logica aristotelica, il principio di non contraddizione barbaramente ucciso dal dibattito politico odierno. È difficile comunicare se gli elementi essenziali al discorso, fondati nel IV secolo a. C., non sono più parte integrante della cultura odierna. Gli esempi sono infiniti. Le 22 domande che posi con lo pseudonimo “Ipazia” su questo giornale sono rimaste senza risposta. Oggi ne pongo altre a cui a mio avviso l’onestà intellettuale suggerirebbe riscontri evidenti.

Il generale Mark Milley, capo delle Forze armate statunitensi, ha dichiarato che la controffensiva ucraina non raggiungerà l’obiettivo chiave di Melitopol per il controllo delle autostrade che collegano Donbass e Crimea. Il Washington Post calcola che le vittime e i feriti sono già 500 mila. L’ucraina ha perso la metà della sua popolazione, è uno Stato fallito tenuto in vita dai sussidi occidentali. Chiediamo quindi: contro questa immane distruzione non sarebbe stato più saggio e lungimirante esaminare le cause della guerra e pervenire a una mediazione che ancora nel marzo del 2022 era possibile?

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Published: 09 September 2023 Created: 06 September 2023 Hits: 285

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contropiano2

La Francia sulla graticola, tra ritiro dei soldati e interventismo militare in Africa

di Alessandro Avvisato

L’ipotesi di un ritiro dei circa 1.500 militari francesi ancora in Niger sembra diventare sempre più probabile.

In una intervista rilasciata nel fine settimana al quotidiano Le Monde dalla ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha evocato l’impossibilità per Parigi di mantenere – nelle condizioni attuali – quello che definisce il “supporto militare al Niger in termini di lotta al terrorismo e di addestramento dei militari locali. Queste truppe sono lì su richiesta delle autorità (democraticamente elette) del Niger, per sostenerle nella lotta contro i gruppi terroristici armati e per svolgere attività di addestramento.

Oggi questa missione non può più essere garantita poiché non abbiamo più, di fatto, operazioni condotte congiuntamente con le forze armate nigerine”, ha dichiarato la ministra Colonna al quotidiano francese.

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Published: 09 September 2023 Created: 05 September 2023 Hits: 401

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lantidiplomatico

“Hotel Ucraina”

di Alastair Crooke

Sotto il testo di “Hotel California” dei The Eagles

373474339 3508032036182057 3315951316101549726 n.pngEbbene, l’Occidente sta di fatto correndo verso la porta di uscita. Ma lasciare al suo destino l’Ucraina non è possibile – “Tranquillo”, dice l’uomo della notte, il Team Biden; siamo programmati solo per “accogliere”. Non si può semplicemente “uscire”.

Mark Feygin, che ospita quotidianamente nel suo programma l’ex consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovich, riassume il consenso generale:

“Biden e la sua amministrazione vogliono porre fine alla guerra entro la fine del 2023. Questo è il loro piano di accordo. Intendo dire [la fine della] fase militare attiva… [e] tenere con calma le elezioni, anche a gennaio [2024], a febbraio, ma finire prima delle elezioni americane, in modo che Biden abbia qualcosa da vendere, in modo da poter dire: ‘abbiamo salvato l’Ucraina, l’Ucraina è stata preservata come Stato. Uno Stato sovrano. È lì. Sì, il 18,6% del territorio è occupato, ma potrebbe esserne occupato di più’: Questo è ciò che serve a Biden, è molto semplice, non c’è nessuna ‘bara misteriosa’ qui.”

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Published: 09 September 2023 Created: 05 September 2023 Hits: 238

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contropiano2

L’ora della decolonizzazione in Africa, tra imperialismo e autodeterminazione

di Aurelio Tarquini*

Una conversazione sugli sviluppi della situazione in Africa con Luigi Rosati, Rita Martufi, Luciano Vasapollo.

“In Africa i movimenti di liberazione sono anti francesi e anti statunitensi, insomma antioccidentali. In particolare nella zona dei Grandi Laghi, che è ricchissima di risorse minerarie, ci si ribella al regime imperialista europeo”.

Faro di Roma ha incontrato Luciano Vasapollo, economista e militante politico, Rita Martufi, coordinatrice del CESTES, il centro studi del sindacato USB, e Luigi Rosati, intellettuale e giornalista esperto di Africa, per analizzare con loro quanto sta accadendo in queste settimane nelle quali abbiamo assistito a diversi colpi di stato (in Mali, Ciad, Guinea, Burkina Faso, poi il Niger, infine il Gabon) e al riaccendersi di conflitti etnici e guerre civili (in Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Sud Sudan).

Sottolinea Vasapollo che “si tratta in effetti di conflitti che hanno radici nel colonialismo: è uno scontro Nord-Sud non esattamente in senso geografico, ma tra colonizzatori e colonizzati, per interposti eserciti, e il polo imperialista europeo ha un ruolo importante, come stiamo vedendo nel conflitto Nato contro la Russia, mentre in Africa è la Francia che cerca di conservare un ruolo egemonico e spesso servile nei confronti degli Stati Uniti.

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