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Chris Hedges: I palestinesi parlano il linguaggio della violenza che Israele gli ha insegnato

lantidiplomatico

I palestinesi parlano il linguaggio della violenza che Israele gli ha insegnato

di Chris Hedges* – Scheerpost

Gli spari indiscriminati contro gli israeliani da parte di Hamas e di altre organizzazioni di resistenza palestinese, il rapimento di civili, la raffica di razzi contro Israele, gli attacchi dei droni contro una varietà di obiettivi, dai carri armati ai nidi di mitragliatrici automatiche, sono il linguaggio familiare dell’occupante israeliano. Israele parla questo linguaggio di violenza intriso di sangue ai palestinesi da quando le milizie sioniste si sono impadronite di oltre il 78% della Palestina storica, hanno distrutto circa 530 villaggi e città palestinesi e hanno ucciso circa 15.000 palestinesi in più di 70 massacri. Circa 750.000 palestinesi sono stati ripuliti etnicamente tra il 1947 e il 1949 per creare lo Stato di Israele nel 1948.

La risposta di Israele a queste incursioni armate sarà un assalto genocida a Gaza. Israele ucciderà decine di palestinesi per ogni israeliano ucciso. Centinaia di palestinesi sono già morti negli assalti aerei di Israele dal lancio dell'”Operazione Al-Aqsa Flood” di sabato mattina, che ha causato 700 morti israeliani.

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Anna Valvo: Brics e (dis)integrazione europea

fuoricollana

BRICS e (dis)integrazione europea

di Anna Valvo

L’Ue sempre più ripiegata su sé stessa, alla ricerca di allargamenti che difficilmente riuscirà a gestire. Al contrario, i BRICS sempre più concretamente aperti alla cooperazione. Un inedito multilateralismo alla prova del nuovo disordine internazionale

Difficile predire con esattezza quale sarà il ruolo dei cosiddetti Brics negli anni a venire; più facile, al contrario, immaginare a quali esiti andrà incontro il processo di [dis]-integrazione europea anche e non solo in ragione di questa nuova Alleanza che va affermandosi nello scacchiere geopolitico internazionale e che sembra porsi come una delle alleanze strategiche più significative e influenti dell’attuale panorama internazionale. Irrinunciabile, tuttavia, sembra essere una pur breve analisi comparativa fra i due sistemi che sembrano porsi in termini contrapposti (e non soltanto sotto il profilo funzionale e finalistico) e tentare di esplorare quali potranno essere le prospettive e le sfide associate a entrambi i “fenomeni”, analizzando come potrebbero interagire e influenzarsi reciprocamente nel prossimo futuro.

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Filippo Dellepiane: Cosa non va in “Sex Education”

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Cosa non va in “Sex Education”

di Filippo Dellepiane

Sex education, serie tv Netflix famosissima. Divertente, sagace e irriverente. La scorsa settimana è uscita l’ultima stagione, quella conclusiva, e penso possa valer la pena parlarne.

Ma facciamo un rapido recap di cos’è questa serie e di cosa parla. In questo programma un ragazzo, di nome Otis, apre una clinica del sesso dopo aver sentito più volte le sedute della madre sessuologa e avendone, così, tratto alcuni insegnamenti. Diventa così molto famoso nella sua scuola, reinventandosi come il guru delle relazioni e dei rapporti sessuali nel suo liceo. Accanto a lui, come personaggi principali, troviamo Eric (il suo migliore amico omosessuale) e Maeve, ragazza molto carina e appassionata alla letteratura, cresciuta in un quartiere malfamato della cittadina di Morsdale (in Inghilterra, dove la serie è girata, ma è un posto immaginario) e figlia di una tossica.

La storia e ciò che accade durante le stagioni non saranno l’argomento di questo testo; il focus sarà, invece, capire come una serie Netflix possa propagandare temi cari al sistema in una modalità che non risulti noiosa o strana ai giovani di oggi.

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Carlo Perazzo: Quel che nasce sulle rovine delle stragi

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Quel che nasce sulle rovine delle stragi

di Carlo Perazzo

C’è un fungo noto perché in grado di nascere nei territori più devastati. È stato la prima forma di vita a emergere sulle macerie di Hiroshima e a Fukushima. Come riesce a vivere tra le rovine che abbiamo generato? La stessa domanda sorge incontrando la storia di Mario Sanna, che nel terremoto di Amatrice del 2016 ha visto morire il figlio Filippo di 22 anni, e di tutte le associazioni che sono nate sulle macerie delle tanti stragi italiane (Amatrice, Viareggio, Genova, Vajont, Livorno, l’amianto, il PFAS…), molte delle quali oggi raccolte nella rete Noi 9 ottobre. Nonostante le perdite violente e ingiuste, nonostante le umiliazioni di una giustizia zoppa e di una politica arrogante, lottano da anni, chi da decenni, per chiedere una società diversa. La loro lotta è già un modo di creare una società nuova. Una società nella quale, ad esempio, il concetto di prevenzione è importante almeno quanto quello di resilienza. Questo straordinario articolo di Carlo Perazzo1 è stato scritto in solidarietà a Mario Sanna e alla rete Noi 9 ottobre: “Mario col suo sciopero della fame (cominciato il 9 ottobre) non sta chiedendo una giustizia personale che punti a risarcire il danno non risarcibile che può essere la morte di un figlio.

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ALFATAU: Palestina e Israele: la pace è impossibile

clarissa

Palestina e Israele: la pace è impossibile

di ALFATAU

Quanto sta avvenendo in Palestina non è certo una novità. La Striscia di Gaza è una delle aree che residuano dal lungo conflitto tra Palestinesi e Stato di Israele, a partire dalla costituzione di quest’ultimo (1948): qui è infatti concentrata una parte numericamente assai consistente dei discendenti dei Palestinesi che la creazione dello Stato ebraico ha espulso dalla Palestina storica.

La Scuola Grande
e1696780910605.jpgÈ una delle aree più densamente popolate al mondo, 10 km di larghezza per 41 di lunghezza, dove vivono 2,3 milioni di Palestinesi, in 365 km quadrati: una superficie equivalente a quella della provincia di Prato, una delle più piccole dell’Italia, che conta però meno di 260mila abitanti (707 abitanti per kmq) contro gli oltre 4.000 per kmq a Gaza.

Israele in Palestina

Nel 2008-2009 le forze armate israeliane furono impiegate per 23 giorni in un attacco contro la Striscia di Gaza. Nel 2012 vi fu un’altra operazione israeliana, della durata di 8 giorni. Lo stesso avvenne nel 2014, per 50 giorni. Nel 2021, per altri 11 giorni.

Complessivamente, il costo umano dei ripetuti interventi delle forze armate israeliane, sia nella Striscia che nelle altre aree della Palestina (Cisgiordania, Gerusalemme Est), è stato di 6.407 caduti Palestinesi, tra civili e combattenti, a fronte di 308 Israeliani; i feriti sono stati rispettivamente 152.560 Palestinesi e 6.307 Israeliani. Sottolineiamo per chiarezza che questo bilancio è relativo ai soli anni dopo il 2008, vale a dire dopo che il movimento islamista Hamas ha acquisito nel 2007 il controllo politico e militare della Striscia di Gaza.

Aggiungiamo che dal settembre 2000, data della cosiddetta seconda Intifada (“rivolta”, in arabo), provocata dalla celebre “passeggiata” dell’allora capo del partito Likud israeliano, illustre comandante militare e più volte primo ministro, Ariel Sharon, nella spianata della Moschee, luogo sacro dell’Islam, poi estesasi a tutta la Palestina – Israele ha fatto passare nei suoi vari luoghi di detenzione oltre 135mila Palestinesi.

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Matteo Pirazzoli: Marx, l’ecologia e il comunismo per Kohei Saito

lavocedellelotte

Marx, l’ecologia e il comunismo per Kohei Saito

Il ritorno dell’alternativa socialismo o barbarie

di Matteo Pirazzoli

saito.jpgKohei Saito è uno studioso marxista giapponese che con i suoi scritti su Marx e l’ecologia ha venduto centinaia di migliaia di copie nel suo paese. Il libro pubblicato in Giappone non è al momento disponibile in lingue europee, ma molti dei saggi principali dell’autore sono presenti nel testo Marx in the Anthropocene: Toward the Idea of Degrowth Communism (Cambridge: Cambridge University Press, 2023). Pubblichiamo in anteprima la recensione al libro, parte del numero 6 di Egemonia che uscirà nelle prossime due settimane. Questo lavoro non parla direttamente dell’importanza strategica della classe lavoratrice per il movimento ecologistica, ma rappresenta un’indagine delle condizioni di possibilità teoriche e metodologiche di tale alleanza. Esse non sono per nulla scontate, soprattutto se si considera la storia del movimento comunista del secolo scorso e i suoi difficili rapporti con concetti quali «crescita» e «ambientalismo».

* * * *

Soggetto e oggetto nella prassi trasformativa della natura

A partire dallo studio degli appunti di Marx posteriori all’edizione del primo libro del Capitale Saito indaga come il Moro abbia approfondito studi scientifici e naturalistici, conferendo alla questione ecologica un’importanza rilevante nell’analisi del capitalismo, in un panorama di parziale revisione del suo metodo che lo ha portato a studi più attenti delle società pre-capitalistiche da un lato e, dall’altro, a un approfondimento sulle implicazioni ideologiche e non puramente tecniche dello sviluppo delle forze produttive sotto il dominio del capitale.

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Martina Bastianello: Ologramma 4.0

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Ologramma 4.0

di Martina Bastianello

1. Premessa sentimental-metodologica

Ricordate gli ologrammi in 2D inflazionati negli anni Ottanta? Ci troviamo davanti una figura che se osserviamo da una posizione frontale presenta determinate caratteristiche, ma se la osserviamo assumendo un punto di vista laterale, cambia. Ricordo alcuni santini cangianti (spuntavano dalle borsette delle nonne) con il santo di turno che si presentava a mani giunte se osservato frontalmente, benedicente se osservato lateralmente. Con il Piano Scuola 4.0 succede qualcosa di simile: guardato frontalmente può apparire come un’occasione imperdibile, facendo slittare la prospettiva la visione cambia. E la seconda immagine, quella che si produce grazie allo slittamento laterale, diffonde un bagliore inquietante. L’inquietudine si amplifica quando considero che in questi mesi – da quando cioè il testo del Piano Scuola 4.0 ha cominciato a circolare nelle scuole – non si è delineata alcuna reazione degna di nota tra i docenti.

Stupita dal silenzio e dalla mancata reazione del corpo docente, ho cercato comunque di confrontarmi con i colleghi poiché non riuscivo e non riesco a capacitarmi di questo atteggiamento: il Piano Scuola 4.0 è il testo che accompagna e contestualizza la gestione dei fondi PNRR destinati alle scuole, fondi che, è bene ricordarlo, non sono una vincita alla lotteria, ma un ulteriore aggravio del nostro debito. Chi ha letto il documento con un minimo di attenzione sa bene che quel testo esplicita non solo il modo in cui devono essere spesi quei fondi, ma veicola chiaramente una determinata visione della Scuola, visione che si può condividere o criticare, ma che nel corso di questi mesi non è mai stata discussa, visione rispetto alla quale non si è aperto alcun confronto.

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Pierluigi Fagan: Il futuro della nostra civiltà

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Il futuro della nostra civiltà

di Pierluigi Fagan

O. Spengler venne preso con leggerezza quando ai primi Novecento vedeva, – come vedono certi intellettuali ovvero con un misto di ragione, sentimento e intuito – il tramonto della nostra civiltà.

Vedere processi storici di tale portata significa collassare il tempo, ridurlo in modo da fare entrare l’inizio e la fine in una mentalità limitata, qual è la nostra. Sono pochi coloro che si dedicano a quella che un attore che lavora con le parole ha felicemente chiamato “voto di vastità”. Vastità spaziale tanto da inquadrare una intera civiltà, vastità temporale tanto da inquadrare cicli di secoli. Non cito Spengler perché ne condivida l’analisi nello specifico, ma perché intuire il senso del titolo-concetto “Tramonto dell’Occidente” nel 1918 è comunque rimarchevole. Aveva ragione?

Leggendo un autore asiatico, tempo fa, un pensatore che ha stima dell’Occidente sebbene rimanga profondamente asiatico (non cinese, né indiano), mi ha colpito il suo sincero sconcerto per quello che abbiamo combinato nel Novecento. Il tizio, studioso della nostra filosofia politica da Machiavelli a Kant, Hegel e successivi, non si capacitava del fatto che cotanta civiltà fosse finita nel buco nero del doppio conflitto mondiale.

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Fabrizio Casari: Gaza, la sorpresa che non sorprende

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Gaza, la sorpresa che non sorprende

di Fabrizio Casari

Normalmente le notizie dal Medio Oriente riportano gli attacchi israeliani in territorio palestinese. Questa volta, sorprendentemente per alcuni, sta accadendo il contrario. Questa volta Gaza non si difende, ma attacca. Sono passati 50 anni dalla guerra dello Yom Kippur e i commando delle Brigate Al Aqsa di Hamas entrano via terra e via aria, con missili e con pick-up. È un’operazione improvvisa e inaspettata, così improvvisa che la vigilanza ebraica viene sopraffatta; i commando palestinesi penetrano in profondità e prendono il controllo di alcune città israeliane. In termini di ampiezza, profondità ed efficacia, è probabilmente la più grande operazione militare palestinese in territorio israeliano.

La reazione di Tel Aviv è furiosa: i jet da combattimento decollano per l’attacco al suolo e bombardano indiscriminatamente. Non è una novità, purtroppo: è consuetudine scatenare offensive militari contro Gaza, lasciando sul terreno migliaia di palestinesi morti ogni volta.

Il primo ministro israeliano non si fermerà qui; al contrario, coglierà l’occasione per soffocare ulteriormente Gaza.

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Megas Alexandros: Scommettiamo che spese militari e PNRR saranno scorporate dal deficit!?

megasalex

Scommettiamo che spese militari e PNRR saranno scorporate dal deficit!?

di Megas Alexandros

Il ministro Giorgetti portavoce del Draghi-pensiero a Roma e Bruxelles, due settimane fa ha chiesto esplicitamente all’Ecofin di decidere di metter fuori dal conteggio sul deficit le spese militari sostenute per l’invio di armi in Ucraina e quelle per gli investimenti del PNRR. Le probabilità che il prossimo 17 Ottobre venga presa una decisione per far respirare il governo Meloni in vista delle elezioni europee sono altissime. Come è altrettanto probabile che dietro tale decisione ci sia il nuovo corso europeo diretto dall’Agenda-Draghi per condurci agli Stati Uniti d’Europa.

Con la scala sociale che nel paese si sta allargando sempre di più e il numero di italiani verso la povertà assoluta che aumenta giorno dopo giorno, a Palazzo Chigi non sanno proprio più che pesci prendere, e soprattutto dove trovare i soldi per provare almeno a tamponare, quella che ormai pare essere una drammatica situazione sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Un paese in rivolta non è certo quello che serve in questo momento così delicato a livello geopolitico mondiale, alla traballante Unione Europea e al progetto elitario su cui si fonda; che vede come porto di approdo finale, quello che da quasi un secolo nella testa dei poteri globalisti, è rappresentato dalla costituzione degli Stati Uniti d’Europa.

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Leo Essen: La legge di Macron per il controllo di internet arriva alla Camera

lantidiplomatico

La legge di Macron per il controllo di internet arriva alla Camera

di Leo Essen

Mercoledì 4 ottobre, dopo l’approvazione in Senato, è arrivato all’Assemblea nazionale il testo del disegno di legge sulla sicurezza in internet, testo presentato il 10 maggio scorso dal ministro con delega alla Transizione digitale Jean-Noël Barrot.

L’intenzione del governo è sintetizzata dallo slogan: «Proteggere e regolamentare lo spazio digitale». Internet, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro, «è il problema del nostro secolo». L’insieme delle misure contenute in questa legge, ha detto il ministro, stabiliscono «nuove tutele per proteggere i nostri concittadini, i nostri figli, le nostre imprese e la nostra democrazia» (emondeinformatique.fr).

Viene allargato il raggio d’azione delle agenzie di controllo ARCEP (Autorità di regolazione per le comunicazioni elettroniche) e ARCOM (Autorità di regolazione per le comunicazioni audiovisive e digitali).

La lotta alla pornografia è in primo piano.

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Giuseppe Sapienza: La trasformazione della proprietà privata

aldous

La trasformazione della proprietà privata

di Giuseppe Sapienza

“La prima persona che, avendo recintato un pezzo di terra, gli è venuto in mente di dire, ‘Questo è mio,’ e ha trovato persone abbastanza semplici da credergli, è stato il vero fondatore della società civile. J. J. Rousseau (1754)”

Concordo con Rousseau: La proprietà privata è al centro dell’ineguaglianza sociale. Eppure mi sento di dire che essa rappresenta anche un’arma contro vecchie e moderne forme di espropriazione ed spoliazione e nell’economia di mercato uno strumento di difesa per il consumatore.

Il venditore trasferisce una proprietà al compratore che con essa acquisisce anche il diritto di usarla come desidera. Tale diritto e’ oggetto di una trasformazione e presto potrebbe completamente svanire. L’acquisto di un libro, per esempio, appartiene ancora questo modello di proprietà privata in cui il compratore del libro ha il diritto e la facoltà di usarlo come desidera. Nel caso di un ebook, è diverso.

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