Oro e titoli di Stato: l’America di Trump non è più un porto sicuro

Titolo: Oro e titoli di Stato: l’America di Trump non è più un porto sicuro
Autore: Luigi Pandolfi
Testata: Il Manifesto
Data: 20 aprile 2025
ABSTRACT con ChatGPT

Incipit
Global economy Fa un certo effetto apprendere che Bank of England vorrebbe rimpatriare il 30% delle sue riserve depositate presso la Fed di New York. Ma non è né il primo né il solo caso

Presentazione
Nell’articolo “Oro e titoli di Stato: l’America di Trump non è più un porto sicuro” pubblicato su Il Manifesto il 20 aprile 2025, Luigi Pandolfi analizza il crescente scetticismo internazionale verso la sicurezza economica e finanziaria degli Stati Uniti. Il sintomo principale di questa sfiducia è il progressivo rimpatrio dell’oro da parte di vari Paesi e il disimpegno dai titoli del Tesoro USA. Il fenomeno, che colpisce il cuore della fiducia globale nel dollaro e nella stabilità americana, è legato in particolare all’instabilità politica acuita dal ritorno sulla scena di Donald Trump e dalle sue esternazioni, oltre che alle tensioni geopolitiche e alle strategie protezionistiche messe in atto dagli USA. Tra le alternative emergenti, Pandolfi segnala la Germania come nuovo polo di attrazione finanziaria, in un contesto dove la corsa al riarmo si intreccia sempre più con le dinamiche del capitale.

1. Tesi centrale

Gli Stati Uniti stanno perdendo il loro status di “porto sicuro” per le riserve auree e gli investimenti finanziari a causa della crescente instabilità politica, della gestione caotica della politica commerciale (dazi) e delle dichiarazioni ambigue di Trump, che minano la fiducia nei confronti del sistema finanziario americano.

KW : Cina, Dedollarizzazione, Dilemma di Triffin, Finanza e armi, Germania, Guerra dei dazi, Methuselah Bonds, Multipolarità finanaziaria, Pandolfi Luigi, Riserve auree, Stati Uniti, T-Bond (Treasury Bond), Treasury Bond (T-Bond), Trump Donald,


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Il piano strampalato di Trump, sui dazi la Cina era preparata

Il piano strampalato di Trump, sui dazi la Cina era preparata
Francesco Saraceno economista
FONTE DOMANI 19 aprile 2025
ABSTRACT di ChatGPT

Il saggio di Francesco Saraceno analizza la strategia commerciale dell’amministrazione Trump in un contesto globale sempre più frammentato. Dietro i dazi e le dichiarazioni aggressive, l’economista individua una visione del mondo confusa, tra improvvisazione e obiettivi contraddittori. Saraceno smonta il protezionismo trumpiano mostrando come le misure adottate, lungi dall’essere efficaci, rischiando di indebolire gli Stati Uniti stessi, sia sul piano industriale che geopolitico. Centrale è il confronto con la Cina, potenza emergente più preparata di quanto la Casa Bianca sembri riconoscere. In chiusura, l’autore solleva interrogativi sul possibile indebolimento strutturale del dollaro e sulla tenuta dell’egemonia americana.

KW : Cina, Economisti liberali, Guerra dei dazi, Nixon shock, Politica economica, Protezionismo, Saraceno Francesco, Stati Uniti,

 Temi chiave

  • Protezionismo e mercantilismo
  • Strategia commerciale USA
  • Sistema monetario internazionale
  • Conflitto USA-Cina
  • Dollaro e ruolo di valuta di riserva
  • Industria e servizi
  • Globalizzazione e catene del valore
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Gli squilibri economici ristrutturano il mondo

Un saggio di Francesco Cappello per SEMINARE DOMANDE e pubblicato su Sinistrainrete
Qualche citazione
Parole chiave
Presentazioni sintetiche di Deepseek, Perplexity, DeepAI (ChatGPT ha trovato troppo lungo il testo)
LINK al testo
IMMAGINE dal sito su Sinistrainrete

Rimettere in primo piano l’economia interna / di Francesco Cappello

Non abbiamo bisogno di tassare a morte la nostra gente”, “Dobbiamo tassare i paesi che si approfittano di noi.” Poi Trump ha perciò avanzato l’idea di sostituire il gettito derivante dall’imposta sul reddito con entrate provenienti da dazi sulle merci importate. Questo approccio si ispira a un modello storico, quando gli Stati Uniti finanziavano il governo principalmente attraverso i dazi, prima dell’introduzione dell’imposta sul reddito nel 1913.

JP Morgan ha dichiarato che “l’oro è moneta, tutto il resto è credito

La conclusione di Fink è perentoria: se il debito non verrà riportato sotto controllo, gli Stati Uniti rischiano di perdere il ruolo di emittente della moneta di riserva internazionale a beneficio di asset digitali come Bitcoin.

L’imposizione al mondo del dollaro, una moneta nazionale facente le veci di una valuta internazionale, aveva permesso agli USA «il meraviglioso segreto di un deficit senza lacrime, che permette di donare senza prendere, di prestare senza indebitarsi e di comprare senza pagare», parole queste del già ministro delle finanze francese e consulente di De Gaulle J. Rueff.

KW –

Bretton Woods 2.0, BRICS plus, Chips Act, Cina, Conflitto tra paesi debitori e paesi creditori, Criptovalute, Dedollarizzazione, Dilemma di Triffin, Draghi Mario, e-CNY (Yuan Digitale), Federal Reserve, Genius Act (GA – Guiding and Establishing National Innovation for US Stablecoins), Globalismo, Globalizzazione, Guerra economica USA-CINA, Imposta sul reddito, Inflaction Reduction Act, Multipolarità valutaria, Stablecoin, Stati Uniti, Svalutazione del dollaro, SWIFT (sistema occidentale di pagamenti), Treasury, Trump Donald, Unione Europea, Yuan Digitale (e-CNY)

VAI AL TESTO Gli squilibri economici ristrutturano il mondo
Seguono le schede sintetiche di Deepseek, Perplexity, DeepAI
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Dopo tante profezie il declino americano è diventato reale / di Mario Del Pero

FONTE Domani 18-4-25
ABSTRACT DELL’ARTICOLO
Presentazione e Sintesi analitica
IMMAGINE REALIZZATA DA CHATGPT

Domani 18 aprile 2025

📰 Presentazione

L’articolo, pubblicato su Domani il 18 aprile 2025, è una riflessione dello storico Mario Del Pero sulla realtà del declino statunitense, tema ricorrente nella storia americana ma che oggi sembra concretizzarsi definitivamente. Il testo attraversa decenni di profezie mancate per giungere alla convinzione che, complici la presidenza Trump e i cambiamenti geopolitici ed economici globali, questa volta il tramonto della potenza americana non è solo temuto ma tangibile.


🧠 Sintesi analitica

L’articolo individua tre piani principali del declino americano: storico-ricorrente, sistemico-strutturale, e politico-congiunturale.

  1. Declinismo storico ricorrente
    • Il timore del declino accompagna da sempre gli Stati Uniti, fin dalla loro fondazione.
    • A più riprese, crisi interne (Vietnam, Watergate, 2008) e cambiamenti globali hanno alimentato l’idea della “fine dell’impero”, ma ogni volta gli USA hanno saputo rilanciarsi.
  2. Erosione strutturale della potenza
    • L’integrazione globale ha reso gli Stati Uniti dipendenti da una rete di interdipendenze: dalle catene di valore globali ai capitali stranieri che finanziano il debito americano.
    • La supremazia economica si è ridotta: dal 50% del PIL mondiale nel 1950 al 25% odierno.
    • Il debito pubblico Usa ha raggiunto livelli insostenibili, superando il 100% del PIL e destinato a crescere ulteriormente, con la spesa per interessi che supera quella per la difesa, un segnale storico di declino secondo la “Legge di Ferguson”. Questo deficit fiscale interno è una minaccia più grave del deficit commerciale o delle rivalità esterne.
    • Il dominio del dollaro e l’hard power militare restano, ma sono meno efficaci nel contesto multipolare attuale.
  3. Crisi politica interna e leadership inadeguata
    • La polarizzazione politica, l’inflazione alta che ha eroso il potere d’acquisto della classe media, e l’aumento delle disuguaglianze economiche sono fattori che aggravano la crisi interna.
    • La democrazia statunitense appare logorata, polarizzata e incapace di autoriformarsi.
    • Donald Trump è descritto come un “piromane nella stanza dei bottoni”: la sua azione politica ha aggravato la crisi sistemica, alimentando spinte autoritarie, instabilità economica e perdita di credibilità internazionale.
    • Il paese avrebbe bisogno di statisti capaci e umili, ma ha scelto un leader spregiudicato che ha accelerato il tracollo.

🖼️ Immagine illustrativa del saggio (progettazione e realizzazione di ChatGPT)

L’immagine sottostante vuole rendere visivamente l’idea di un’America in declino: la Statua della Libertà sbiadita e inclinata, un Capitol Hill crepato, e sullo sfondo una bandiera USA lacerata dal vento, mentre Trump compare come un gigante distorto, intento a gettare benzina sulle fiamme di un incendio istituzionale ed economico.

Il declino di Sua Maestà il dollaro / di Bruno Maçães

FONTE INTERNAZIONALE Numero 1610 del 18 aprile 2025
ABSTRACT
Presentazione sintetica seguita da una Sintesi analitica e critica del saggio “Il declino di Sua Maestà il dollaro” di Bruno Maçães, pubblicato su The New Statesman.
IMMAGINE creata da ChatGPT a commento dell’articolo

Bruno Maçães, The New Statesman, Regno Unito
FONTE INTERNAZIONALE Numero 1610 del 18 aprile 2025

📘 Presentazione del saggio

Nel saggio “Il declino di Sua Maestà il dollaro”, Bruno Maçães analizza le conseguenze geopolitiche e finanziarie della guerra commerciale lanciata da Donald Trump, sottolineando come le politiche protezionistiche statunitensi stiano minando la stabilità del dollaro come valuta di riserva globale.

L’autore mostra come l’egemonia monetaria statunitense, fondata sul fatto che il dollaro sia il mezzo di scambio e riserva di valore principale del sistema economico internazionale, garantisca potere spropositato agli USA: la capacità di ottenere beni reali in cambio di moneta stampata, a costi trascurabili. Ma questo “privilegio esorbitante”, già denunciato da De Gaulle e ora criticato esplicitamente da Pechino, si sta ritorcendo contro Washington, trasformandosi da vantaggio strategico a fardello strutturale.

Attraverso un’analisi serrata, Maçães illustra le tensioni tra il desiderio di Trump di eliminare i deficit commerciali e il ruolo imperiale del dollaro, sostenuto proprio da quei flussi di capitale che alimentano gli squilibri. In questo paradosso si cela, secondo l’autore, il declino annunciato del dollaro.


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La classe dirigente statunitense e il regime di Trump / di J.B.Foster

FONTE Monthly Review. 2025, Volume 76, Numero 11 (Aprile 2025)
TRADUZIONE DI The U.S. Ruling Class and the Trump Regime
by John Bellamy Foster
PRECEDUTA DA UN ABSTRACT
LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE
https://monthlyreview.org/2025/04/01/the-u-s-ruling-class-and-the-trump-regime/

Monthly Review. 2025, Volume 76, Numero 11 (Aprile 2025)

ABSTRACT

L’articolo “La classe dirigente statunitense e il regime di Trump” di John Bellamy Foster (aprile 2025) offre una riflessione critica sullo stato attuale della politica e dell’economia negli Stati Uniti, con particolare attenzione al ruolo della classe capitalista e all’ascesa di Donald Trump come simbolo di un cambiamento politico radicale verso destra.

Presentazione sintetica:

L’autore analizza come, storicamente, la classe capitalista statunitense abbia detenuto un enorme potere economico, ma che fino a poco tempo fa si sosteneva che questo potere non si traducesse direttamente in controllo politico, mantenendo così una separazione tra economia e Stato, fondamentale per la democrazia liberale. Tuttavia, questa visione è oggi superata: la crisi strutturale del capitalismo e il declino della democrazia liberale hanno portato a una crescente influenza diretta dell’oligarchia economica sul governo, incarnata nell’amministrazione Trump, definita dall’autore come neofascista e dominata da interessi capitalistici concentrati.

Analisi sintetica:

  • L’articolo ripercorre il dibattito teorico sul rapporto tra classe dominante e Stato, evidenziando come la teoria marxista e i suoi sviluppi abbiano mostrato la complessità della “relativa autonomia” dello Stato rispetto agli interessi capitalistici, ma senza negare che la classe capitalista eserciti un controllo decisivo sulle istituzioni politiche.
  • Foster sottolinea che la democrazia americana è stata a lungo giustificata dall’ideologia pluralista, secondo cui il potere politico è distribuito tra varie élite e gruppi di interesse, non monopolizzato da una classe dominante. Questa narrazione è però oggi messa in crisi dalla realtà di un governo sempre più direttamente controllato da una ristretta oligarchia economica.
  • L’ascesa di Trump rappresenta, secondo l’autore, la manifestazione politica di questo processo, con un governo che promuove una ristrutturazione regressiva degli Stati Uniti, basata su una postura di guerra permanente e un controllo statale centralizzato da parte della classe capitalista più concentrata.
  • La crisi del capitalismo statunitense e la polarizzazione politica sono quindi elementi chiave per comprendere il passaggio da una democrazia liberale pluralista a un regime autoritario di destra, in cui la classe dominante non solo influenza, ma governa direttamente lo Stato.

In sintesi, l’articolo offre una critica approfondita e teoricamente informata del declino della democrazia liberale negli Stati Uniti, mettendo in luce come la classe capitalista abbia assunto un ruolo dominante e diretto nel governo, con Trump come espressione politica di questa trasformazione.


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Il declino della democrazia

Prendendo spunto da un articolo di Paolo D’Urso (Domani 17-4-25) che presenta il dati del Democracy Index 2024 si fornisce un quadro delle principali agenzie che monitorano il livello della democrazia nei paesi del mondo.
Il report è stato realizzato con l’aiuto della IA ChatGpt cui si deve anche l’immagine.

Contenuti del report

  • Sintesi dell’articolo di Paolo D’Urso su Domani del 17-4-25
  • L’Italia secondo il Democracy Index 2024 – Sintesi
  • Scheda su EIU (Economist Intelligence Unit) e su Democracy Index
  • Agenzie che monitorano la democrazia nel mondo: EIU, Freedom House, V-Dem Institut
  • Il Focus sull’Italia secondo le diverse agenzie
  • Un accenno ai data-driven
  • Quale idea di democrazia?
  • Griglia comparativa tra il modello di democrazia liberale e quello di democrazia sostanziale o socialista
  • Quale idea di democrazia?
  • Una riflessione critica che integra teoria politica e dati reali dai Democracy Index di EIU, Freedom House e V-Dem, con un focus sul confronto tra paesi liberali e socialisti.
  • Democrazia e partecipazione in due paesi socialisti: Cuba e Cina
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Capitalismo cognitivo

dal Collettivo La Gauche una lunga recensione di Le capitalisme cognitif : La nouvelle grande transformation di Yann Moulier-Boutang pubblicata su Sinistrainrete.
Una sintesi orientativa

Il libro Le capitalisme cognitif : La nouvelle grande transformation di Yann Moulier-Boutang analizza le trasformazioni economiche indotte dalla globalizzazione neoliberale, sostenendo che il capitalismo industriale non è più sufficiente per comprendere la realtà attuale. L’autore introduce il concetto di capitalismo cognitivo, in cui il valore economico deriva dal lavoro immateriale, dall’innovazione e dall’intelligenza collettiva, piuttosto che dalla forza-lavoro fisica.

Questa nuova forma di capitalismo si basa su tre elementi chiave:

  1. Lavoro immateriale – La produzione di ricchezza avviene attraverso la conoscenza e l’innovazione piuttosto che attraverso la produzione materiale.
  2. Cattura delle esternalità positive – Le interazioni fuori dal mercato, come la condivisione di conoscenza e la cooperazione, diventano essenziali per la crescita economica.
  3. Forza cognitiva collettiva – L’innovazione è il risultato di una rete di collaborazioni piuttosto che della semplice produttività individuale.
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Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi

Un libro: Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi / Howard Zinn
La Prefazione di Francesco Costa
La presentazione dell’editore
Il sommario del volume
Una recensione di Alessandro Visalli
In premessa un breve abstract ed una sintesi schematica

Sommario

Prefazione di Francesco Costa
l. Colombo, gli indiani e il progresso umano
2. La barriera del colore
3. Persone di condizione bassa e vile
4. La tirannia è tirannia
5. Una specie di rivoluzione
6. Oppresse nell’intimo
7. Finché l’erba crescerà e l’acqua scorrerà
8. «Non prendiamo nulla con la forza, Dio sia lodato»
9. Schiavitù senza sottomissione, emancipazione senza libertà
10. L’altra guerra civile
11. I robber barons e i ribelli
12. L’impero e il popolo
13. La sfida socialista
14. «La guerra è salute per lo stato»
15. Difendersi in tempi duri
16. Una guerra del popolo?
17. « … Oppure esplode?»
18. Vietnam: la vittoria impossibile
19. Sorprese
20. Gli anni settanta: sotto controllo?
21. Cuter, Reagan, Bush: il consenso bipartisan
22. La resistenza ignorata
23. La presidenza Clinton e la crisi della democrazia
24. L’imminente rivolta dei guardiani
Bibliografia
Indice analitico

Sunto della recensione

La recensione di Alessandro Visalli sul libro Storia del popolo americano di Howard Zinn presenta un’analisi approfondita dell’opera, che offre una visione alternativa della storia degli Stati Uniti, focalizzandosi sulle lotte popolari, le oppressioni sociali e i meccanismi di controllo delle élite. Zinn adotta una prospettiva “dal basso”, evidenziando il ruolo delle disuguaglianze e delle colonizzazioni interne nella formazione della società americana.

Il libro inizia con la “scoperta” delle Americhe, descrivendo il genocidio delle popolazioni indigene e lo sfruttamento coloniale. Si passa poi alla colonizzazione inglese del Nord America, distinta da quella spagnola e francese per il carattere semi-spontaneo e religioso. Viene analizzato il ruolo della schiavitù africana nell’economia coloniale e l’impatto devastante del traffico di schiavi sull’Africa. Infine, si esplorano le dinamiche sociali ed economiche dei coloni inglesi, spesso provenienti da classi marginalizzate in cerca di opportunità.

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L’Europa ieri, oggi, domani

Una presentazione dell’articolo di Antonio Cantaro “L’Europa ieri oggi e domani” pubblicata su https://fuoricollana.it/ e riproposta da https://www.sinistrainrete.info
Sunto e Sintesi schematica effettuata da https://www.perplexity.ai
Il LINK all’articolo è in fondo alla sintesi

Antonio Cantaro

Sunto dell’articolo

L’articolo di Antonio Cantaro, intitolato “L’Europa ieri, oggi, domani”, analizza criticamente l’evoluzione dell’Unione Europea (UE) attraverso cinque fasi storiche: il Manifesto di Ventotene, l’Europa comunitaria del dopoguerra, l’Europa di Maastricht, l’Europa contemporanea e le prospettive future. L’autore propone un approccio storico per comprendere i lati positivi e negativi del progetto europeo, criticando sia la destra che la sinistra per le loro narrazioni ideologiche. La tesi centrale è che l’UE deve affrontare i suoi limiti attuali e aprirsi a nuove alleanze globali, come con la Cina e i BRICS.

Sintesi schematica

1. Introduzione

  • L’autore critica due approcci comuni sull’UE: demonizzazione e monumentalizzazione.
  • Propone un approccio storico per analizzare luci e ombre dell’integrazione europea.

2. Le cinque fasi dell’Europa

  1. Europa del Manifesto di Ventotene (1941):
  • Redatto da antifascisti (Spinelli, Rossi, Colorni), non comunisti.
  • Promuoveva giustizia sociale e democrazia, ma è oggi strumentalizzato da sovranisti e decontestualizzato.
  1. Europa comunitaria (1950-1980):
  • Basata su un compromesso tra mercato comune e welfare nazionale.
  • Periodo di crescita economica e stabilità sociale grazie agli accordi di Bretton Woods.
  • Modello socialdemocratico che garantiva benessere senza sacrificare la sovranità nazionale.
  1. Europa di Maastricht (1992):
  • Cambiamento verso politiche neoliberiste con vincoli macroeconomici stringenti (es. deficit al 3% del PIL).
  • Priorità alla stabilità monetaria e competitività a scapito del welfare.
  • Introduzione di strumenti come il MES e la troika per gestire crisi finanziarie.
  1. Europa contemporanea:
  • Affronta un nuovo disordine mondiale con limiti evidenti nella sua capacità geopolitica.
  • Criticata per essere dominata da tecnocrazie e lontana dai cittadini.
  1. Europa futura:
  • Rischia un declino se non adotta una politica autonoma.
  • Necessità di aprirsi a nuove alleanze globali (Cina, BRICS) per competere nel panorama internazionale.

3. Critiche politiche

  • L’autore critica:
  • La destra (es. Giorgia Meloni) per la demonizzazione dell’antifascismo e l’uso strumentale del Manifesto di Ventotene.
  • La sinistra per l’incapacità di proporre alternative credibili al modello neoliberista.

4. Conclusione

  • L’UE deve superare la sua dipendenza da modelli obsoleti (come Maastricht) e trovare una nuova direzione geopolitica ed economica per evitare il declino.

Messaggio principale

L’Unione Europea deve riscoprire le sue radici sociali e democratiche, abbandonando politiche neoliberiste che hanno indebolito il welfare e avvicinandosi a nuove alleanze globali per affrontare le sfide del futuro.

Citations:
[1] https://ppl-ai-file-upload.s3.amazonaws.com/web/direct-files/12886793/12002e4f-fbe2-427a-86f7-7602f18a550a/paste.txt


Risposta da Perplexity: pplx.ai/share

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