Published: 22 September 2023 Created: 20 September 2023 Hits: 7
Dopo il Covid va constatata la mancanza di dialogo da sinistra. E questo per due motivi
di Sara Gandini e Paolo Bartolini
Chi, come noi, ritiene ci sia molto da imparare da questi anni – quelli del Covid-19 e delle risposte politiche all’emergenza, guerra inclusa – ha sperimentato un acuto senso di amarezza e desolazione constatando la difficoltà di aprire un serio dialogo a sinistra su quanto è accaduto.
Questo mancato incontro, a nostro avviso, è dovuto almeno a due diversi motivi. Sicuramente, e questo è il primo punto, non poche figure appartenenti a quest’area hanno paradossalmente e forse strumentalmente bollato il dissenso contro la governance dell’emergenza come frutto di pulsioni liberiste-populiste, di natura egoistica. Non sappiamo se si tratti di una svista o di una lettura pigra degli eventi, o di un capovolgimento narrativo voluto, ma abbiamo visto molti militanti di sinistra, persino gruppi anarchici, produrre banalizzazioni sconcertanti.
Chi voleva ragionare sugli effetti delle chiusure sulla società, nei termini di ampliamento delle diseguaglianze e quindi delle sofferenze per l’intera collettività, così come chi ha sollevato il problema delle discriminazioni con l’arrivo del green-pass, è stato qualificato come integralmente “reazionario” senza alcun approfondimento delle obiezioni sollevate.
Published: 22 September 2023 Created: 21 September 2023 Hits: 22
La guerra santa che ti assicura il paradiso (fiscale)
di comidad
In un suo vecchio film Woody Allen raccontava di come la ragazza lo avesse lasciato poiché lui voleva farle ciò che il presidente Eisenhower aveva fatto per otto anni al popolo americano. In effetti Dwight Eisenhower, soprannominato affettuosamente “Ike”, si è fatto onore sino alla fine, ed alcune sue clamorose prese per i fondelli incontrano tuttora un notevole successo di critica e di pubblico. Nel suo discorso di commiato del gennaio 1961, il vecchio Ike lanciò un allarme sul pericolo per le istituzioni democratiche rappresentato dal “complesso militare-industriale”. Quel discorso è considerato oggi una sorta di testamento spirituale; ma in concreto ha lo stesso valore della predica di un nonno che dice al nipotino di stare attento perché là fuori c’è brutta gente.
Sembra che molti presidenti americani si divertano a passare da zimbelli che si sono fatti sfuggire la situazione di mano; infatti con quel discorso Ike ha inventato un “genere” che è stato frequentato anche da altri ex presidenti, sebbene con minore fama e fortuna presso i posteri. Nel dicembre del 1963, in un articolo sul “Washington Post”, anche Harry Truman lanciò un ammonimento al popolo americano, denunciando la deriva in cui era caduta la sua creatura, la Central Intelligence Agency.
Published: 22 September 2023 Created: 20 September 2023 Hits: 24
Mali, Burkina Faso e Niger danno vita all’Alleanza degli Stati del Sahel
di Andrea Mencarelli – Giacomo Marchetti
Sabato 16 settembre 2023 i capi di Stato del Mali, del Burkina Faso e del Niger hanno firmato la “Carta di Liptako-Gourma” per la creazione della “Alliance des Etats du Sahel” (Alleanza degli Stati del Sahel).
Questa alleanza ha “l’obiettivo di stabilire un’architettura di difesa collettiva e di assistenza reciproca a beneficio delle nostre popolazioni”, come dichiarato dal colonnello Assimi Goïta, presidente della transizione in Mali.
Il Capitano Ibrahim Traoré, presidente nel Burkina Faso, ha sottolineato come “La creazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel segna una tappa decisiva nella cooperazione tra Burkina Faso, Mali e Niger. Per la sovranità e lo sviluppo dei nostri popoli, condurremo la lotta contro il terrorismo nel nostro spazio comune, fino al raggiungimento della vittoria”.
L’articolo 4 stabilisce appunto che gli Stati membri “si impegnano a lottare contro il terrorismo in tutte le sue forme e contro la criminalità organizzata nello spazio comune dell’Alleanza” e “si adopereranno inoltre per prevenire, gestire e risolvere qualsiasi ribellione armata o altra minaccia all’integrità territoriale e alla sovranità di ciascuno dei Paesi membri dell’Alleanza, dando priorità ai mezzi pacifici e diplomatici e, se necessario, all’uso della forza” (articolo 5).
Published: 22 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 25
Libia. Le dighe di Derna e la guerra NATO del 2011
di Piccole Note
Oltre undicimila morti e più di diecimila dispersi, questo il bilancio provvisorio del crollo delle dighe di Derna. Si accusa il cambiamento climatico, che va bene su tutto, ma il collasso dei presidi idrici corre in parallelo con il collasso della Libia.
“Ci sono delle ragioni per cui la Libia è tanto impreparata ad affrontare una catastrofe. E l’Occidente è profondamente coinvolto in tutto ciò”, scrive, infatti, Jonathan Cook su Antiwar, rilevando come i media hanno accuratamente evitato di “menzionare tali ragioni”.
“La Libia – prosegue Cook – è davvero un disastro, invasa da milizie in lotta, con due governi rivali in lizza per il potere in un’atmosfera generale di illegalità. Anche prima di quest’ultimo disastro, i governanti rivali del paese faticavano ad affrontare la gestione quotidiana della vita dei loro cittadini”.
Infatti, “come ha osservato Frank Gardner, corrispondente per la sicurezza della BBC, la crisi è stata ‘aggravata dalla politica disfunzionale della Libia, un paese così ricco di risorse naturali e tuttavia così disperatamente privo della sicurezza e della stabilità’” elementari.
Published: 22 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 38
Published: 22 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 0
La manovra del governo dei peggiori
di coniarerivolta
Tra pochi giorni il Governo Meloni renderà pubblica la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, la cosiddetta NADEF, un importante documento di contabilità pubblica che definisce il perimetro finanziario della legge di Bilancio. Con la NADEF, il Governo mette nero su bianco quanto spenderà e quante tasse imporrà nel nuovo anno, andando così a definire il deficit pubblico (la differenza tra uscite ed entrate dello Stato) e l’effetto della manovra sul debito pubblico accumulato negli anni.
La NADEF ha dunque un significato eminentemente politico che può essere analizzato da due diversi punti di vista, uno interno all’Italia ed uno più ampio. Da un lato, quelle cifre riflettono le scelte di un Governo circa i settori sociali da sostenere con la forza della spesa pubblica, incidendo così sui rapporti di forza interni alla società italiana. D’altro canto, queste scelte non sono prese in autonomia dal Governo italiano, ma si inseriscono nella cornice dell’Unione europea – che impone previsi vincoli proprio alla spesa pubblica, il cosiddetto Patto di stabilità – e nel contesto globale, che vede il nostro Paese interconnesso con i mercati finanziari e commerciali di tutto il mondo; sotto questo profilo, la NADEF dimostra cosa un Governo sia disposto a fare, o a non fare, sul piano europeo ed internazionale, per assicurare al proprio Paese adeguati livelli di crescita, occupazione e stabilità finanziaria.
Details Published: 22 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 3
Al G20 i Paesi in via di sviluppo si ribellano agli Occidentali
di Thierry Meyssan
Il G20 è stato creato dal G7 perché gli obbedisse; ora però se n’è affrancato. Certamente non ha messo in discussione il sistema capitalista anglosassone, fondato sull’anonimato dei capitali, ma ha smesso di firmare i testi di Washington. Aderisce ancora ai progetti occidentali, ma non si fa illusioni sulla loro attuazione
Nel 1973 una serie di fattori, quali il picco petrolifero Usa, la fine della convertibilità in oro del dollaro, l’aumento dei prezzi dell’Opec in seguito alla guerra del Kippur, causò il cosiddetto “choc petrolifero”. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, George Shultz, decise di coordinare le risposte occidentali. Riunì informalmente nella biblioteca della Casa Bianca i ministri all’Economia di Germania Occidentale, Francia (Valéry Giscard d’Estaing) e Regno Unito. Due anni dopo, nel 1975, Helmut Schmidt e Valéry Giscard d’Estaing, diventati rispettivamente cancelliere e presidente della repubblica, proposero di elevare queste riunioni informali a livello di capi di Stato e di governo. Fu creato il G5, diventato G6, G7, G8, infine G7.
Il G7 non è un’istituzione. Non si fonda su trattati internazionali, non ha statuto né segreteria permanente. È soltanto un forum; un luogo di discussione, non di decisione.
Published: 22 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 20
Verso la pace in Yemen?
di Francesco Guadagni
Seppure la circostanza inviti alla prudenza, ci sono segnali sempre più confortanti che possa terminare la brutale guerra contro lo Yemen avviata da una coalizione di paesi guidata dall’Arabia Saudita dal 2015 per rimettere al potere il loro fantoccio Abd-Rabbu Mansour Hadi. Da non dimenticare assolutamente, la distruzione dello Yemen è stata compiuta con armi occidentali.
Migliaia di morti civili e milioni in pericolo di vita, soprattutto donne e bambini, infrastrutture, strade, ponti, siti archeologici distrutti embargo economico, carestia, epidemie di vario genere, in otto anni le cifre di questa aggressione sono terrificanti anche se i media occidentali hanno dato poco o nulla spazio per denunciare questo scempio, dal momento che Riad in Asia occidentale è l’alleato di riferimento contro l’Iran.
Nonostante le forze in campo non comparabili, la resistenza dei guerriglieri yemeniti di Ansarullah è stata eroica, grazie anche si sistemi di difesa aerei, razzi, missili e droni forniti dall’Iran. Gli attacchi lanciati con i droni anche all’interno del territorio saudita ed emiratino hanno colpito direttamente la principale compagnia petrolifera del regno, la Saudi Aramco, mettendo in crisi il sistema di difesa missilistico Patriot fornito dagli Stati uniti d’America e spostando gli equilibri della guerra.
Published: 21 September 2023 Created: 20 September 2023 Hits: 354
È l’imperialismo umanitario che ha creato l’incubo libico
di Chris Hedges* – Scheerpost
“Siamo venuti, abbiamo visto, è morto” ironizzò Hillary Clinton quando Muammar Gheddafi, dopo sette mesi di bombardamenti degli Stati Uniti e della NATO, fu rovesciato nel 2011 e ucciso da una folla che lo sodomizzava con una baionetta. Ma Gheddafi non sarebbe stato l’unico a morire. La Libia, un tempo il paese più prospero e uno dei più stabili dell’Africa, un paese con assistenza sanitaria e istruzione gratuite, il diritto per tutti i cittadini a una casa, elettricità, acqua e benzina sovvenzionate, insieme al tasso di mortalità infantile più basso e alla alta aspettativa di vita nel continente, insieme a uno dei più alti tassi di alfabetizzazione, si è rapidamente frammentata in fazioni in guerra. Attualmente ci sono due regimi rivali in lotta per il controllo della Libia, insieme a una serie di milizie canaglia.
Il caos che seguì l’intervento occidentale vide le armi degli arsenali del paese inondare il mercato nero, molte delle quali sequestrate da gruppi come lo Stato Islamico. La società civile cessò di funzionare. I giornalisti ripresero immagini di migranti provenienti dalla Nigeria, dal Senegal e dall’Eritrea picchiati e venduti come schiavi per lavorare nei campi o nei cantieri edili. Le infrastrutture della Libia, comprese le reti elettriche, le falde acquifere, i giacimenti petroliferi e le dighe, caddero in rovina. E quando ci sono piogge torrenziali come Storm Daniel – la crisi climatica è un altro regalo all’Africa da parte del mondo industrializzato – che ha travolto due dighe decrepite, muri d’acqua alti 20 piedi si sono precipitati giù per inondare il porto di Derna e Bengasi, provocando fino a 20.000 morti secondo Abdulmenam Al-Gaiti, sindaco di Derna e circa 10.000 dispersi.
Published: 21 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 192
Una storia del conflitto politico
di Joseph Confavreux
Riceviamo e pubblichiamo volentieri la traduzione, a cura di Salvatore Palidda, di un recente articolo di Joseph Confavreux. Si tratta della recensione di «Une histoire du conflit politique», di Julia Cagé e Thomas Piketty, un libro ritenuto da più parti importante perché sfida la politologia con un approccio multidisciplinare assai poco praticato
Nelle librerie venerdì 8 settembre, Une histoire du conflit politique (Le Seuil), a cura di Julia Cagé e Thomas Piketty, è già ai vertici delle vendite di “saggistica”. Perché questa zona arida di geografia elettorale incontra un tale successo, anche se le sue conclusioni sono raramente controintuitive e la parte esigente del mondo della ricerca ne giudica molti degli elementi sintetizzati come già noti? La risposta è dovuta solo in parte alla notorietà dei suoi autori e ai meccanismi ben rodati di una promozione che riserva al gruppo Le Monde e a Radio France il diritto di rompere l’embargo prima della pubblicazione a cui sono chiamati a resistere altri giornalisti. Il successo di pubblico e mediatico del libro è dovuto soprattutto al fatto che sono pochi i ricercatori che sperano niente meno che trovare soluzioni concrete alle disfunzioni della democrazia francese, all’impasse della vita politica del paese e alle disuguaglianze che ne minano i contorni. Il lavoro estende spesso alcune analisi e proposte già sviluppate in Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty (2018) e Il prezzo della democrazia di Julia Cagé (Baldini & Castoldi, 2020).
Ancora meno numerosi sono i ricercatori che sviluppano database tanto voluminosi quanto nuovi per supportare le loro dimostrazioni – pur disponendo delle risorse finanziarie e umane. Il lavoro di Cagé e Piketty, con il sito eccezionale per accessibilità ed esaustività ad esso allegato (unehistoireduconflitpolitique.fr), costituisce infatti uno strumento che talvolta va oltre quelli della statistica pubblica.
Published: 21 September 2023 Created: 16 September 2023 Hits: 308
Un’analisi della situazione attuale dello scontro armato tra NATO e Russia
di Sergey Slessarenko*
L’operazione militare russa in Ucraina dura ormai da più di 500 giorni; la maggior parte dei conflitti moderni che attraversano quel limite si protraggono. Dopo il 26 aprile 2022, quando presso la base aeronautica di Ramstein in Germania si è svolto il primo incontro dei rappresentanti di 40 paesi occidentali sulla questione delle forniture di armi all’Ucraina, questo conflitto si è trasformato in uno scontro armato tra Russia e Occidente. Di conseguenza, uno scontro così lungo si sta trasformando in una corsa di complessi militare-industriali e le sue prospettive possono già essere valutate.
Nel marzo di quest’anno, Michael McCaul, presidente della commissione per gli affari esteri della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ha affermato che dei quattro pacchetti di aiuti stanziati per l’Ucraina per 113 miliardi di dollari, circa il 60% è andato al complesso militare e militare-industriale degli Stati Uniti per modernizzare le scorte di armi e attrezzature militari. Sembrerebbe che dopo tali iniezioni la produzione del complesso militare-industriale avrebbe dovuto crescere come lievito, ma ciò non sta accadendo.
600 milioni di dollari sono andati direttamente alla Direzione delle Capacità di Produzione della Difesa del Pentagono. Di tale importo, 45,5 milioni di dollari sono andati ad Arconic per espandere la produzione di alluminio di alta qualità. Il fatto è che la Russia controlla oltre il 75% del mercato mondiale dell’alluminio di alta qualità, necessario per la produzione di aerei a reazione e varie attrezzature militari. Ora l’accesso degli Stati Uniti all’alluminio russo è limitato.
Published: 21 September 2023 Created: 19 September 2023 Hits: 292
A un anno dalle elezioni del 25 settembre
di Leonardo Mazzei
Tra pochi giorni Giorgia Meloni festeggerà il primo anniversario della sua vittoria elettorale. Lo farà in una situazione tesa e difficile, con un consenso che inizia a declinare. Ma potrà farlo ancora con una certa convinzione non tanto per l’ampia maggioranza parlamentare di cui dispone, quanto soprattutto per l’assenza di vere alternative politiche.
Un anno fa, due settimane prima del voto, scrivemmo un articolo sulle prospettive che si sarebbero aperte dopo il 25 settembre, sostenendo in particolare cinque cose per quanto riguardava il futuro governo: 1) che la destra avrebbe vinto le elezioni; 2) che grazie alla legge elettorale avrebbe ottenuto una forte maggioranza parlamentare; 3) che – contrariamente a quel che in diversi favoleggiavano allora – alle porte non c’era alcun governo tecnico, bensì un esecutivo politico; 4) che i dominanti avrebbero scelto la strada del condizionamento del governo Meloni, non quella dell’opposizione e dell’ostruzionismo; 5) che il nuovo governo avrebbe messo in campo un mix di continuità sulle cose che contano (politica economica e sociale, politica estera), limitando il “cambiamento” alla propaganda su alcune questioni identitarie (immigrazione, famiglia tradizionale, eccetera).
Published: 21 September 2023 Created: 14 September 2023 Hits: 460
L’America è debole: rischio atomico
di Fabio Mini
Per l’ex colonnello Macgregor in un confronto globale gli Usa non possono vincere. A quel punto non resterebbe che ripiegare su un’arma nucleare tattica. Miccia di un’escalation
E l’Ucraina? “Penso che sempre più ucraini vogliano solo sopravvivere a questa situazione, che sta diventando molto difficile, dato che Zelensky e i radicali che lo circondano sono fondamentalmente impegnati a combattere questa guerra fino all’ultimo ucraino”, spiega l’ex colonnello Douglas Macgregor. In verità, molti negli Stati Uniti e altrove pensano che non si debba aspettare la fine dell’ultimo ucraino. Non perché ci sia voglia di pace ma per l’esatto contrario: la guerra deve continuare e allargarsi e quindi occorre intervenire militarmente in territorio ucraino contro la Russia. Devono intervenire gli europei a partire dai Paesi confinanti membri della Nato, ma soprattutto devono intervenire gli americani. Anche Zelensky, pur chiedendo a gran voce – oltre alle armi e i miliardi – il sangue dei nostri figli, è contrario all’intervento diretto e non perché vuole la pace o è sicuro di potercela fare. Patriottismo, nazionalismo? No.
Published: 21 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 247
Si ricomincia, con l’alternanza scuola-caserma
di Antonio Mazzeo
Come la scuola diventa laboratorio sperimentale dei processi di militarizzazione
Crescita dei giovani cittadini, del cluster marittimo, della cultura del mare, dello sport, della sicurezza marittima, della tutela dell’ambiente, della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio marino. Sono gli obiettivi di «carattere educativo e formativo» del protocollo d’intesa firmato il 7 agosto dal Ministero dell’Istruzione e del merito e dallo Stato Maggiore della Marina Militare.
«La Marina si impegna ad offrire agli studenti opportunità formative di alto e qualificato profilo, per l’acquisizione di competenze trasversali e titoli di studio spendibili nel mercato del lavoro in continua evoluzione», riporta il protocollo. «La Marina si impegna inoltre a promuovere la formazione del personale docente e amministrativo, favorendo forme di partenariato con enti pubblici e imprese, anche con l’apporto di esperti esterni per l’acquisizione di competenze specialistiche».
Published: 21 September 2023 Created: 18 September 2023 Hits: 310
Kyiv Post: Sullivan e Burns sono traditori
di Piccole Note
Una nota del Kyiv Post del 16 settembre chiede nientedimeno di processare per alto tradimento il direttore della CIA Williams Burns e il Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan. La loro colpa sarebbe quella di intelligenza col nemico russo e di aver minato lo sforzo bellico ucraino.
Burns e Sullivan alla sbarra
Sembra un film di fantascienza, ma non lo è e si basa su quanto riferito da William Arkin nel maggio del 2023 in un articolo pubblicato su Newsweek fondato su informazioni provenienti dall’intelligence americano.
Così sul Kyiv Post: “Per ordine di Biden, il direttore della CIA William Joseph Burns ha stabilito una comunicazione diretta con il presidente russo Vladimir Putin a Mosca già nel novembre 2021, cioè tre mesi prima che la Russia lanciasse il suo attacco su vasta scala contro l’Ucraina”.